Bellezza

A costo di apparire puerile ad alcuni, io credo che le essenze dell'etica sociale umana sono emanazione diretta di due ideali: la Bellezza e la Bontà.

Dalla Bontà derivano tutti i valori della sfera emozionale, alla Bellezza compete il governo delle forme del pensiero.

Ora, non si può in coscienza affermare che le società evolute abbiano smarrito il concetto di Bontà.

Viceversa, della Bellezza si vuole ufficialmente obliato l' intendimento universale, e la mancanza di questa categoria modello della forma inficia gravemente la possibilità di indirizzare correttamente le pur buone pulsioni che l'umanità continua a manifestare.
In particolare, il rinnegare l'idealità assoluta della Bellezza rende sterile ogni sforzo creativo, soprattutto sul piano della sua valenza sociale, poiché viene meno ogni possibilità di discernimento nel campo dell'armonia.

Vorrei far pensare che l'aberrazione filosofica del mettere in discussione la Bellezza, consegue la sua prima grande vittoria sul finire dell'800, quando conquista la mente di una considerevole parte degli artisti, convertendoli dal pensiero formale a svariate forme di delirio. E non credo sia un caso che immediatamente comincino a scatenarsi rivoluzioni e reazioni, tanto cruente e brutali da lasciare segno e conseguenze nefaste sull'intero secolo.

Crisi acuta necessaria alla crescita, a superare dimensioni formali asfittiche, finanche a dilatare l'area della coscienza d'accordo, ma quanto potrà durare ancora?


Nel Nuovo Rinascimento credo si possano riconoscere tutte quelle persone che operano una costante ricerca di "Bellezza".

La "Bellezza", che sintetizza l'essenza religiosa con le pulsioni dell'anima e con il lavoro, è il cibo spirituale universale dell'umanità.

"Bellezza" è valore assoluto; certo di ardua definizione filosofica, ma di inequivocabile percezione.

E' fondamentale che in Arte si sgombri il campo da ogni teoria fondata sulla soggettività di questo ideale. Esso va considerato oggettivo come lo è una montagna, non è un sentimento individuale, bensì uno "status" dell'energia e della materia insieme, in grado di interagire positivamente con l'anima e lo spirito, è lo "status" della forma.

Confondere il bello con ciò che piace, o con il "gusto" è analogo al confondere l'immaginazione con il fantasticare.

Relativizzare la "Bellezza" è profondamente immorale, poiché equivale a sopprimerLa e la soppressione di un ideale non può che generare disperazione e caos.

L'artista è un ordinatore, un produttore di cosmi, non è un veicolo di caos. E' persona consapevole che l'immaginazione è categoria "a priori" del reale.

Nuovo Rinascimento è quindi un movimento a forte connotazione estetica. Direi anzi che un punto focale della sua poetica è proprio la promozione di una nuova consapevolezza estetica.

Si dirà che trattare di Estetica è compito dei filosofi più che degli artisti, ma questa divisione del lavoro può valere solo quando non siano stati scossi i principi stessi di questa branca del pensiero.

Quando invece autorevoli intellettuali dichiarano pubblicamente l'inconsistenza ideale delle loro scelte, quando larga parte del mondo artistico accetta supinamente di deliberare in base ad assiomi deliranti quali: "non esiste progresso", o "l'Arte è morta" o "non è detto che l'Arte debba cercare il Bello" o anche "il Bello è soltanto ciò che mi piace", allora sono gli artisti a dover soccorrere i filosofi.

Non è compito precipuo del filosofo produrre il Bello, ma tesserne l'esegesi. La Filosofia è attività speculativa per eccellenza ma, mi si perdoni il salto prosaico, nessuna speculazione è lecita in assenza di capitale.

Il Bello è, nell'Estetica, paragonabile a ciò che il capitale è per l'economia.

L'artista è colui che Lo produce; in lui vivono ed operano le condizioni perché la "Bellezza" si manifesti, è dunque opportuno supporre che egli disponga, intuitivamente e talvolta anche a livello conoscitivo, di questo capitale.

Quando il fondamento dell'Estetica versa in grave stato di oblio come mi pare avvenga oggi, con la produzione artistica ancora fortemente impegnata nel settore della ricerca, lontana spesso dalle sue radici, con opere a volte tanto innovative da risultare incomprensibili ai contemporanei, credo importante pubblicare e leggere le riflessioni degli artisti sul loro lavoro, perché ciò può aiutare ad intuire le attuali vie di manifestazione della "Bellezza".

Umberto Sartori, 1991

Torna all'indice degli Scritti