CONTRIBUTI PER UNA CHIAREZZA

DEL LINGUAGGIO VERBALE NELL'AMBITO

DEL "NUOVO RINASCIMENTO"

1° (vedi anche note a "Essere e Spazio")

Una delle più evidenti conseguenze della crisi dell'arte è la destrutturazione del lessico specifico.

La perdita di pregnanza delle parole è uno dei problemi più gravi che la nuova rinascenza si trova ad affrontare.

Punizione biblica più che appropriata se si pensa a quanti artisti moderni e contemporanei hanno voluto sostituire il proprio ego al Creatore.

Ma nemmeno Babele può durare in eterno e, con buona volontà, possiamo certamente riconquistare il diritto di comunicare concetti precisi con parole appropriate.

Questioni elementari, si dirà, ma proprio per ciò fondamentali in un momento di grande proliferazione delle tecniche e conseguente commistione di discipline.

In questo scritto voglio restituire identità alla parola "Pittura", contribuendo altresì a denominare alcune delle sue interazioni con "Scultura".

Chiamiamo Pittura l'arte liberale di fingere su di una superficie bidimensionale almeno una terza dimensione. Il Suo ambito completo è però una realtà a sei dimensioni, le tre fisiche e tre di competenza della Metafisica.

Per chiarire, dirò che queste ultime sono il Tempo, l'Eternità e l'Infinita Possibilità.

Il rapporto con il Tempo è già abbastanza noto, la Pittura Lo documenta, Lo interpreta, può esserne permeata o trascenderLo, può persino raffigurarLo nel Suo rapporto con lo Spazio oltre che per allegoria.

La correlazione con l'Eternità scaturisce dal fatto che la Pittura opera una sezione immaginativa del "continuum" temporale e la consegna all'Eternità. Eternità analogica e relativa, come tutto ciò che all'uomo compete,in grado comunque di portare la misura di un tempo umano in un'immagine nitida ben oltre la durata di vita della generazione che la produce (questo naturalmente per chi non voglia credere ad una Eternità assoluta).

La dimensione Infinita Possibilità corrisponde all'arcaico concetto di Caos, acquisito però in una accezione funzionale che permette all'operatore di avvalersi del miscuglio universale per creare nuove associazioni cosmiche, nello specifico alla ricerca del "bello", con minori pericoli di contagio mentale da parte del Caos stesso.

La Pittura è inoltre in grado di fornire "trascrizioni a frammenti" di questa totalità non-cosmica.

Vediamo come la Pittura si connoti ed identifichi con la possibilità di rappresentare una realtà polidimensionale sul supporto di due sole dimensioni. Sarà dunque tanto più pura quanto più bidimensionale riuscirà a mantenere la propria consistenza materiale.

Con questo non intendo denigrare opere non definibili come Pittura pura. Particolari esigenze espressive possono richiedere grossi spessori di pasta pittorica e dare luogo ciò nonostante a capolavori d'Arte.

Non si può però negare che quando il modellato pittorico si stacca visibilmente dal piano, la Pittura si assimili al modellato scultoreo; in una parola, in senso letterario, si contamina.

Diverso è il discorso per la scultura dipinta: in questo caso parlerei di connubio o simbiosi: le due discipline si uniscono e complementariamente generano un'opera che si arricchisce degli attributi dell'una e dell'altra.

Il connubio tra discipline è uso antichissimo e diffuso in tutte le civiltà, non così la contaminazione che è fenomeno relativamente recente.

Chiarisco ulteriormente: nel connubio le due operazioni, pur contribuendo a costituire un "unicum", un organismo uno, restano ben identificabili nei loro precipui valori e l'opera scultorea è in sé completa così come la pittorica. Nella contaminazione, invece, una delle discipline prevale ma si completa solo grazie ad un più o meno modesto apporto dell'altra o altre.

Generalmente le contaminazioni non sono leggibili analiticamente come complete, pur tuttavia possono costituire organismi artistici perfettamente compiuti.

E' però indispensabile, sotto pena di perdere un linguaggio verbale efficiente, evitare di etichettare come Pittura qualsiasi oggetto che presenti tracce di materia cromatica.

Oltre alla contaminazione e al connubio esiste una terza forma di contatto che chiamerò sintesi: questa si realizza quando l'artista, nell'atto stesso del dipingere, scolpisce il supporto o, nell'atto dello scolpire, lo colora.

Un esempio classico è la lavorazione a cammeo; qualcosa di simile avviene anche nell'Oreficeria con i colori delle leghe e l'uso di pietre colorate, esempi molto indicativi vengono anche dall'arte d'avanguardia.

Scienza e tecnologia ci hanno fornito sostanze coloranti in grado di interagire dinamicamente tra loro o con supporti, modificando le strutture chimiche e, quel che più conta, quelle spaziali.

Ho dedicato molto del mio tempo a queste sperimentazioni su polistiroli, metacrilati e vernici speciali, ottenendo risultati interessanti e ricchi di possibilità di sviluppo.

Per concludere questo breve "excursus", vorrei ancora ricordare il posto a sé nella sintesi tra Pittura e Scultura che spetta ai "Tagli" di Lucio Fontana i quali, senza in nulla discostarsi dal piano, riescono a qualificare con grande risalto l'infinito spazio e a rapportarlo all'intersezione bidimensionale: un passo importante verso la realizzazione del sogno che Tancredi Parmeggiani, credo per primo, enunciò così: "Vorrei dipingere il punto con lo Spazio attorno".

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