Su "Trial and (t)Error", apparso in Critica Liberale del maggio 1994

Vi sono due principali soggetti affioranti nel testo di Enzo Marzo - l'individuo e la Libertà.

E vi sono alcune confusioni e imprecisioni linguistiche che si riflettono nel ragionamento, divertendolo da una aderenza al reale - sociale - e inducendo in errore sui rapporti tra i due soggetti.

Tali rapporti intercorrono attraverso forme che sono anche indicate nel testo: società civile, stato, politica , organizzazione industriale...

Sostanzialmente sono convinto che l'autore sarebbe giunto a proposte assai diverse se avesse condotto un passo in più nell'analisi dei soggetti.

Il termine "individuo", infatti è termine troppo specifico per ben definire e pesare nel ragionamento la differenziazione e le esigenze della persona umana.

Può infatti essere con proprietà applicato solo alla persona umana che agisca nella consapevolezza precisa di essere individuo di un insieme organico plausibile (di specie, planetario, ed oltre).

Ma la persona (personam) è ben lungi dall'essere esaurita in qs frase.

In un solo punto, il XXIX, Marzo accenna a una differenza, affermando il liberalismo come figlio dell'individualismo e del soggettivismo. Nel resto del brano, individuo e persone sono costantemente scambiate all'interno degli stessi meccanismi sociali.

Invece, di fatto, persona e individuo obbediscono a leggi di comportamento e aggregazione assai spesso radicalmente diverse.

P.E.

L'individuo non si dà nel concetto di massa. Egli riconosce la sua legge ed agisce in base a quella che è per definizione altamente sociale, anzi, organica.

Come anche intuisce Marzo, la socialità intrinseca dell'individuo lo fa cittadino ideale, sensibile e impegnato al conseguimento progressivo di forme di civiltà sempre più perfezionate.

La persona, viceversa, pur volendovi includere come classe interna anche l'individuo, presenta almeno altre due specie, che potremmo chiamare persona forte e persona debole, per quanto concerne la rilevanza sociale.

Raramente la persona avrà e manifesterà consapevolezza organica se non a organismi velleitari e innaturali (ceto, parte politica, nazione...). Sarà infatti risultato di un processo soggettivo di formazione più o meno perfezionato sulla base di stimoli particolari e incidentali. Non praticando la consapevolezza individuale, si troverà spesso disorientata e priva di iniziativa (persona debole) o troverà invece il proprio scopo solo nel risolvere parte degli "empasse" altrui (persona forte).

Tuttavia la persona aspira alla consapevolezza individuale organica. Ne sono sintomo le aggregazioni spontanee non di interesse materiale (volontariato), e il piacere di "esser membri" di un qualsivoglia gruppo.

Ma a differenza dell'individuo, la persona forte/debole, non sarà mai veramente e fattivamente sensibile agli ideali sovrassoggettivi come la libertà. E sarà cittadino codardo, infido o sopraffattore nella maggioranza dei casi.

Volendo ottenere un risultato qualsiasi, la persona debole non intraprenderà una analisi dei fatti per sviluppare possibilità, ma si unirà ad affini nella ricerca di una persona forte per stimolarne la secrezione.

Una volta a massa, la persona si sentirà priva di ogni vincolo, assolta dall'anonimato e dall'irresponsabilità su qualsiasi azione commessa in quanto massa.

Non esita infatti a ricorrere alla violenza, al ricatto, alla contrapposizione interna (essendo, la massa, mai totalmente omogenea).

C'è di fatto un solo assioma in cui interessi dell'individuo e interessi della persona possono convergere. Nella trasformazione della massa in insieme di individui, sempre e comunque partecipi di un organismo più grande.

Quanto al secondo soggetto, che Marzo pone giustamente come primo, vi sono imprecisioni che sfiorano la comicità.

Pur accettando l'assunto fondamentale: "Libertas limitaberit libertates", si preoccupa di allontanarla il più possibile dalla sua natura. Che altro è la libertà se non un Ideale? Essa ha infatti prima e priore cittadinanza sul piano del pensiero puro. Dirò di più, solo l'individuo organico può accedere e praticare la libertà, ed essa non sarà completa finché anche un sol uomo sarà schiavo, altrui o della propria personalità.

La Libertà è patrimonio ideale esclusivo dell'individuo, che solo ha consapevolezza degli interessi propri simultaneamente a quella degli interessi del vicino e più generali, riuscendo a considerarli alla stessa stregua.

La persona, e peggio la massa, è invece per natura liberticida, in quanto tende ad affermare i propri particolari interessi slegatamente e al di sopra di quelli generali.

Solo infatti con un approccio ideale l'uomo può abbracciare la fierezza della libertà acquisendone al contempo la disciplina. Chi ha un minimo di formazione classica dovrebbe sapere che agli Ideali è dato di modificare il mondo, non mai viceversa. Se ne pratica, tuttavia, l'indegna mistificazione.

Ed è a questa che in primo luogo bisogna metter fine.

Quindi basta per favore con frasi come non vogliamo certezze ma valori.

I valori necessari debbono essere certi e immutabili. Di stretta pertinenza del pensiero religioso o, se preferiamo, puro.

Come si può insinuare che l'ideale di Onestà sia soggetto di modifiche e adattamenti? Sarà forse lecita una certa elasticità, una gradazione, nel comportamento umano che tende ad adeguarvisi, ma che cosa sia l'Onestà appare limpido sempre e comunque. Soprattutto se vi si associano altre espressioni ideali come Lealtà, Fiducia, Consapevolezza.

Né si può addurre che le uniche vere certezze vengono dalle scienze, poiché queste hanno abdicato giustamente questa funzione, demandando la innegabile necessità di certezza dell'uomo ad altri oracoli, che ben si possono individuare solo nel pensiero filosofico e religioso.

È credo fuori discussione che la proporzione numerica attuale in Italia sia pesantemente sbilanciata in favore del personalismo, di cui sono espressione anche le aggregazioni apparentemente sociali come i partiti o le tifoserie.

È anche però vero, a mio modo di vedere, che la coscienza individuale tende ad affiorare e a rafforzarsi all'interno delle persone stesse. Credo fortemente che ogni sforzo dovrebbe essere fatto per coltivare, promuovere e affermare questa tendenza.

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