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Presentazione

nato a Venezia il 4 aprile 1959.
Laureatosi in giurisprudenza presso l'Università di Bologna nel 1984,
abbandona la professione nel 1990 considerandola non adatta alla propria indole.

Vive e lavora a Venezia, San Marco 2729.
Tel. 041/5236426 - 0347/7697988


  •    Appassionato di musica e cinema mi avvicino all'uso del video quale mezzo espressivo di sperimentazioni visive nelle quali il rapporto con il contributo sonoro svolge un ruolo centrale.
    I miei lavori in questo campo si sforzano di restituire, attraverso un linguaggio - anche tecnico - semplice se non minimale, il valore proprio e autonomo di situazioni apparentemente banali o abituali, concentrando l'attenzione su tematiche legate alla difesa dell'ambiente in genere, o semplicemente cercando di dare una libera e personale interpretazione estetica a immagini di elementi primari quali l'acqua, l'aria, il fuoco.

  •    Accanto alle stampe digitali vi è una vasta produzione di video, ma pure di installazioni e olii. Con questi Enrico Caine si è iniziato all'arte. Ciò nonostante la sua ansia di ricerca, calata nel contemporaneo, che dal contemporaneo non si lascia soggiogare, lo spinge ad attraversare i territori più sperimentali, quelli che apertamente e semplicemente ma in modo ineludibile, avanzano domande e questioni, più spirituali che formali. Tuttavia la complessa purezza dell'opera di Caine testimonia come questi due aspetti abbiano fra loro quell'intimo legame che la cultura occidentale non sempre è disposta a riconoscere.
       Il senso del vuoto è l'elemento che domina la sorta di frammento d'universo subacqueo che è il lavoro di Enrico Caine. Con amplissima varietà di mezzi espressivi, la scelta poetica di Caine si è fatta in questi anni un tutt'uno inscindibile con la "conditio sine qua non" della fotografia, intima essenza, magistralmente dispiegata da Henry Cartier Bresson.
       L'estetica dell'attimo fuggente o sospeso è qui proposta in tutta la sua seducente potenzialità. Fattori quali la transitorietà - intrinseca all'atto creativo - sono esemplificati dalle rappresentazioni di curve e volumi che seguono un andamento parabolico, destinato alla dissoluzione. Come spesso accade nelle opere più avanguardiste, il cogliere la estenuata ineffabilità impressa in stampe digitali, di risoluzione ottica assolutamente perfetta, non è un processo immediato. Gli infiniti rimandi dei quali ci rende partecipi l'artista danno ragione di una formazione che sulla natura classica innesta una protesi decisamente connotata come degli anni'90. S'intravvede una citazione di Viani, in quelle forme che vagamente riprendono i corpi astratti della loro immanenza carnale. Qui paiono ancora più depurati, a guisa di microorganismi o strutture scheletriche, in armonia con la loro natura effimera.

    Victor Arellano Rey