Maria Grazia Galatà


POETI   M N R


#

Portatemi
la sabbia del Sahara
e il sangue
di mille frutti velenosi
mi copriranno:
quando verrà l'inverno
delle valli di pietra
dei fiumi annegati
da eremi tombali
un tramonto
troverà il fiore.

Non voglio
essere reciso
senza avere affondato
le radici
all'alba
del pensiero.

#

Dipinge
colori d'iride
mai visti

quel bambino
dal pennello forte
delle sue mani.

Girano e saltano
scarpe di fango
sulla trottola
di cento immagini.

E nel sorriso
un grido vola
a toccare
la falda larga
del vento.


#

Rosse
torneranno
le mie giornate
le vedrò disgelare
sotto raggi infuocati.
A ogni angolo.
Sotto ogni mio passo
macchie solari


#

Lento
accartoccia le foglie
il fuoco del monte
aspetto
la gelida pioggia
la gioia
di canti perduti
lontano
fra spine di fichi d'India
fra la sciara
della mia terra.
Io l'ebbi nel cuore
quel fuoco.
 
E ghirlande di suoni
aspetto la sera
se dormo
su cuscini d'arance.
Verrà ancora
la mia nave
il vecchio postale
di zagare
di limoni
di canti
e di Eterno.


#

Stretti
dietro la muraglia
del silenzio apocalittico
siamo inerti
a capo-volgere
la vita
accatastata in foglie
povere di linfa
perduta negli anni
ingrati
e alla fine
hoc post hoc
dunque
a causa di questo.


#

Un attimo
e lambisco un cielo metallico
il mare impazzisce
dove non è luce né buio.

La paura
salta un fiume gonfio
d'orgoglio
e slitta sul sasso.


#

Distesa immensa di sabbia
roccia a strapiombo sul mare
un sorriso era il sole allo zenith
il ricordo di un nome
sussurrato da onde lontane.

Il tutto.
Il nulla che si perde
nel piatto orizzontale.


#

Voglio dimenticare
dimenticare i tuoi dubbi
le tue incertezze
che mi scivolano incolumi
nella beffa del ritorno.


#

Torpore.

L'ombra gira
sull'orizzontale.

Mi scopro.

tardiva.

Rinascere a...
(forse)

Sarebbe ribaltare?


#

Non c'è tempo
per eludere il minimo
squallida visione quotidiana.
I battiti del pendolo
segnano l'ora.
Viverla
coglierne il massimo
sarà il mezzo-dì.


#

Lenta
si consuma
la notte fuoribordo
in nembi d'atroci rifiuti
d'esistenze svuotate
attente all'agonia
dell'ennesimo notticidio.


#

Ingoio sabbia portata
dalla rosa dei venti
mi ribello
atterrita guardo
una pozzanghera imputridita
su cui mi specchio
deforme.


E FUI FUOCO


#

Ubriaco
lancia
l'ULTIMA bottiglia
vuota.
un grido
rimbomba fra muri d'acciaio.

MOMENTO IMMORTALE

S'arresta l'angoscia
nel fragore del tuono.


#

SILENZIO.

Sulla strada
i miei passi
scandiscono il tempo
che muore
sulla terra
intrisa di pianto.
Mi ferma l'angoscia
di un'ora perduta
nell'isola d'oro.


#

Out of me
around me
the world.
Lontano
il suono di un sassofono
colora l'opacità del quadro
coi toni caldi del jazz


#

Nella vita degrada
palpitava il muscolo trafitto
da antichi aghi
un cuore! dicono
lo era, lo era
anche il tempo aveva perso
                                   perso