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PATREVE E MUNICIPALITA’: SOLO PAROLE -  
di Pietro Bortoluzzi - inviato il 21/02/2002 (letto 3553 volte - 0 commenti)

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Il recente e strombazzato convegno organizzato dal sindaco Costa, all’insaputa dei consiglieri circoscrizionali (fatto già di per sé indicativo dell’atteggiamento psico-politico), sul futuribile assetto del decentramento del Comune di Venezia e sulla fantomatica Città Metropolitana PaTreVe mi sembra essere in perfetta linea con la prassi politica finora dimostrata dalla giunta rosso-centro-verde-tutabianca: tante parole, molte promesse, zero fatti. Ormai fuori tempo massimo rispetto ai suoi stessi impegni programmatici, la Giunta Costa ha infatti ribadito il fallimento totale sul fronte della riorganizzazione e della messa in efficienza del decentramento nel Comune di Venezia con l’ultimo documento finanziario: un bilancio di previsione per il 2002 che non consentirà alcuna possibilità d’azione in chiave di vera gestione né alle Municipalità sperimentali di Marghera e Lido, né tantomeno ai poveri e bistrattati CdQ. Ma la cosa che più colpisce in negativo, del convegno mestrino sulla città plurale, è forse il voler insistere tracotantemente, anche se solo a parole, sull’idea di una Città Metropolitana formata da Municipalità, non avendo nemmeno avuto prima l’onestà intellettuale e l’umiltà di seguire e di applicare le possibilità previste dal testo unico sugli enti locali, sulla scorta del quale ad esempio noi di Alleanza Nazionale nella città storica avevamo proposto di dare vita al massimo del decentramento possibile, attraverso l’istituzione del Municipio di Venezia. E i Municipi non sono ipotesi astratte come le Municipalità, ma realtà: in un felice caso già operative, come all’interno del Comune di Roma, dove ormai i Municipi percepiscono addirittura finanziamenti direttamente dalla Regione Lazio. Invece a Venezia fra gaffes (con le Municipalità che prima sono sette, poi sono sei), pruderie di antagonismo con la Regione, e teoremi di vuote parole, privi della sostanza delle vere deleghe amministrative, si arriva ad ipotesi suicide per la città storica, come quella di creare la PaTreVe, un superorganismo (da far nascere anche senza Treviso) che, uccidendo (senza neanche chiedere permesso) un paio di province, rischierebbe di far perdere a Venezia il suo ruolo e la sua centralità: tanto di Venezia basta solo il nome, l’etichetta da appiccicare sopra… E a confezionare questo gioiellino, ovviamente, non poteva mancare il solito consulente esterno, nella fattispecie addirittura di un ex assessore in precedenza giubilato. A questo punto, a meno che non si voglia continuare a credere alle favole e alle “sinistre” sirene, che per decenni hanno ingessato, narcotizzato e depauperato Venezia, impedendo congiuntamente a Mestre di svilupparsi in modo autonomo, la via d’uscita, per tentare di dare quel colpo d’ala che consenta poi in futuro di ragionare con concretezza in termini metropolitani, non resta che quella della separazione amministrativa dell’attuale Comune lagunare: così, mentre all’interno dei Comuni di Venezia e di Mestre si articoleranno e si sperimenteranno efficienti ed omogenei organismi decentrati (come ad esempio i Municipi), a livello superiore, in attesa delle leggi applicative della norma costituzionale che prevede le città metropolitane, si tesseranno tutti quegli accordi di servizio e di infrastrutture comunque indispensabili, lasciando però a Venezia la possibilità di essere ancora se stessa, in carne ed ossa; anzi in laguna, isole e ruolo politico!

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