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Ecco gli effetti della solfatazione - La colonnina a calle Vallaresso ha ceduto
di Umberto Sartori - inviato il 02/08/2003 (letto 3549 volte - 0 commenti)

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Ecco gli effetti della solfatazione - La colonnina a calle Vallaresso ha ceduto
A sinistra, la colonnina di fronte alla Capitaneria di Porto a San Marco, fotografata il 18 luglio 2003;a destra, la stessa colonnina, o meglio ciò che ne resta, fotografato il 1 agosto 2003.
Era lì da forse trecent'anni. Snella, aggraziata e con raffinate modanature, come poche altre del suo tipo in città.
La ho fotografata il 18 luglio 2003, perché era bella e perché mostrava con chiarezza la dissoluzione delle sue vene calcitiche. La ho rifotografata ieri 1 agosto 2003, ma non è più bella, non è neppure più una colonnina: lo zolfo ha finito il suo lavoro sulla vena principale e metà colonnina si è staccata, cadendo probabilmente in acqua.
Stavo andando a un a lungo sospirato colloquio con un funzionario della Sovrintendenza, per esporgli il grave pericolo in cui l'intera città si trova a causa della rapidissima corrosione delle vene di calcite nella pietra e dell'idrolisi dei mattoni. Gli ho portato una copiosissima documentazione, che del resto è disponibile anche in rete su ourvenice.
La ha guardata, spero che troverà il tempo di leggere anche la documentazione scritta, ma ne ho cavato solo il fatto che il vero potere decisionale, nella persona del sovrintendente, al momento è in ferie. Al suo ritorno gli verrà, forse, fatto presente che uno squilibrato stà gridando ai quattro venti che l'apocalisse veneziana è imminente. E squilibrato lo sono davvero. Sento dentro un'urgenza impellente, sento che il tempo di Venezia è davvero agli sgoccioli: quando parlo del problema questa urgenza mi prende il petto, divento aggressivo e concitato, intollerante dell'ignavia e dell'indifferenza che mi sembra di aver di fronte. Cado nell'aspetto negativo della colonna spezzata, in questo momento mi sento leone ferito a morte, solo in mezzo ai cani che attendono l'ultimo respiro per sbranare il cadavere. Vivo per quel poco di fede che mi sono conquistato, ma reagisco con forza di disperazione ogni volta che un cane più intraprendente mi azzanna e mi strappa un brandello di speranza. La disperazione è dispendiosa ed entropica, altrettanto esaustenti sono i pensieri e i progetti che mi si accavallano nella mente, come onde spumose che rompono il contagio del sopore generale che tenta di afferrarmi.
Così uscendo dalla frustrazione del colloquio con il sotto-sovrintendente, incontro un ufficiale dei Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Artistico, che mi aveva concesso la cordialità di un colloquio pochi giorni prima. Il modo affannato con cui gli espongo la foto della colonnina e il pericolo che la corrosione delle vene di calcite comincia a costituire anche per l'incolumità dei passanti ottiene unico risultato quello di alienarmi anche la sua cordialità.
In senso generale ha ragione, non mi stò comportando nel modo più efficace, non ho a sufficienza interiorizzato il messaggio che leggo oggi nei tarocchi del Mantegna:''LA FORZA... Nei tarocchi cosiddetti del Mantegna abbiamo al numero trentaquattro la ''fortezza'' dove è presente una giovane donna in piedi presso una colonna spezzata alla cui sinistra è un leone.
SIGNIFICATI DIVINATORI:
La Forza indica una persona energica dalla mente ordinata e pratica. L'arcano suggerisce che occorra energia morale, calma, coraggio per far fronte ai problemi. E' necessario basarsi sulle proprie energie morali per uscire da una situazione difficile. La carta suggerisce anche il trionfo dell'intelligenza sulle brutalità e della conoscenza sulle forze cieche della natura.
Se la carta compare in posizione negativa essa indica violenza, furia, tirannia e durezza di cuore. Può anche alludere a un personaggio ostile o a un nemico volgare e rozzo, spaccone e vanaglorioso.
''Lo conosco, quel personaggio ostile e vanaglorioso, è dentro di me e spia ogni momento di disperazione della persona energica dalla mente ordinata e pratica che altrettanto bene conosco in me, per agirmi.
Devo farmi forza, e trovare conforto in quelle persone che con me soffrono della sorte della città, devo compiangere e non aggredire, convincere e non minacciare, lo so, e farò del mio meglio per comportarmi così, ma c'è questa urgenza terribile, c'è una città millenaria che cade a pezzi nel volgere di pochi mesi, e questa città ha per simbolo un leone, e un leone gravemente ferito non sempre riesce ad ascoltare i buoni consigli. Comprendete e riprendetemi, se a volte incontrandomi vi sembro uno sciamannato e un monomaniaco, aiutatemi a ricordare la forza che ci deve venire dalla colonna spezzata.

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