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IL GIGANTESCO TESCHIO DAVANTI A PALAZZO GRASSI
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di ENZO PEDROCCO - inviato il 27/06/2008 (letto 3638 volte - 1 commenti)
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UN' OPERA DI "LETTURA" TUTT'ALTRO CHE INTUITIVA E FACILE
"Very Hungry God", ovvero "Dio Molto Affamato", è il titolo del gigantesco teschio composto da ben 2000 pentolini in acciaio inox e situato, sopra una piattaforma galleggiante, all’esterno di Palazzo Grassi sul Canal Grande, opera dell’indiano Subodh Gupta.
Per lo più sconosciuta al grosso del pubblico e di lettura tutt’altro che intuitiva e facile, tale opera ha incuriosito fin dal suo primo apparire chiunque, sia veneziano che turista, si trovasse a transitarvi davanti – in battello o a bordo di qualche altro mezzo acqueo - che era solito in genere interrogarsi sul suo significato. Senza però riuscire, il più delle volte, a darsi una risposta.
Dopo la recente presentazione di Subodh Gupta a Venezia - avvenuta il maggio scorso allo Iuav nell’ambito del programma “Incontri di palazzo Grassi, aspettando Punta della Dogana” - e dopo soprattutto le delucidazioni che l’artista indiano stesso ha fornito in tale occasione intorno alla sua opera in generale e, specificatamente, sul teschio gigante di Palazzo Grassi, riprese da stampa e televisione, le cose sembrano andare, però,un pochino meglio.
Tanto e vero che in battello ora può anche capitare di assistere a scenette come quella a cui, alcuni giorni addietro, è capitato a me di assistere proprio nel momento in cui il battello transitava davanti a Palazzo Grassi.
Constatato che un anziano signore, il quale andava chiedendo lumi a proposito del teschio a destra e a manca, non riceveva alcuna risposta in quanto intorno a lui c’erano soltanto turisti stranieri, il giovane marinaio del battello si premurò di accorrere in suo aiuto: Simboiza l’India, sior. L’India e ea so fame atavica. E l’artista, col so teschio, ne vol ricordar che molte persone nel so Paese, ma anca nel resto del mondo, xe ancora affamae e destinae spesso a morir.
Mentre l’anziano signore annuiva soddisfatto, io non potei fare a meno di constatare che la spiegazione fornita dal marinaio, seppure in dialetto, corrispondesse in sostanza a quella fornita dalla critica in genere. E testimoniasse fra l’altro che, con un minimo di informazione, chiunque possa accostarsi e comprendere l’arte contemporanea, anziché rifiutarla aprioristicamente, come fanno molti, ritenendola a torto astrusa e incomprensibile.
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Commenti a questo articolo
Inviato da: Enzo Pedrocco (enzopedrocco@gmail.com)
Non a caso Picasso, a chi gli obiettava l'incomprensibilità della sua pittura, era solito replicare che anche il cinese poteva apparire tale agli occidentali che non lo conoscevano affatto, mentre il problema non si poneva assolutamente, invece, per quegli occidentali che, oltre a conoscerlo, erano anche addentro ai diversi linguaggi, parlate etc. in cui veniva espresso.
Inviato il 28-06-2008 20:11 |
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