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Il Fontego a Santa Margherita
di Tello De Marco - inviato il 17/03/2009 (letto 3569 volte - 2 commenti)

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Il Fontego a Santa Margherita
Entrare nella Corte del Fontego, nel sestiere di Dorsoduro, significa poter ammirare il Fontego ancora nelle sue colonne originali e nel suo porticato in laterizio, presenti ai numeri anagrafici 3425 e 3426.

Il Fontego che dà nome alla corte, non è per nulla semplice da raccontare, sia per la sua ricchezza di particolari che per la sua storia millenaria. E uno dei primi monumenti di S.Margherita, ancor'oggi meta di studio da parte di studenti delle belle arti e di universitari della facoltà di architettura, ma prima di tutto, come amano ricordare orgogliosamente gli abitanti della sua corte, è parte delle radici stesse di VENEZIA. Appartenuto a qualche ricco mercante dell'epoca, questo classico esempio di Fontego privato, è certamente una delle più importanti domus magna che possiamo trovare in laguna, definizione data a queste residenze a partire dal 1300, (bibliografie Wladimiro Dorigo, VENEZIA Romanica, p.298/333)

Mi piacerebbe continuare lo scritto cosi', proseguendo nella descrizione di questo antico gioiellino di architettura romanica solo in termini d'arte, sicuramente contribuendo ad elevare la nostra cultura su VENEZIA in maniera importante. Ma sfortunatamente dobbiamo incominciare a parlare del Fontego nella pochezza degli attuali tempi della città, nei quali disgraziatamente nei suoi locali storici si prevede, a breve, la solità apertura di un nuovo locale.

Insomma, l'ennesimo bar, il numero ventinove, ancora una volta in Campo S.Margherita, che vedrà un'altro spazio della città privatizzato" grazie ad un cambio di destinazione d'uso concesso da parte degli organi amministrativi veneziani.
Il Fontego infatti, fino allo scorso anno, aveva una destinazione d'uso di tipo abititativa, ma la nuova proprietà ha ottenuto il cambio di finalita'intervenendo immediatamente già da mesi con una ristrutturazione degli storici locali al fine di modernizzarli alla nuova tipologia che dovrà assumere la struttura. La paura fondata però da parte dei cittadini della Corte, anche grazie ad alcune fotografie che alcune signore hanno potuto scattate nel corso dei mesi nei momenti di visibilità interna del cantiere, è che i lavori attualmente in corso abbiano già distrutto le antiche finestrelle, allargandole, la struttura esterna, compromettendola, e gli antichi tamponamneti mediovale e le stesse antinelle, cadute o abbatutte. Per essere più precisi nel riportare questa denuncia gravissima, ho voluto incontrare personalmente, qualche giorno fà (sabato 14/03 ndr) il sig.Bruno Berti,in rappresenta dei residenti della Corte, per farci raccontare dell'attuale situazione del Fontego.
Il sig.Berti ha voluto lanciare un grido di doloro verso tutta la città, attraverso un'appello scritto dai residenti della Corte del Fontego, nel quale testimoniare le nefandezze ed i danneggiamenti conseguiti a seguito dei lavori di ristrutturazione dell'antica residenza privata.
Il sig. Bruno Berti, e tutti i cittadini della Corte, chiedono nell'appello che termini la distruzione del Fontego del XI secolo, in Corte del Fontego.
Affinchè ne rimanga memoria da queste pagine on line, e che nessuno possa dire, in futuro, di non sapere, di non essere stato interpellato, nè tanto meno di non aver potuto immaginare cosa stesse accadendo all'interno di questa abitazione dell'anno 1000, riporto integrslmente lo scritto consegnatomi dal sig.Berti.

L'appello è stato inviato a vari soggetti, tra cui al Sindaco di VENEZIA Massimo Cacciari, all'Assessore alle attività produttive Giuseppe Bortoluzzi, all'Assessore ufficio controllo territorio Gianfranco Vecchiato, all'Assessore della polizia Municipale Michele Vianello, all'ufficio tecnico del Comune di VENEZIA, Alla Soprintendenza per i beni ambientali e Architettonici di VENEZIA, alla Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto, alla Nausicaa. e per conoscenza al rettore dello IUAV Carlo Magnani, alla Nuova Venezia, al Gazzettino, a Il VENEZIA, ed infine a Italia Nostra.

"Con pena, dolore ed impotenza noi residenti in Corte del fontego stiamo assistendo alla sistematica distruzione del fontego del XI secolo che dà il nome alla corte. Nello storico edificio sono attualmente in corso lavori di ristrutturazione. Nei mesi scorsi avevamo già assistito all'allargamento delle finestrelle che si aprivano sugli antichi tamponamenti degli archi. Vediamo adesso cadere, proprio in questi giorni, mentre scriviamo, gli stessi tamponamenti mediovali, le stesse antinelle che fino a poche settimane fà erano meta di studio, quasi quotidiana, di tantissimi studenti di architettura, spediti dai loro professori a rilevare, fotografare, disegnare, insomma a capire qualcosa di romantico da questi muri. Come puo'essere accaduto? Perchè nessuno si è mosso velocemente a bloccare questo disastro? Il cantiere è stato completamente intercluso alla vista tramite pannelli di compensato inchiodati a vivo sulle altinelle (sic!); all'interno, sempre in questi giorni, si stanno compiendo scavi: escono cariole di detriti, fango liquami e mattoni.
Ci si domanda: trattandosi di una costruzione del'XI secolo,sono sorvegliati questi scavi da un'archeologo professionista?

Come cittadini siamo desolati ed impotenti: chiediamo con forza e formalmente alle amministrazioni di competenza di intervenire immediatamente per fermare questo scempio, di bloccare - ove occorra - il cantiere, di impedire in tutti i casi la"caduta"dei tamponamenti medioevali e di salvaguardare l'intero monunumeto nella sua integrità, restituendogli la dignità che gli spetta. Bisogna agire in fretta.

I Residenti della corte del Fontego, Sig.Bruno Berti.

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Commenti a questo articolo
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Inviato da: Scùciaro

Che sia sbagliato permettere di cambiare destinazione d'uso, specialmente in una zona dove non c'era bisogno di un altro bar, niente da dire.
Per poter giudicare meglio però quanto si sta facendo in quel cantiere, bisognerebbe documentarsi e "leggere" il progetto approvato in tutti i dettagli.
Nel caso di dubbi sulla conformità con il progetto basta chiedere un controllo ai vigili con una domanda in carta semplice, registrandola in Comune all'ufficio protocollo.
Potrebbero essere più difficili da chiarire quali meccanismi abbiano portato a permettere eventuali modifiche ad un apparato storico. Capire se le modifiche sono compatibili con un recupero tecnologicamente e architettonicamente adeguato, o se invece qualcuno è riuscito a far prevalere interessi personali.
Giudicare a priori l'asporto continuo di materiali non significa nulla in sè; bisogna anche in questo caso verificare lo stato dei lavori.
Che poi il cantiere non sia visibile dall'esterno è una cosa normale e prevista.

Inviato il 17-03-2009 01:34
Inviato da: Umberto Sartori

Prevista, la non visibilità del cantiere, da chi in cantieri pubblici intendeva e intende esercitare indisturbato il malaffare.

Strana cosa questa della visibilità. Non molti anni or sono un'ultima legge sensata in merito obbligava l'apertura di finestre in plexiglass anche sulle staccionate, e sempre non molti anni fa sulla vetrina della mia agenzia di banca campeggiava un cartello: "La visibilità dall'esterno aumenta la sicurezza all'interno"... Oggi la banca ha spesse tende opache, e i cantieri li schermano addirittura in metallo, come all'Accademia...

Inviato il 17-03-2009 12:13
Sito web: http://www.ourvenice.org
 


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