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Vita Civile ..:Torna indietro:..
Testimonianza sulle foibe istriane
di Luigi "Gigio" Zanon - inviato il 13/02/2010 (letto 3652 volte - 2 commenti)

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Testimonianza sulle foibe istriane
Venezia 9.2.10

Per ricordare e capire la tragedia delle foibe e dell'esodo giuliano - dalmata vi consiglio di leggere questa storia che ha dell'incredibile.
Lo consiglio sopratutto a chi ancora oggi nega i fatti o li giustifica.
La verità dei fatti non si può negare, ma in questo caso si è cercato e ancora si cerca di occultarla.
Non aggiungo nessun commento



Mafalda Codan (Parenzo, 1926) è un'insegnante italiana.

Figlia di una famiglia di commercianti e proprietari che ebbe ben sette trucidati nelle foibe. Arrestata il 7 maggio 1945 a Trieste, a guerra finita, durante il periodo di occupazione jugoslava. Maestra elementare e Autrice di uno straordinario diario di sopravvissuta a quattro anni di deportazione in Jugoslavia, Mafalda fu liberata nel 1949.
Attualmente vive a Bibione, Provincia di Venezia.

Dopo l'8 settembre 1943
Nei giorni successivi all' 8 Settembre 1943, giorno di disfatta delle strutture dello Stato Italiano, in Istria si scatenò tra la popolazione slava, in parte organizzata dai partigiani di Tito, "l'occasione per vendicare i torti subiti nel Ventennio e dare sfogo alle rabbie represse: distruggere le tracce del controllo fascista, bruciare gli archivi dei municipi ".
I connotati politici della rivolta si saldano a quelli sociali, e i possidenti italiani diventano vittime dell'antagonismo di classe che coloni e mezzadri croati avevano accumulato nei confronti dei proprietari. (2)
Le motivazioni degli abusi slavi con le esecuzioni sommarie e gli infoibamenti, contro la minoranza italiana, che abitava nei paesi e città della costa dell'Istria e della Dalmazia, avevano aspetti etnici, politici e di jaquerie sociale.
A Parenzo trucidarono nella foiba di Vines il padre di Mafalda, lo zio Michele Codan, i fratelli della madre Giorgio, Beniamino, un cugino della madre Antonio. A seguito di questa tragedia Mafalda, con la madre e il fratello Arnaldo, si rifugiarono a Trieste.

L'arresto
Dal 1 maggio al 12 giugno 1945 Trieste fu occupata dall'Armata Popolare di Liberazione della Jugoslavia in attesa dell'accordo, firmato a Belgrado il 9 giugno da Tito e il generale inglese Harold Alexander, che smembrò la Venezia Giulia secondo la linea di demarcazione nota come "linea Morgan".
In questo periodo non c'erano solo la "passione nazionale e l'intolleranza politica" per cui si potesse scomparire talvolta per sempre.
In molti casi bastava poco per decidere la sorte di un individuo, come del resto avviene di frequente nel vivo di grandi tragedie collettive.
Nel caso di Mafalda Codan, bastò "la parentela con una delle vittime delle foibe istriane del l'autunno del 1943", che suggeriva di far scomparire dalla circolazione testimoni scomodi.
Così il 7 maggio 1945, Mafalda, 19 anni, fu arrestata con il fratello Armando, 17 anni, e portati prima a Buie poi a Visnada e Visignano:
« (…) Con un filo di ferro mi legano le mani dietro la schiena e mi fanno salire su una macchina (…) Prima sosta, Visinada. (…) Mi portano sulla piazza gremita di gente, partigiani, donne scalmanate, urlano, gesticolano, imprecano. Stoinich (Nino Stoinich di Valletta, partigiano, esecutore dell'arresto) mi presenta come italiana, nemica del popolo slavo, figlia di uno sfruttatore dei poveri, tutti cominciano ad insultarmi, a sputacchiarmi, a picchiarmi con lunghi bastoni e a gridare: a morte, a morte. (…) »

La torturano davanti alla abitazione di Norma Cossetto, infoibata nel settembre del 1943, perché sua madre rivivesse il martirio della figlia.
Arrivata a Parenzo la Codan viene portata presso la sua abitazione dove il 9 maggio 1945 si costituisce un "tribunale del popolo", formato dagli ex coloni della famiglia. Questo "tribunale" decreta, davanti a una zia e al nonno di Mafalda, la sua condanna a morte; dopo averla fatta girare per i paese perché tutti gli abitanti la potessero vedere, insultare, bastonare, la riportano in prigione. Venne successivamente trasferita al carcere di Pola.

Il naufragio
Il 21 maggio 1945 Mafalda venne imbarcata, con tanti altri prigionieri tutti legati tra di loro con il fil di ferro, prima sul dragamine "Mont Blanc" e successivamente sulla nave cisterna "Lina Campanella".
Passato capo Promontore (promontorio a sud di Pola), nel comune di Medolino, la "Mont Blanc" (carica dei soli aguzzini) si fermò mentre la "Lina Campanella" (carica solo di prigionieri) venne fatta avanzare volutamente su una zona minata dove, alle ore 10.30 del 21 maggio, la nave urtò una mina e si inclinò su un fianco, rimanendo comunque a galla: nel mese di agosto sarà avvistata nel porto di Spalato, pur danneggiata a prora.
Nell'incidente molti sia tra i prigionieri che tra i loro aguzzini finirono in mare. Mafalda Codan fu tra i fortunati prigionieri che riuscirono a liberarsi e a salvarsi a nuoto. Arrivata a terra con altri prigionieri, fu accolta dalla popolazione slava con "bastoni e grida ostili" e, a piedi, raggiunse Dignano dove venne trattenuta in prigionia fino al 1 giugno 1945.

La foiba per il fratello
Ttrasferita poi nella prigione del Castello di Pisino, Mafalda vi vede ucciso nella foiba il fratello Arnaldo.
« (…)Tutte le notti un partigiano dalla faccia cupa e torva entra nelle celle ed esce con qualcuno che non tornerà più. Quando al lume delle torce cerca sul foglio i nomi, gli occhi di tutti sono attaccati alla sua bocca e un brivido improvviso ci attraversa il corpo.
Le urla di dolore di Arnaldo e degli altri suoi compagni di pena mi risuonano dolorosamente nella testa giorno e notte. (…)
Al mattino gli aguzzini ritornano felici di aver ucciso tanti nemici del popolo. Li hanno massacrati tutti. Uno entra nella mia nuova "residenza" e mi chiede: "Quanti anni aveva tuo fratello? Non voleva morire sai, anche dopo morto il suo corpo ha continuato a saltare. (…)»

A Pisino lei rimase lì fino al 3 settembre 1945. In questo periodo visse anche un breve periodo di semilibertà. Dal testo si comprendono le motivazioni dell'arresto.

Le accuse
« (…)Entro in un ufficio, dietro una scrivania siedono due uomini dall'apparenza civile, sono due giudici, uno indossa l'uniforme l'altro è in borghese.
"Hai visite" mi dicono, aprono una porta ed entrano quattro donne scalmanate.
"Come? È ancora viva?" chiedono arrabbiate. "Perché non è "partita" con gli altri?" Urlano, gridano, vogliono picchiarmi.
I due capi glielo impediscono. Mi accusano di cose inaudite e allora urlo anch'io e da accusata divento accusatrice, di cose vere però.
Da una frase detta dalle forsennate, capisco che, durante le perquisizioni e i furti perpetrati a casa mia, hanno trovato il mio diario.
In un quadernone ho scritto infatti il calvario della mia famiglia iniziato con l'occupazione slavo-comunista del settembre 1943. Ho annotato nei minimi particolari, ore, giorno, mese, avvenimenti, parole, dette, tutto (…) e corredato di fotografie, documenti importanti e pezzi di giornale.
Sono testimonianza che scottano, verità che non si possano negare, che condannano, che fanno paura, è per questo che vogliono la mia morte.
Ora racconto tutto quello che è stato fatto alla mia famiglia, cosa ho vissuto, faccio nomi, non riesco a tacere perché ho la coscienza a posto, so di essere innocente, non ho paura di nessuno. (…)
Riesco a farle zittire e le quattro, scornate, lasciano l'ufficio con le pive nel sacco.
Da quell'istante la mia vita cambia. I due capi hanno capito, che sono indifesa in balia a dei pazzi esaltati dalla propaganda comunista e che, come diceva Honorè de Balzac, "Il sonno della ragione genera mostri" (…) ».


La "rieducazione"
Dal settembre al 10 febbraio 1946 Mafalda è in carcere a Fiume dove viene processata e condannata. L'11 febbraio, con tanti altri prigionieri, viene avviata al carcere di Maribor, dove rimarà fino al 15 maggio 1946.

Dal 15 maggio 1946 al 29 giugno 1948 fu presso il "Poboljsevalni Zavod" (carcere di correzione, politica) di Begunje,a circa 40 chilometri dal lago di Bled, in Slovenia. Tutto il personale del campo di correzione politica era composto solo da ex combattenti che si erano particolarmente distinti nella lotta partigiana comunista.


La liberazione
Nel 1949 i condannati italiani, assistiti dalla Croce Rossa Italiana, furono sollecitati a scegliere tra le due nazionalità. Tutte le amiche di prigionia e Mafalda Codan scelsero l'Italia; così il 10 giugno 1949, dopo aver transitato più volte nelle carceri di Lubiana e Nova Gorica, venne liberata in cambio di prigionieri.

In Italia ha fatto l'insegnante elementare nella provincia di Venezia. Tra le scuole dove ha insegnato si ricordano quelle di Vetrego di Mirano e di Bibione, dove attualmente vive con la famiglia.


F ò i b e


Tutta la tragedia dell’Istria è racchiusa in questa oscura parola, che riassume in sè le vicende dolorose degli ultimi tre anni e l'ansia di un temuto destino. Paurosa parola: mette il brivido, a pronunciarla, in chi ha avuto l'amara ventura di veder risalire alla luce, dall’ abisso delle foibe istriane i cadaveri dei fratelli massacrati.
Fu nel settembre dell' armistizio che gli slavi giocarono la loro facile carta, armando con le nostre armi bande affrettatamente raccolte fra l'elemento slavo delle campagne istriane con lusinghe di immaginari vantaggi, da agitatori locali e d'oltre confine.
Bastò meno di un mese, ai nuovi venuti, per compiere il loro trucemente premeditato disegno: colpire l' italianità dell' Istria eliminando i suoi uomini migliori.
In venti giorni essi inflissero agli italiani sofferenze e lutti indescrivibilmente più gravi di quanti ne avessero sopportati gli slavi dell’ Istria per colpa del fascismo, in venti anni.
In venti giorni! Basti, per farsene un' idea, questa cifra: più di 600 morti.
Una media spaventosa: trenta vittime al giorno. Nè si sarebbero fermati, se non avessero dovuto abbandonare il campo.
Lo dimostrarono infatti al loro ritorno, nel maggio 1945: da allora a oggi quasi cinquemila persone sono scomparse in Istria, secondo un calcolo inevitabilmente approssimativo ma attendibile.
Cinquemila, fra arrestati, deportati, massacrati: la loro fine è avvolta nel mistero.

Era avvenuto così, nel '43.
Impossessatisi del potere in tutte le cittadine istriane esclusa Pala, occupata subito dai tedeschi, gli Slavi piantarono le loro bandiere sui veneti municipi e misero al bando gli Italiani dai Pubblici Uffici.
Cominciò un periodo di caotica amministrazione: di gente inesperta che bruciò, per esempio, tutti i documenti annonari, nell’incredibile illusione di dare così al popolo una malintesa libertà e portandolo invece, in meno di un mese, alle soglie della fame, per l' incontrollato rapido esaurimento delle scorte alimentari della provincia poverissima.
Ma non fu questo, il male maggiore; nè le ansie sofferte nè le umiliazioni patite, nel sottostare al malgoverno di gente arretrata.
Ben presto cominciarono gli arresti. Avvenivano solitamente di notte.
Due o tre armigeri si presentavano nelle case degli italiani, li invitavano a seguirli al "Comando" per una richiesta urgente di informazioni, per degli schiarimenti, per controllo. E non tornarono più, quegli sventurati.
La sola Parenzo - una piccola città della costa - perse 65 dei suoi figli migliori! Alle mamme, alle spose, ai sacerdoti che cercarono di aver notizie di tanti innocenti scomparsi, furono sempre date le più tranquillizzanti rassicurazioni: arresti precauzionali o, tutt' al più, campo di concentramento, e "torneranno, sì, torneranno".
Talchè, quando all' occupazione slava subentrò quella tedesca, i familiari ancora speravano, e sperarono per tutto un mese, finchè la parola paurosa corse per la piccola penisola: fòìbe, a svelare il mistero in cui era il avvolta la sorte di tanti italiani.
Gli arrestati avevano subito, prima delle esecuzioni, un processo.
I cosiddetti "tribunali popolari" giudicarono e anche assolsero, ma assolsero soltanto alcuni italiani che non erano originari del posto.
Chi era giunto qui da altre province, venne messo in libertà, fosse pure il più accanito dei fascisti, e fatto partire dall' Istria.
Fu, quindi, un piano preordinato, non l'insurrezione di una classe sociale sfruttata, non furore di popolo, non sete di giustizia o di vendetta, a decretare la sorte degli istriani in quell' infausto settembre 1943.
Chi paragona le uccisioni di allora alle esecuzioni sommarie di fascisti avvenute nell' Italia settentrionale dopo la liberazione, sbaglia: i contadini slavi non uccisero alcun italiano all' angolo della via, perchè nessuno slavo era stato ucciso in Istria nei vent' anni di governo italiano!
Funzionarono invece squadre di torturatori nelle segrete delle carceri e plotoni di esecuzione presso le foibe e le cave di bauxite.
Oggi, fatta la nuova esperienza titina, un gran numero di contadini slavi dell' Istria spera in segreto un ritorno dell' Italia in questa terra ingiustamente contesa.

Nell' Istria, gli abitanti delle campagne - tranne la costa, compattamente italiana - erano slavi; ma gli abitanti di tutte le cittadine, anche all' interno, erano sempre stati italiani.
I piccoli commercianti, i piccoli artigiani, i piccoli industriali, tutti italiani, e italiani sopratutto gli uomini delle scuole e degli uffici.
Per far tacere per sempre la loro voce bastava - pensarono gli Slavi, e si dimostrarono in ciò diabolicamente crudeli - eliminare gli elementi più capaci, più decisi, più rappresentativi; per intimorire la massa, non trascurarono di eliminare anche elementi insignificanti, inoffensivi.
Tolsero così di mezzo impiegati, agricoltori, insegnanti, sacerdoti, pescatori, piccoli artigiani, piccoli commercianti. Scorrendo il lungo elenco dei martiri delle foibe, leggiamo nomi che avevano avuto, nei loro paesi, risonanza per vecchia nobiltà e per vita industriosa, ma anche nomi oscuri di modesti lavoratori.
Fu una tragedia, per l' Istria, la più grave della sua storia, non solo per il numero elevato dei morti che privava questa terra degli elementi più validi, ma anche - e soprattutto - riguardo l’ avvenire.
Perchè queste stragi, quando furono. conosciute, provocarono l'esodo di centinaia di italiani, che diventarono migliaia alla seconda invasione slava, nel maggio 1945, in cerca di un asilo in altre regioni.
L' Istria si spopolò così della maggior parte degli Italiani, ed era a questo che gli slavi avevano mirato dal primo giorno del loro tristo dominio.

Un giorno piovoso dell' ottobre 1943, appena fuggiti gli slavi dinanzi ai nuovi occupatori, un ragazzetto di 16 anni vagava per le campagne dell'Istria orientale, vicino ad Arsia, dove sorgono le miniere.
Suo padre, un capo minatore, era stato arrestato dagli slavi assieme ad altri 40 italiani del suo paese; il ragazzo andava ora di casa in casa, cercando invano notizie sulla sorte dei mancanti dai contadini, che tacevano per paura o per omertà. Nel suo pellegrinare giunse, per caso, presso una foiba, fenomeno frequente nella campagna istriana: sono voragini che s'aprono nella terra a forma d'imbuto rovesciato e sono profonde, alcune, anche più di cento metri.
C'era, tutt' intorno, il filo spinato che i contadini usano porre a riparo per le loro bestie al pascolo; ma in un punto esso s' interrompeva, e fu ciò che attrasse l' attenzione del giovane.
Si avvicinò, esaminò il terreno. Scorse un paio d' occhiali, poi una cintura avviluppata a un arbusto, più in là i bossoli di un fucile mitragliatore.
Smosse col piede un po' di terra: c'era una pietra arrossata di sangue.

La prima foiba dei martiri istriani fu scoperta così. Da quel giorno tutta l' Istria fu battuta nelle sue campagne, nei suoi boschi, e la tragedia rivelò la sua ampiezza: vennero alla luce massacri che non avevano ancora esempio nella storia delle nostre terre.
Cominciò un lungo, estenuante lavoro per il ricupero dei poveri morti, ma non tutti i cadaveri furono trovati: quando le ricerche furono interrotte, non si conosceva ancora, nè mai più si conobbe, il posto in cui erano stati massacrati numerosi gruppi di istriani strappati alle loro case in quel tragico settembre.
Fu materialmente impossibile esplorare tutte le foibe e di molti si seppe ch'erano stati gettati in mare, vicino ad Albona, legati a catena con grosse pietre al collo.
Il ricupero delle salme e finalmente il racconto di qualche testimonio oculare, permise un'esatta ricostruzione della fine dei martiri.
Si apprese così che molti di essi erano stati fatti precipitare ancor vivi nel baratro: legati a coppie, schiena contro schiena; non tutti furono colpiti dal fuoco dei fucili mitragliatori, sicchè il compagno morente trascinò spesso nella foiba quello vivo.
Episodi di inaudita ferocia, testimonianze di sevizie indicibili vennero scoperti.
All'orrore della macabra rivelazione si aggiunse lo strazio dell'incontro dei vivi con i loro poveri morti.
I parenti degli uccisi giungevano in folla sui luoghi dei massacri per cercare tra i corpi martoriati un fratello, uno sposo, un figlio, il padre, la propria mamma. Giungevano lì per avere, in tanta sventura, il conforto almeno di sapere dov'era morto il proprio caro, di ritrovare i suoi resti e ricomporli nei piccoli campisanti delle borgate dove erano nati e vissuti amando l'Italia.
Urla di dolore e di orrore, pianti. che nulla avevano di umano, come di gente ferita nelle proprie carni, gli occhi sbarrati in una fissità che contempla va senza forse vedere .... Ma come conoscere, fra quei volti non più conoscibili, fra quei corpi lacerati, spezzati, fra quei brandelli insanguinati e corrosi, come conoscere un segno che dicesse al cuore della mamma "questa è la tua creatura ", all'affetto del figlio “questo è tuo padre"?
Eppure una forza misteriosa, forse il segreto della vita, forse il sangue che unisce il padre al figlio, il fratello al fratello, faceva scorgere in quei resti le care persone perdute.
Quante mamme, prima ancora di esser vicine a un gruppo di salme, gridarono che il loro figlio era là, e il loro figlio c'era, esse lo vedevano, i loro occhi piangenti scorgevano nella carne informe le loro creature, carne della loro carne, quel figlio per cui tanto avevano sofferto nel dargli la vita così barbaramente perduta, quel figlio che un giorno gli slavi avevano strappato alla casa ove una sposa e i bimbi invano ancora attendevano, quel figlio era là, senza la pace delle morti volute da Dio.


Ma questi sono fatti del ‘43. Dram¬mi più recenti, conosce l' Istria. Ecco la testimonianza viva di un giovane istriano imprigionato dagli slavi nel 1945 e uscito miracolosamente salvo da una foiba. Questo suo racconto fu pubblicato dal giornale di Trieste "La prora", che ne garantisce l' autenticità, il 20 gennaio 1946
"Dopo giorni di dura prigionia, durante i quali fummo spesso selvaggiamente percossi e patimmo la fame, una mattina, prima dell'alba, sentii uno dei nostri aguzzini dire agli altri: "Facciamo presto, perchè si parte subito".
Infatti poco dopo fummo condotti in sei, legati insieme con un unico filo di ferro, oltre a quello che ci teneva avvinte le mani dietro la schiena, in direzione di Arsia. Indossavamo i soli pantaloni e ai piedi avevamo solamente le calze.
Un chilometro di cammino e ci fermammo ai piedi di una collinetta dove, mediante un filo di ferro, ci fu appeso alle mani legate un sasso di almeno venti chilogrammi.
Fummo sospinti verso l'orlo di una foiba, la cui gola si apriva paurosamente nera. Uno di noi, mezzo istupidito per le sevizie subite, si gettò urlando nel vuoto, di propria iniziativa.
Un partigiano allora, in piedi su di una roccia laterale col mitra puntato, ci impose di seguirne l' esempio.
Poiché non mi muovevo, mi sparò contro, ma a questo punto accadde il prodigio: il proiettile anzichè ferirmi spezzò il filo di ferro che teneva legata la pietra, cosicché, quando mi gettai nella fòiba, il sasso era rotolato lontano da me.
La cavità aveva una larghezza di circa 10 metri e una profondità di 15 fino alla superficie dell' acqua che stagnava in profondità.
Cadendo, non toccai il fondo, e tornato a galla potei nascondermi sotto una roccia. Subito dopo vidi precipitare altri quattro compagni colpiti da raffiche di mitra e percepii le parole: "Un' altra volta li butteremo di qua, è più comodo", pronunciate da uno degli assassini.
Poco dopo fu gettata nella cavità una bomba che scoppiò sott' acqua, schiacciandomi con la pressione contro la roccia.
Verso sera riuscii ad arrampicarmi per la parete scoscesa e guadagnare la campagna, dove rimasi per quattro giorni e quattro notti consecutive, celato in una buca. Tornato nascostamente al mio paese, per tema di ricadere nelle grinfie dei miei persecutori, fuggii a Pola.
Solo allora potei sentirmi finalmente salvo".


Gli agitatori slavi in Istria, nel settembre '43, avevano attirato a sè i contadini dicendo loro: "Con noi trionfa il nazionalismo croato; la stella rossa non è che lo specchietto per i comunisti italiani".
Al contempo, avevano attirato a sè i comunisti italiani assicurandoli che era giunta l’ora del trionfo rosso: la bandiera croata non era che il contentino che si doveva dare ai contadini per avvicinarli al comunismo.
Portarono in Istria, in effetti, un nazional-comunismo che scontentò e i comunisti italiani e i contadini croati.
Arrivati i tedeschi, gli slavi se ne andarono. Cominciò allora l' eroica lotta dei boschi, dove Italiani e Slavi lottarono onestamente assieme contro i nazisti e i fascisti, finchè si giunse al maggio della liberazione.
Gli slavi, col fiato in gola per arrivare prima degli alleati, tornarono in Istria e misero piede a Trieste e a Pola.
Parlarono, questa volta, di democrazia progressista e di fratellanza italo - slava, ma a Rovigno uccisero con un colpo alla nuca - e non fu questo il solo episodio del genere - il partigiano Calì Rocco, davanti alla sua abitazione, mentre tornava dalla montagna: aveva al collo un fazzoletto tricolore. Democrazia, fratellanza, parole bellissime.
Ma all' ombra della bandiera rossa s'insinuò invece fra noi l'imperialismo di Belgrado, e con esso il mal governo, i giudizi sommari, la tragedia delle deportazioni. E deportazione, ormai si sa, vuol dir morte.
Chi sono i deportati, questi "nemici del popolo" strappati alle loro case dai portatori del verbo di Tito? Vecchi criminali fascisti? Avanzi di brigate nere? Torturatori di slavi innocenti ?
NO! Sono in gran parte volontari delle brigate partigiane comuniste italiane, o cittadini ingiustamente denunciati.
Ma sono sopratatto i rivoluzionari antifascisti Silvestri, Zustovich, Ulivi, Sverzutti, Adam, comunisti purissimi che avevano conosciuto le galere fasciste e i campi di Hitler, che avevano combattuto al fianco degli slavi per il trionfo della libertà, ma che non si lasciarono ingannare dalle false parole di Belgrado, compresero ciò che qualche italiano di province lontane a noi può purtroppo non aver ancora compreso: il gioco di Tito.
Compresero quel gioco e misteriosamente sparirono dalle loro case.
La verità imperante è una sola: il più puro antifascista che non abbracci senza riserve la tesi jugoslava, diventa in queste terre martoriate il più spregevole dei reazionari, nemico del popolo.
Diventa, semplicemente, un fascista. E come tale gli spetta la foiba.
Che nuove foibe siano state riempite con cadaveri di italiani, in Istria, che altri istriani siano stati ammazzati e gettati in mare, dopo il maggio '45, non c' è più, purtroppo, alcun dubbio. Se non bastassero le testimonianze dei fuggiaschi (essi parlano dell' esistenza di foibe a Pisino, Villa Checchi, Pedena, Urnago, Albona, ecc.) sono una prova convincente le scoperte fatte nella zona A dopo che le truppe di Tito, per il poco rispettato accordo Tito-Alexander, lasciarono questa parte della Venezia Giulia trincerandosi nella zona B.
Ma quando potremo esplorare queste nuove foibe? Potremo mai dar sepoltura alle nuove vittime, come un giorno facemmo per i massacrati del '43, o il tempo distruggerà ogni loro resto?
Sulla fine dei comunisti italiani massacrati dai comunisti slavi - tragica alleanza! - e di tutti gli altri nostri fratelli deportati a migliaia, i giornali del cosiddetto partito comunista giuliano di Trieste e dell’ Istria non hanno mai voluto rispondere, neppure per offrire qualche cavillosa spiegazione o per rigettare l'accusa gravissima.
Sono ancora vivi! Quando conosceremo la loro sorte? Kardelj parla a Parigi, ma non parla per rispondere a queste nostre domande. Nè rispondono i paladini della cosiddetta "fratellanza" italo-slava, fra i quali si annidano, spesso con funzioni di comando, i peggiori elementi del fascismo locale, che hanno avuto salva la vita mettendosi a servizio degli occupatori.
Non vogliono udire i nostri appelli angosciati. Non hanno tempo da perdere per le nostre sciagure di oggi. .
Devono pensare a quelle che ci infliggerebbero domani, padroni indisturbati, se l' Istria dovesse venir strappata all'Italia. Perché la tragedia dell’Istria è sempre in quell' oscura parola: F0IBE.


V E N E T I ! !

I morti Istriani vi chiedono
Di non dimenticarvi dei vivi:
i vostri fratelli che ancora
soffrono nell’Istria oppressa!

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Commenti a questo articolo
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Inviato da: LUIGI PAPO (ESULI@ALICE.IT)

http://www.anvgd.com/?id=579
E' venuto a mancare Luigi Papo de Montona, esempio per tutti gli istriani di attivismo, dedizione e coraggio. Ha dedicato parte della sua vita per mettere insieme "L'Albo d'Oro", nel quale ha raccolto senza distinzione di appartenenza politica o altro, i nomi, non solo dei giuliano dalmati che ovunque sono caduti durante la seconda guerra mondiale, ma anche di coloro che pur provenendo da altre regioni hanno sacrificato la loro vita per il territorio della Venezia Giulia e della Dalmazia. Non riposerà nella sua Montona ma in esilio , a Roma.

Inviato il 02-06-2010 21:47
Inviato da: Ricerca a cura di figli e nipoti di Esuli e di Caduti

CITTA’ D’ITALIA CHE HANNO ONORATO I MARTIRI DELLE FOIBE NELLA PROPRIA TOPONOMASTICA
Un sentito ringraziamento

Città - Alfabetico
ABBIATEGRASSO (Milano) Parco Martiri delle Foibe
ACQUAVIVA DELLE FONTI (Bari) Piazza Martiri delle Foibe
ACQUI TERME (Alessandria) Piazza Martiri delle Foibe
ALBANO SANT'ALESSSADRO (Bergamo) Via Martiri delle Foibe
ALBIGNASEGO (Padova) Viale Martiri delle Foibe
ALESSANDRIA Via Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati
ALESSANDRIA Via Vittime delle Foibe
ALGHERO fraz. Fertilia (Sassari) Via Martiri delle Foibe
ALLERONA scalo (Terni) Largo Martiri delle Foibe
ALTAMURA (Bari) Via Caduti delle Foibe
ALTAVILLA VICENTINA fraz. Tavernelle (Vicenza) Via Martiri delle Foibe
ANCONA Scalinata Italiani di Istria Fiume e Dalmazia
ANTRODOCO (Rieti) Giardino Martiri delle Foibe
AREZZO Largo Martiri delle Foibe
ARONA (Novara) Largo Martiri delle Foibe
ASSISI - S.Maria degli Angeli (Perugia) Via Martiri delle Foibe
AVEZZANO (L'Aquila) Via Martiri delle Foibe
BADIA POLESINE (Rovigo) Via Martiri delle Foibe
BARANZATE (Milano) Giardino Martiri delle Foibe
BARI Via Martiri delle Foibe
BASCHI (Terni) Piazza Martiri delle Foibe
BASSANO DEL GRAPPA (Vicenza) Via Martiri delle Foibe
BAUCINA (Palermo) Via Martiri delle Foibe
BELLUNO Piazzale Vittime delle Foibe
BENEVENTO Piazzale Martiri delle Foibe
BETTONA (Perugia) Via Martiri delle Foibe
BIASSONO (Monza-Brianza) Via Martiri delle Foibe - Istria (1943 - 47)
BOLOGNA Giardino Martiri d'Istria, Venezia Giulia e Dalmazia,
BOLOGNA Rotonda Martiri delle Foibe
BONATE SOPRA (Bergamo) Parco Martiri delle foibe
BORGO SAN DALMAZZO (Cuneo) Piazzale Vittime delle Foibe
BRA (Cuneo) Piazza Martiri delle Foibe
BRESCIA Via Martiri delle Foibe
BRESCIA Via Vittime d'Istria, Fiume e Dalmazia
BRINDISI Via Martiri delle Foibe
BRONI (Pavia) Via Martiri delle Foibe
BRUGHERIO (Monza-Brianza) Parco Martiri delle Foibe
BUDRIO (Bologna) Via Vittime delle Foibe
BUSSOLENGO (Verona) Viale Martiri delle Foibe
CAGLIARI Parco dei Martiri delle Foibe
CALCINAIA fraz. Fornacette (Pisa) Via Vittime delle Foibe
CALCINATO (Brescia) Via Martiri delle Foibe
CALOLZIOCORTE (Lecco) Parco Martiri delle Foibe
CAMAIORE (Lucca) Via Martiri delle Foibe
CAMOGLI (Genova) Scalinata Martiri delle Foibe
CANNARA (Perugia) Piazza Martiri delle Foibe
CARAPELLE (Foggia) Via Martiri delle Foibe
CARATE BRIANZA (Monza e Branza) Piazza Martiri Giuliano - Dalmati
CARDITO (Napoli) Via Martiri delle Foibe
CASALE MONFERRATO (Alessandria) Via Vittime delle Foibe
CASERTA Via Martiri delle Foibe
CASSANO DELLE MURGE (Bari) Parco ai Martiri delle Foibe e all'Esodo Istriano-giuliano-dalmata
CASTEL MAGGIORE (Bologna) Rotonda Martiri delle Foibe
CASTELFRANCO EMILIA (Modena) Via Martiri delle Foibe
CASTELLABATE fraz. Lago di Castellabate (Salerno) Via Martiri delle Foibe
CASTELLABATE fraz.. San Marco (Salerno) Via Norma Cossetto
CASTELLABATE fraz.. San Marco (Salerno) Via Giovanni Romito - Vittima delle Foibe
CASTELLAMONTE (Torino) Via Martiri delle Foibe
CASTELNUOVO DEL GARDA (Verona) Via Martiri delle Foibe
CASTIGLIONE DELLE STIVIERE (Mantova) Via Martiri delle Foibe
CEGLIE MESSAPICA (Brindisi) Via Martiri delle Foibe
CERVETERI (Roma) Via Martiri delle Foibe
CERVIA (Ravenna) Parco Martiri delle Foibe
CHIARI (Brescia) Piazzetta Martiri delle Foibe
CHIUPPANO (Vicenza) Via Martiri delle Foibe
CHIVASSO (Torino) Via Martiri d'Istria e Dalmazia
CITTA' DI CASTELLO (Perugia) Via Martiri delle Foibe
CIVITANOVA MARCHE (Macerata) Via Martiri delle Foibe
CIVITAVECCHIA (Roma) Parco Martiri delle Foibe - Parco Uliveto
COGGIOLA (Biella) Largo vittime delle Foibe
COLLEGNO (Torino) Giardino Esuli italiani d'Istria, Fiume e Dalmazia
COMO Piazza Martiri Foibe Istriane
COMO Rondello Don Angelo Tarticchio
COMO fraz. Albate Giardini Martiri italiani delle Foibe istriane
CONEGLIANO (Treviso) Via Martiri delle Foibe
COPERTINO (Lecce) Via Martiri delle Foibe
CORNAREDO (Milano) Via Vittime delle Foibe
CORTEMAGGIORE (Piacenza) Via Martiri delle Foibe
COSTA VOLPINO (Bergamo) Parco Martiri delle Foibe
CREAZZO (Vicenza) Via Martiri delle Foibe
CREMA (Cremona) Piazza Istria e Dalmazia (Martiri delle Foibe)
CRESCENTINO (Vercelli) Via Martiri delle Foibe
DANTA DI CADORE (Belluno) Via Vittime delle Foibe
DESENZANO DEL GARDA (Brescia) Via Martiri Italiani delle Foibe
DOMODOSSOLA (Verbano-Cusio-Ossola) Piazzale Vittime delle Foibe Istriane
DUE CARRARE (Padova) Piazza Norma Cossetto
DUE CARRARE (Padova) Piazza Vittime delle Foibe
FABRIANO (Ancona) Via dei Martiri delle Foibe Istriane
FERMO Largo Vittime delle Foibe
FERRARA Via Martiri delle Foibe
Fidenza (Parma) proposta attesa delibera Via Martiri delle Foibe
FIRENZE Largo Martiri delle Foibe
FOGGIA Piazza dei Martiri Triestini
FOLIGNO (Perugia) Piazzale Martiri delle Foibe
FONDI (Latina) Piazza Martiri delle Foibe
FONTANIVA (Padova) Via Martiri delle Foibe
FORLI' (Forlì-Cesena) Via Martiri delle Foibe
FORTE DEI MARMI (Lucca) Piazza Martiri delle Foibe
FOSSO' (Venezia) Via Martiri Giuliani e Dalmati
FRANCAVILLA AL MARE (Chieti) Via Martiri delle Foibe
FROSINONE Piazza Martiri delle Foibe
GALATINA (Lecce) Piazza Vittime delle Foibe
GATTINARA (Vercelli) Piazza Martiri delle Foibe
GAVIRATE (Varese) Piazza Martiri delle Foibe 1943 - 1945
GAVORRANO (Grosseto) Via Martiri d'Istria
GENOVA Passo Vittime delle Foibe
GORIZIA Largo Martiri delle Foibe
GORIZIA Via Norma Cossetto
GOZZANO (Novara) Via Vittime delle Foibe
GRADO (Gorizia) Piazza Martiri delle Foibe (pass. a mare)
GROSSETO Piazza Martiri delle Foibe Istriane
GRUGLIASCO (Torino) Giardino Vittime delle Foibe
GRUMOLO DELLE ABBADESSE (Vicenza) Piazza Norma Cossetto
GUIDONIA MONTECELIO - Villalba (Roma) Piazza Martiri delle Foibe
IMPERIA Giardini Martiri delle Foibe
JESI (Ancona) Piazza Martiri delle Foibe
JESI (Ancona) Via Martiri delle Foibe
JESOLO (Venezia) Viale Martiri delle Foibe
LAMEZIA TERME (Catanzaro) Via Martiri delle Foibe (attesa uff. delibera)
LANCIANO (Chieti) Piazza Martiri delle Foibe
L'AQUILA Via Norma Cossetto
LATERZA (Taranto) Via Martiri delle Foibe
LATINA Piazzale Martiri delle Foibe
LATINA Viale Martiri di Dalmazia
LATISANA (Udine) Via Martiri delle Foibe
LAVAGNO fraz. San Pietro (Verona) Via Martiri delle Foibe
LAZZATE (Monza-Brianza) Largo Martiri delle Foibe
LECCE Via Martiri delle Foibe
LECCO Riva Martiri delle Foibe
LEGNAGO (Verona) Via Norma Cossetto
LEINI' (Torino) Via Martiri delle Foibe
LEONESSA (Rieti) Largo dei Martiri delle Foibe Istriane
LICATA (Agrigento) Piazzale Martiri delle Foibe
LIMBIATE (Monza-Brianza) Piazza Martiri delle Foibe
LISSONE (Monza-Brianza) Piazza Martiri delle Foibe
LOANO (Savona) Via Martiri delle Foibe
LOCRI (Reggio Calabria) Via Martiri delle Foibe
LONIGO (Vicenza) Via Martiri delle Foibe
LUCCA Via Martiri delle Foibe
MACERATA Via Vittime delle Foibe
MAIOLATI SPONTINI (Ancona) Largo Martiri delle Foibe
MANDANICI (Messina) P.zza Carabiniere Domenico Bruno-Martire delle Foibe
MAPELLO (Bergamo) Via Esuli d'Istria, Fiume e Dalmazia
MAPELLO (Bergamo) Via Martiri delle Foibe
MARCELLINA (Roma) Piazza Martiri delle Foibe
MARINO (Roma) Piazzale Caduti delle Foibe
MARTIGNACCO (Udine) Piazzale Martiri delle Foibe
MASSA (Massa-Carrara) Parco del ricordo ai Martiri delle Foibe.
MAZARA DEL VALLO (Trapani) Via Martiri delle Foibe
MELISSANO (Lecce) Piazza Martiri delle Foibe
MESSINA P.zza Martiri delle Foibe, Esuli di Istria, Fiume e Dalmazia
MILANO Via Martiri Triestini
MILANO Largo Martiri delle Foibe
MIRANDOLA (Modena) Via Martiri delle Foibe
MODENA Via Martiri delle Foibe
MODUGNO (Bari) Parco del Ricordo delle Foibe
MOGLIANO VENETO (Treviso) Via Martiri delle Foibe
MONCALIERI (Torino) Via Vittime delle Foibe
MONSELICE (Padova) Via Martiri delle Fobe
MONTE PORZIO (Pesaro) Via Martiri delle Foibe
MONTEBELLUNA (Treviso) Vicolo Martiri Giuliani e Dalmati
MONTECCHIO MAGGIORE (Vicenza) Via Martiri delle Foibe
MONTELUPONE (Macerata) Via Martiri delle Foibe
MONTEROTONDO (Roma) Largo Martiri delle Foibe
MONTESILVANO (Pescara) Via Martiri delle Foibe
MORTARA (Pavia) Via Martiri delle Foibe
MUGNANO DI NAPOLI (Napoli) Via Vittime delle foibe
NANTO (Vicenza) Via Martiri delle Foibe
NARDO' (Lecce) Piazzale Martiri delle Foibe
NEPI (Viterbo) Parco Martiri delle Foibe
NERVIANO (Milano) Via Martiri delle Foibe
NISCEMI (Caltanisetta) P.za Martiri delle Foibe di Istria, Dalmazia e V.G.
NOCERA UMBRA (Perugia) Via Martiri delle Foibe
NOCETO (Parma) Via Martiri delle Foibe
NOVARA Via Vittime delle Foibe
NOVATE MILANESE Giardino Martiri delle Foibe
NOVENTA VICENTINA (Vicenza) Via Vittime delle Foibe
ORIA (Brindisi) Via Martiri delle Foibe
ORISTANO Via Martiri delle Foibe
OSPITALETTO (Brescia) Via Martiri delle Foibe
OSTRA VETERE (Ancona) Giardino Martiri delle Foibe
OZIERI (Sassari) Via Martiri delle Foibe
PADOVA Passaggio Martiri delle Foibe
PADOVA Via Nicolò e Pietro Luxardo
PAGNACCO (Udine) Piazzale Martiri delle Foibe
PALAZZOLO SULL'OGLIO (Brescia) Piazza Martiri delle Foibe Istriane
PARMA Via Martiri delle Foibe (seduta n.1 6.4.09 app.all'unanimità - str.n. 9)(Intit. N.1173 del 17.09.09)
PASIAN DI PRATO (Udine) Via Martiri delle Foibe
PERUGIA Via Vittime delle Foibe (Parco)
PESARO (Pesaro-Urbino) Parco Esuli Giuliano-Dalmati
PESCARA Piazza Martiri Dalmati e Giuliani
PESCHIERA DEL GARDA (Verona) Via Caduti delle Foibe
PIACENZA Attesa delibera del Comune
PIETRASANTA (Lucca) Piazza Martiri delle Foibe
PIGNATARO MAGGIORE (Caserta) Via Caduti delle Foibe
PIOVE DI SACCO (Padova) Via Martiri delle Foibe
PISA Rotonda Martiri delle Foibe
POGGIORSINI (Bari) Via Martiri delle Foibe
POMEZIA (Roma) Via Martiri delle Foibe
PONTE SAN PIETRO (Bergamo) Piazza Martiri delle Foibe
PONTEDERA (Pisa) Via Caduti delle Foibe
PORDENONE Pedonale/ciclabile Martiri delle Foibe
PORRETTA TERME (Bologna) Piazza Martiri delle Foibe
PORTOFERRAIO (Livorno) Via Martiri delle Foibe
PORTOGRUARO (Venezia) Via Vittime delle Foibe (attesa delibera)
PORTOMAGGIORE (Ferrara) Via Martiri delle Foibe
POVOLETTO (Udine) Ponte Martiri delle Foibe
PRATO Via Martiri delle Foibe
PRIVERNO (Latina) Giardino Martiri delle Foibe
PUTIGNANO (Bari) Via Martiri delle Foibe
QUATTORDIO (Alessandria) Via della Memoria (Vittime delle Foibe)
RAPALLO (Genova) Piazzale Martiri delle Foibe
RAVENNA fraz. Porto Corsini Parco Martiri delle Foibe
RECANATI (Macerata) Via Martiri delle Foibe
REGGELLO (Firenze) Via Caduti delle Foibe
REGGIO EMILIA fraz. Coviolo Viale Martiri delle Foibe
RICCIONE (Rimini) Piazzale Martiri delle Foibe
RIVA DEL GARDA (Trento) Largo Caduti delle Foibe
RIVAROLO CANAVESE (Torino) Via Martiri delle Foibe
ROBECCO SUL NAVIGLIO (Milano) Via Martiri delle Foibe
ROCCALUMERA (Messina) Piazzetta Vittime delle Foibe
ROMA Via Norma Cossetto
ROMA Via Icilio Bacci
ROMA Via Riccardo Gigante
ROMA (Laurentina) Largo Vittime delle Foibe istriane
RONCHI DEI LEGIONARI (Gorizia) Piazzale Martiri delle Foibe
ROSA' (Vicenza) Via Martiri delle Foibe
ROVATO (Brescia) Via Martiri delle Foibe
ROVERETO (Trento) Largo Vittime delle Foibe 1943 - 1947
RUVO DI PUGLIA (Bari) Via Martiri delle Foibe
SABAUDIA (Latina) Largo dei Martiri delle Foibe
SALO' (Brescia) Via Martiri delle Foibe
SALO' (Brescia) Galleria Martiri delle Foibe
SAN BONIFACIO (Verona) Piazza Martiri delle Foibe
SAN DANIELE DEL FRIULI (Udine) Via Luxardo
SAN DONA' DI PIAVE -Calvecchia (VE) Via Martiri delle Foibe
SAN GIOVANNI ILARIONE (Verona) Via Martiri delle foibe
SAN GIOVANNI LUPATOTO (Verona) Parco Martiri delle Foibe
SAN LAZZARO DI SAVENA (Bologna) Via Martiri delle Foibe
SAN MAURO TORINESE (Torino) Vittime delle Foibe e degli Esuli da Istria, Fiume, Dalmazia, Alto Isonzo.
SAN MINIATO fraz. Ponte a Egola (Pisa) Via Vittime delle Foibe
SAN SEVERO (Foggia) Largo Vittime delle Foibe
SANREMO (Imperia) Via Martiri delle Foibe
SANTA MARGHERITA LIGURE (Genova) Giardini Vittime delle Foibe
SANTA MARINELLA (Roma) Parco Martiri delle Foibe
SANT'ANGELO LODIGIANO (Lodi) Via Martiri delle Foibe
SAONARA (Padova) Via Martiri Giuliani e Dalmati
SASSARI Via Martiri delle Foibe
SASSO MARCONI -Borgonuovo (Bologna) Piazzale Vittime delle Foibe
SASSUOLO (Modena) Piazza Martiri delle Foibe
SAVIGLIANO (Cuneo) Via Martiri delle Foibe
SCAFATI (Salerno) Via Martiri delle Foibe
SEDICO (Belluno) Via Martiri delle Foibe
SELCI (Rieti) Piazza Martiri delle Foibe
SEREN DEL GRAPPA (Belluno) Via Vittime delle Foibe
SERIATE (Bergamo) Via Martiri delle Foibe
SERVIGLIANO (Fermo) Via Martiri delle Foibe
SETTIMO TORINESE (Torino) Via Vittime delle Foibe
SIMERI CRICHI (Catanzaro) Piazza Vittime delle Foibe
SOVIZZO (Vicenza) Via Martiri delle Foibe
SURBO (Lecce) Largo Vittime delle Foibe
TARANTO Piazzale Vittime delle Foibe
TEMPIO PAUSANIA (Olbia-Tempio) Via Martiri delle Foibe Istriane
TEOLO (Padova) Via Martiri delle Foibe
TERAMO Via Martiri delle Foibe
TERAMO fraz. Piano d'Accio Via Norma Cossetto
TERMINI IMERESE (Palermo) Largo Martiri delle Foibe
TERMOLI (Campobasso) Largo Martiri delle Foibe
TERRALBA (Oristano) Piazza Martiri delle Foibe
THIENE (Vicenza) Vi Martiri delle Foibe
THIESI (Sassari) Via Vittime delle Foibe (In ricordo dei finanzieri Andrea Serra e Giovanni Peralta)
TOLMEZZO (Udine) Largo Vittime delle Foibe ed Esuli di Istria, Fiume, Dalmazia ed A.Isonzo (II Guerra Mondiale e dopoguerra)
TOMBOLO fraz. Onara (Padova) Via Martiri delle Foibe
TORRE MAGGIORE Foggia) Via Martiri delle Foibe
TORTONA (Alessandria) Giardini Esuli Istriani, Fiumani, Dalmati e Rimpatriati
TRENTO Via Vittime delle Foibe
TREVISO Piazza Martiri delle Foibe
TRICASE (Lecce) Via Martiri delle Foibe
TRIESTE Largo don Francesco Bonifacio
TRIESTE Via Norma Cossetto
TRIESTE Viale Martiri delle Foibe
TROFARELLO (Torino) Via Martiri delle Foibe
TUGLIE (Lecce) Via Martiri delle Foibe
TUORO (Caserta) Via Martiri delle Foibe
UDINE Parco Vittime delle Foibe
UGGIATE TREVANO (Como) Piazzetta 10 febbraio - Giorno del Ricordo delle Vittime delle Foibe e dell'Esodo
URGNANO (Bergamo) Piazza Martiri delle Foibe
VALDOBBIADENE (Treviso) Parco Martiri delle Foibe
VALEGGIO SUL MINCIO (Verona) Via Martiri delle Foibe
VARESE Via Istria - Martiri delle Foibe
VASTO MARINA (Chieti) Via Martiri Istriani
VEDELAGO fraz. Casacorba (Treviso) Piazza Martiri delle Foibe
VELLETRI (Roma) Via Martiri delle Foibe
VENEZIA fraz. Marghera (Venezia) Piazzale Martiri Giuliano-Dalmati delle Foibe
VENTIMIGLIA (Imperia) Giardini Martiri delle Foibe
VERBANIA (Verbano-Cusio-Ossola) Parco Norma Cossetto
VERCELLI Via Martiri delle Foibe
VIAREGGIO (Lucca) Via Martiri delle Foibe (attesa oK Pref.)
VICENZA Largo Martiri delle Foibe
VIGEVANO (Pavia) Via Martiri delle Foibe
VIGONZA (Padova) Via Martiri delle Foibe
VIGUZZOLO (Alessandria) Piazza Vittime delle Foibe
VILLAFRANCA IN LUNIGIANA (Massa Carrara) Piazza Martiri delle Foibe
VILLONGO (Bergamo) Via Martiri delle Foibe
VITERBO Largo Martiri delle Foibe Istriane
VITTORIA fraz. Scoglitti (Ragusa) Via Martiri delle Foibe
VOGHERA (Pavia) Via Martiri delle Foibe
VOLPIANO (Torino) Via Vittime delle Foibe
ZOAGLI (Genova) Scalinata Martiri delle Foibe

I Morti dimenticati
Non troverete i loro nomi sui libri di storia nelle scuole.
Per questo parleremo di Loro.

INDOCTI DISCANT ET AMENT MEMINISSE PERITI
(chi ignora impari e chi conosce ami ricordare)

LE IDEE NON SI STROZZANO, ED ANZI DAL PATIBOLO RISORGONO, TERRIBILMENTE FECONDE" (Vedetta d'Italia" 1950)

LA VERITA' PUO' IMPIEGARE TANTO TEMPO A RIVELARSI MA ALLA FINE ARRIVA, SEMPRE.


Saranno Eroi tedeschi, francesi, russi, inglesi, di tutti i Paesi. O gialla o rossa o nera, ognuno avrà difeso una Bandiera; qualunque sia la Patria, o brutta o bella, sarà morto per quella.

Inviato il 02-06-2010 21:51
 


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