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Tettoia sulla Guggenheim… - Leggi e procedure adattabili a seconda del destinatario | |
di Pietro Bortoluzzi - inviato il 27/03/2001 | |
Ancora una volta l’amministrazione comunale di Venezia sembrerebbe voler ribadire il suo modus operandi, che parrebbe essere volto a favorire i potentati e le istituzione private “foreste”, al di sopra spesso anche delle “buone creanze” istituzionali, piuttosto che ad attivarsi per le problematiche della cittadinanza. L’ultima vicenda, ad esempio, quella relativa all’approvazione di una tettoia dal pesante impatto estetico ed urbanistico, da realizzarsi in metallo e vetro sul terrazzo interno di Ca’ Venier dei Leoni (sede sul Canal Grande della Fondazione Guggenheim), e che leggo oggi (27 marzo 2001) solo sulla stampa, è veramente paradigmatica ed esemplare: paradigmatica della considerazione che questa giunta comunale - che sembra sempre più connotarsi come centralistica ed autoreferenziale - manifesta nei confronti degli enti decentrati e del rispetto per la correttezza degli iter burocratici; e soprattutto esemplare del doppiopesismo che pare attuare, con veloci soluzioni, in favore di istituzioni “culturalmente e politically correct” (in questo ultimo caso della Fondazione Guggenheim), mentre a cittadini veneziani si impongono incredibili e lentissime viae crucis… In particolare, dell’ultimo affaire Guggenheim (stante il fatto che ad oggi ancora nessuna risposta dall’estate scorsa è giunta alle interrogazioni fatte all’unanimità dal CdQ2 al Sindaco sulla reale volontà del Comune di Venezia circa la Punta della Dogana, che sempre dalla stampa abbiamo appreso che sarebbe destinata a divenire museo privato gestito dalla stessa Fondazione…) vorrei ricordare ai cittadini veneziani come nessuna informativa ufficiale mi consta essere mai pervenuta al proposito nel Consiglio Circoscrizionale competente, quello di Dorsoduro di cui io sono capogruppo e componente della Commissione Territorio. Il tutto nonostante per la tettoia della Guggenheim si sia dovuto addirittura modificare il Piano Regolatore: e sui piani urbanistici il parere dei CdQ interessati mi risulta essere obbligatorio! Insomma, ancora una volta sembra di trovarsi di fronte ad un doppio sfregio: alle istituzioni decentrate e alla cittadinanza. Pietro Bortoluzzi |
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