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Il blitz della Fondazione Cini - Ovvero la volontà dei veneziani conta sempre meno | |
di Pietro Bortoluzzi - inviato il 13/04/2001 | |
Lascia sgomenti la notizia dell’improvviso rinnovo anticipato della concessione dell’isola di San Giorgio fino al 2020 alla Fondazione Cini, rilasciato dal dimissionario Ministro delle Finanze Ottaviano Del Turco, perché sembra essere un vero e proprio blitz, politicamente scorretto e sostanzialmente contrario agli interessi civici della città di Venezia. La concessione dell’isola di San Giorgio alla Fondazione Cini scadeva infatti nel 2005, e sembra tautologica ed autoreferenziale la motivazione addotta per anticipare di addirittura quattro anni il rinnovo, quella cioè di poter investire “in tutta sicurezza” i 30 miliardi di fondi (reperiti se non erro dalla legislazione speciale per Venezia) da utilizzarsi per alcuni restauri finalizzati alla realizzazione dell’Università per “manager europei di paesi che diventeranno parte della comunità”, un progetto voluto dall’Unione Europea. La scorrettezza etico-politica sta nel fatto che un governo destinato ancora a pochi giorni di vita, e pronto ad una probabile sconfitta elettorale, si permetta di vincolare per vent’anni (con quattro d’anticipo) il futuro di una delle isole più belle del mondo e più strategiche per Venezia. Destinandola fra l’altro ad una funzione che non è quella voluta dalla maggioranza dei suoi amministratori locali. Nell’isola di San Giorgio, infatti, convive con la Fondazione Cini, oltre alla Biennale (con il Teatro Verde) e ai Salesiani (con il loro importante archivio), anche il Polo Nautico, un istituto scolastico che Provincia, Comune e Consigli di Quartiere 1 e 2 hanno intenzione di mantenere e di potenziare, investendo una ventina di miliardi di legge speciale, per fargli svolgere una funzione civica chiara: essere sede di studio di attività marinare per giovani, e offrire alla cittadinanza strutture sportive di prim’ordine. Volere, come traspare dalle parole rilasciate alla stampa dal vicepresidente della Cini Zorzi, visto che “il demanio ha 450mila metri quadri in città” e potrebbe trovare uno spazio alternativo al Polo Nautico, far trasferire quello che i rappresentanti istituzionali dei cittadini ritengono importante e strategico, cioè una scuola viva e strutture vive per la popolazione veneziana, per far spazio ad un’enclave prestigiosa dall’incidenza però praticamente nulla nel tessuto socio-economico lagunare, è certamente cosa contraria agli interessi concreti della città di Venezia, soprattutto se fatta affrettatamente ed unilateralmente. Ricordando per inciso che comunque già esisterebbe nell’isola di San Servolo una Università Internazionale, mi permetto allora prosaicamente di rovesciare la polenta: dato che i libri e i manager europei non hanno bisogno di canali profondi in cui far navigare le navi-scuola, o di piscine, o di campi sportivi (che già esistono, preziosamente, nell’isola di San Giorgio), perché non ci si attiva invece a trovare, vista la sua esigenza di espandersi, proprio per la Fondazione Cini uno spazio alternativo in qualche migliaio di quei metri quadri cittadini demaniali disponibili a Venezia? Pietro Bortoluzzi |
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