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CHI PREDICA O PREDICAVA LA “RIVOLUZIONE” PUO’ AVERE FUNZIONI AMMINISTRATIVE -  
di Pietro Bortoluzzi - inviato il 11/12/2001
La sana discussione e la possibilità di esprimere le proprie opinioni fanno crescere la consapevolezza e favoriscono, anzi sono l’essenza stessa, della democrazia e della libertà: tutte cose però possibili in una società civile solo a costo di un prezzo che è necessario pagare per poter fruire delle proprie libertà senza inibire quelle altrui, cioè attraverso il rispetto di regole condivise. Lanciare uova marce e petardi, occupare spazi pubblici o privati, interrompere manifestazioni autorizzate altrui, non accettare il confronto civile ma ricercare lo scontro ad ogni costo, forzando sempre i toni ed utilizzando strumenti retorici che si ritenevano ormai definitivamente ammuffiti dal 1968, è esattamente l’opposto come prassi di quel che si vorrebbe veicolare a parole.In occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico di Ca’ Foscari e in coincidenza con l’annunciato arrivo in città del ministro della Pubblica Istruzione Moratti, si è avuta all’auditorium di Santa Margherita una dimostrazione (l’ennesima, ahimè, in Venezia) di spregio delle regole.Per fortuna una linea netta ha sempre demarcato il confine fra riformisti, che vogliono cambiare la società nell’alveo della legalità e del rispetto delle opinioni altrui, e rivoluzionari. Ora però il velo di Maya a Venezia sembra essersi squarciato, tanto da domandarsi: chi predica o predicava la ''rivoluzione'' può avere funzioni pubbliche? E così facendo non vi potrebbe essere il paradosso di assegnare proprio a chi capeggia iniziative di mancato rispetto delle proprietà e dei diritti altrui, la gestione di proprietà pubbliche per svolgere attività sociali ed educative? Magari scavalcando nella procedura d’assegnazione anche il passaggio doveroso nel Consiglio di Quartiere competente?Ecco allora che non si può che approvare chi, anche dall’interno della stessa maggioranza, denuncia certe scelte che rendono poco credibile l’amministrazione del Comune di Venezia, in cui il puzzle di sinistra-centro-tutebianche dimostra spesso e volentieri la sua eterogeneità e la sua contraddizione in termini, sotto forma di malgoverno.Pietro BortoluzziCapogruppo di A.N. PER IL MUNICIPIO DI VENEZIA al CdQ2

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