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Essere semplici e complessi
di Marco Girardi - inviato il 24/01/2007
L’amore per il complesso è ciò che ci testimonia l’essere grande dell’uomo. Venezia stessa lo testimonia con i suoi palazzi, con l’articolazione capillare e apparentemente disordinata delle sue calli. Gli antichi stessi testimoniano che ciò che è frutto di un parto pensato e complicato, che occupa tempo nel suo pensarsi, dà un frutto che è qualcosa che può avvincere e relegare essenze e verità infinitamente più grandi del contingente. Opere millenarie destano ancora stupori e spunti a osservatori contemporanei.

Il moderno spirito persiste in questa logica su altri fronti, come l’informatica e alcune scienze. Ma ha molto spesso tralasciato questo spirito in molte branche umane dove prima il gusto del complesso era imperante. Basti pensare all’architettura civile oggi. In essa si cerca la forma più semplice dove il costo sia più basso e meno impegnativo, regalando però a chi deve viverci un insano spirito negativo, Mestre ne è un esempio o altre città periferiche nate dal gusto dell’immediato senza nessun anelito all’infinito.

Il complicato non è un concetto negativo. Il complicato implica un fine che si situa fuori dalla propria vita, sia temporale che metafisica. E’ un atto d’amore proprio perché è fuori da ogni logica egoistica. Venezia è un atto d’amore, perché uscita dai tempi dei suoi costruttori cerca ancora, per quello che le è possibile, di donarci armonia, bellezza e serenità. L’ego dei moderni distrugge il senso del suo esistere. Venezia per un certo qual modo è fuori contesto, gli uomini che la abitano non sono compatibili con lei.

Il complicato perciò può essere ancora visto come un valore. E’ etimologicamente abbinabile all’unione delle parti. La semplicità deve risiedere nell’animo, e nelle opere, e non deve essere sinonimo di banalità. Semplice alle volte etimologicamente può essere inteso come senza artificio, o senza malizia, o come non dualità.

Essere semplici e complicati può essere parafrasato, come abbracciare la diversità e avversare la divisione.

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