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ACCATTONAGGIO
di ENZO PEDROCCO - inviato il 04/04/2007
UN FENOMENO DIFFICILE DA AFFRONTARE


L’accattonaggio, il vivere di elemosina, non è più da tempo considerato un’attività illecita da parte del nostro ordinamento giuridico. A meno che, beninteso, non vi siano coinvolti dei minori o non venga esercitato in maniera molesta o fraudolenta, ostendando false menomazioni o utilizzando animali in precarie condizioni al fine di muovere a commozione i passanti.
Ma, anche escludendo tutto ciò, l’accattonaggio rimane sempre un fenomeno che, con buona pace del legislatore, non tutti sono dell’avviso di accettare o anche soltanto tollerare a cuor leggero. Le lamentele e le proteste nei suoi confronti sono infatti frequenti e numerose un po’ dovunque, nell’intero Paese, senza eccezione alcuna. E vieppiù in alcune città turistiche – fra cui Venezia – le quali si ritrovano frequentemente, nel corso dell’anno e soprattutto in occasione di festività particolari, a dover subire e fronteggiare un vero e proprio assedio da parte di un esercito di mendicanti di nazionalità diverse, attratti dalla prospettiva di fare incetta di oboli grazie ai numerosi turisti.

Opporsi con efficacia aquesto dilagare, come sarebbe talora opportuno e come sono soliti invocare e sollecitare insistentemente gli abitanti di tali città, presenta tuttavia non poche difficoltà. A cominciare dall’incertezza, ancora lungi dall’essere chiarita, se eventuali provvedimenti da prendersi in proposito e volti ad arginare il fenomeno rientrino nelle competenze delle amministrazioni locali, e siano inoltre conformi alla legge e al dettato costituzionale, oppure no. A questo si deve necessariamente aggiungere, fra le altre cose, la considerazione che talune vicende internazionali, quali la caduta del muro di Berlino e il crollo dell'impero sovietico, la disgregazione sociale dei paesi dell'Est e le drammatiche vicende della ex Jugoslavia, le violenze e le persecuzioni delle bande armate kosovare che precedettero, accompagnarono e seguirono la guerra Nato contro la Serbia, non possono non essere tenute nel debito conto – quali concause nell’ingrossamento delle fila dei disperati vaganti per l’Occidente - da parte di un Paese come il nostro, sempre pronto a impegnarsi umanitariamente sotto ogni latitudine.

Anche ipotizzando la possibilità, a livello locale o nazionale, di un qualche provvedimento coercitivo al riguardo, esisterebbe sempre, l’estrema problematicità di stabilire con certezza, da parte delle forze dell’ordine o dei vigili urbani, se abbiano a che fare con dei bisognosi autentici nei confronti dei quali, non fosse che per un sentimento di pietas umana, non metterebbe conto agire con intransigenza e rigidità; ovvero, viceversa, con dei marpioni della più bell’acqua che, della simulazione del bisogno e della malattia, abbiano invece fatto una professione vera e propria.

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