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E' ANCORA POSSIBILE ABITARE A VENEZIA?
di Luciano Callegaro - inviato il 24/09/2007
Il dottor Roberto Pace, organizzatore del Convegno, mi ha autorizzato a diffondere tramite internet gli interventi dei partecipanti. Anche se del 2005 sono attualissimi per VENEZIA che sta perdendo la sua popolazione.

In seguito trscriverò gli interventi di:
Dott. ALBERTO RAFFAELLI
Presidente Compagnia delle Opere Nord Est
Prof. GHERARDO ORTALLI
Ordinario di Storia Medioevale - Università di Venezia
Ing. RICCARDO CALIMANI
Scrittore e opinionista
Prof. GARRY R. MARVIN
Docente di Antropologia - University of Surrey Roehampton - London
Curatore di Venice - The tourist maze.
University of California Press, 2004
Ing. GIOVANNI MAZZACURATI
Direttore Generale Consorzio Venezia Nuova
Arch. CLAUDIO PIANEGONDA
Presidente CERV - Consorzio di Cooperative Edilizie

Prefazione agli ATTI DEL CONVEGNO “È ANCORA POSSIBILE ABITARE A VENEZIA” a cura del dott. Roberto Pace, Amministratore Isted srl- Istituto Studi Territorio Edilizia.

UN TEMA ATTUALE
Nell’ambito del programma 2004-2005 della Scuola di Sussidiarietà del Veneto, attivata dalla Fondazione per la Sussidiarietà, in collaborazione con la Compagnia delle Opere Nord Est e la Scuola di Cultura Cattolica di Bassano del Grappa, si è tenuto a Venezia, il 26 febbraio 2005, presso l’Auditorium Santa margherita, un pubblico incontro intitolato “È ANCORA POSSIBILE ABITARE A VENEZIA?”.
Il convegno intendeva interrogarsi sulle reali possibilità , per giovani veneziani, famiglie veneziane neo costituite, o in via di costituzione, di continuare a risiedere nella città antica: presupposto decisivo (il porro unum!) della tenuta demografica e dell’efficienza sociale della comunità urbana, e la cruna dell’ago per la quale non potrebbe non passare la scelta della stessa Venezia di continuare ad “essere città”.
Gli organizzatori dell’incontro proponevano di leggere questo tema, attualissimo e sentitissimo dai giovani cittadini (e non solo) attraverso il prisma del “principio di sussidiarietà” che – ad ogni livello istituzionale ed ordinamentale (in primis, europeo) – afferma la centralità della persona, e si offre come paradigma di più efficaci interventi a fianco, o in vece, della mano pubblica, soprattutto in iniziative a contenuto sociale, e quindi anche contro l’esclusione abitativa.
A questi fini, coordinati dal presidente della Compagnia delle Opere Nord Est, Alberto Raffaelli, erano chiamati in veste di relatori: esponenti accademici e scrittori, come Gherardo Ortalli, medievalista dell’Università di Venezia; Riccardo Caimani, scrittore Veneziano di storia e di costume; Garry R. Marvin, antropologo presso l’Università londinese di Surrey Roehampiton, esperto di turismo, e, tra l’altro, co-autore, con R. Davis di Venice, Tourist Maze (Venezia labirinto turistico) una fondamentale opera di sociologia su Venezia turistica, edito negli USA nel giugno 2004.
E poi managers e imprenditori del privato sociale, come Giovanni Mazzacurati, direttore generale del Consorzio Venezia Nuova, e Claudio Pianegonda, presidente del Consorzio di Cooperative Edilizie CERV, aderente a Federabitazione: per indicare vie d’interazione tra i grandi lavori per Venezia e le sue lagune, e la promozione demografica e sociale di Venezia e dei suoi abitanti, d’oggi e di domani.
La particolare coincidenza con l’imminenza dell’elezione del nuovo sindaco di Venezia, rendeva (allora) interessante, in calce alle relazioni, la possibilità di brevi interventi sul tema della casa a Venezia dei (numerosi) pretendenti alle candidature, tutti invitati al convegno.
A due anni dall’incontro senza che nulla si sia mosso (o mobilitato) nelle menti e nei cuori; senza, cioè, che, pur di fronte al continuo e costante spopolamento di Venezia insulare, ci sia stato alcun segnale da parte delle istituzioni (o dell’opinione pubblica urbana) di una più certa consapevolezza della gravità della condizione abitativa nella città antica, né sia stato inaugurato alcuno schema (appena appena scientifico!) di interpretazione del suo presente antropologico e di prefigurazione del suo avvenire, non appare inutile riportare, per memoria, almeno i testi delle relazioni base degli oratori presenti (e di quella trasmessaci dall’ingegnere Mazzacurati, impossibilitato a partecipare.
Alla fine del volume si riportano copie di alcuni articoli di stampa, a testimonianza del discreto risalto mediatico riservato alla manifestazione.
Leggendo, si avrà conferma che il futuro di “Venezia come città”, per esserci, dovrà necessariamente essere un futuro “abitato” e profondamente aderente alla cifra culturale del passato urbano, in forme di sussidiarietà e di solidarietà: il solo in grado di sostenere e prolungare una massa critica di popolazione stabilmente residente e socialmente efficace.

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