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AMARCORD / LA LEZIONE DEL “MONDO” | |
di ENZO PEDROCCO - inviato il 01/03/2010 | |
Va senz'altro ascritto al “Mondo” a quest'ultimo proposito, per esempio, se anche nel nostro Paese incominciò a farsi finalmente strada l'opinione secondo cui, accanto al fotografo che toccato, per così dire, dall’aura del genio era solito produrre di volta in volta una fotografia invariabilmente bella, ispirata e a se stante, c'era anche il fotografo che, molto più modestamente e prosaicamente, era solito invece produrre più fotografie correlate le une con le altre e in cui la maggior attenzione era posta in genere più al contenuto che alla bellezza formale, al fine di documentare, così facendo, un determinato tema o problema quanto più esaurientemente possibile: svolgendo, con altri mezzi, una funzione affatto analoga a quella del giornalista. E non fu certamente un caso se, dopo il successo del “Mondo”, dovuto soprattutto alla finissima sensibilità fotografica e giornalistica del suo fondatore e direttore, il fare informazione per immagini, preoccupandosi soprattutto di documentare e informare, anziché ricercare a ogni costo la fotografia “bella e ispirata”, attecchì diffusamente nella stampa periodica italiana e precipuamente in rotocalchi quali “L’Espresso”, “Epoca” etc., notoriamente improntati per lo più a tale modo di fare giornalismo, che in seguito a ciò, e a dispetto di taluni anacronistici soloni del giornalismo nostrano, incominciò ad acquistare anche nel nostro Paese la dignità e la considerazione di cui già godeva da tempo in altri Paesi, fra cui, in primo luogo, gli Stati Uniti. |
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