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Cosa ci fanno li` quelle colonne? - L`Ospedale Civile e altre riflessioni
di Umberto Sartori - inviato il 26/02/2004
Ospedale Civile di Venezia, ingresso di servizio dal rio dei Mendicanti:subito a destra, entrando, sono abbattuti al suolo i fusti di due snelle colonne.Da dove vengono? Dove vanno? A quale dei meravigliosi chiostri quattrocenteschisono state amputate? E perché mai? Sono li' riverse, tra un cassonetto e unasbarra come fossero rifiuti, esposte alla pioggia sulfurea che velocemente le corrode.Più spiegabili, pur se ancora più drammatiche sono le condizioni dellecolonne ancora in opera nei chiostri, soprattutto quelle coperte da volted’alberi, dove il ristagno di umidità crea condizioni favorevolissime allasolfatazione.Chiostri tra i più leggiadri al mondo, dopo essere stati brutalmente deturpati con strutture in metallo e vetro, dopo aver subito l’inserimento nel loro spazio architettonico di edifici affatto moderni, in tutta l’accezione negativa che questa parola può portare, sono adesso alacremente avviati allo sgretolamento, assieme ai loro pozzi monumentali e alle loro enormi terrazze marmoree...Moderni architetti e amministratori, come grassi gatti castrati e malevoli, hanno stravaccato i loro vili interessi materiali su uno dei più grandi complessi spirituali della città, e lo stanno facendo putrefare con i liquami della loro stessa corruzione...Sono contento della fiducia e del coraggio manifestato dagli amici veneziani che scrivono in ObServer e sul suo Blog. I cittadini stanno davvero comprendendo? Io lo spero; potrei anche dire che lo sento “empaticamente”. O meglio sento la sofferenza di molti dietro le lacrime che ancora adesso mi scorrono quando penso e illustro con chiarezza l’entità del pericolo. La sofferenza è alta, so dunque che ancora molti uomini amano questa città al punto da condividerne il dolore. Ma il dolore può sopraffare o anche solo accecare. Non è infrequente soccombere al dolore, anche questo capita di leggere in alcuni passi di Venezia ObServer.Mi da speranza allora l’attenzione alle feste, la volontà di riappropriarsi degli spazi di divertimento, perché questo è segno di non cedere al dolore e di reagire.Ricordate però che questo è un momento di profonda mestizia per Venezia, che i nostri cuori devono essere umili e raccolti, seri come mai tanto siamo stati, perché mai, nessuno di noi, ha affrontato un momento di pericolo così grave e complessivo.Io non vado incontro a questo senza l’aiuto della preghiera , senza il conforto e la commozione di chiedere la Grazia ancora una volta. La cancrena che ci mangia è profonda, non bastano pentimenti dell’ultima ora e nemmeno basta la buona volontà di noi dieci monatti di ObServer. Venezia ha bisogno dell’aiuto del Cielo, e non si è mai vergognata di chiederlo e implorarlo. Chi può, mi aiuti in questo.Non è soltanto il pericolo di morte per l’intera città, ma il danno che la perdita di Venezia porterebbe a tutto ciò di cui essa è emblema: la bellezza, la tolleranza, la comprensione tra i popoli, il sincretismo culturale, la misura d’uomo, la libertà di commercio e anche, perché no, la gioia di vivere. Chissà quanti sanno, a esempio, che per la Tradizione inglese, la stessa Massoneria, l’unione degli uomini liberi di buona volontà, sarebbe stata portata in Inghilterra dai “veneziani”. E in effetti di un’intera città capace di “giocare in squadra” stiamo parlando. Solo questa meravigliosa fusione di popoli, questo popolo anzi risultato dalla fusione di migliori elementi di molti popoli poteva realizzare una meraviglia e un paradosso architettonico come quello che amiamo.MauSan ha sofferto a veder atterrato il gonfalone, penso mi capisca quando dico che Venezia è in molti sensi il gonfalone della Civiltà Bianca Occidentale. Se Venezia cade, la barbarie avrà assai più facile via per impadronirsi delle nostre vite.

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