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Alilaguna e le ragioni del cuore -  
di Lucilio Vianello - inviato il 28/09/2003
Immaginate di vivere in una città dove non ci sono biciclette e motorini, o auto, dove la mobilità, i viaggi, il mondo esterno possono essere raggiunti quasi esclusivamente con i mezzi pubblici (va bene, ci fu chi camminò sull’ acqua, ma è passato troppo tempo da allora). Immaginate di aver rivolto all’Amore vostro una domanda alla quale non voleva rispondere, un passo falso e tuttavia un passo giusto nell’infinita ricerca del Bene. Credevate di essere bravi, di aver imparato a non fare certe domande alla vigilia di partenze rovinose per i vostri e i nervi altrui, ma non l’avete fatto e tant’è. Ed ora immaginate di dover raggiungere l’aeroporto di questa città isolata prima che parta un certo volo e di affidarvi al servizio pubblico Alilaguna e alle sue tabelle orarie che voi stessi avete verificato più volte e da più fonti, poichè fa parte del vostro lavoro fornire informazioni esatte. Dato che vivete da troppo tempo sull’isola in questione, pensate che sia meglio raggiungere la fermata di S. Marco con qualche minuto di anticipo, così per essere sicuri di “non perdere il tram”. E infatti arrivate alle 7:45 (partenza prevista 7:50) giusto in tempo per sentire voi stessi che ricorrete a tutti i peggiori richiami veneziani per fermare il battello giallo che se ne va, tra la costernazione dei soliti pingui americani di mezz’età con valigie e beauty-case. Allora che fate? Semplice, correte, correte finchè vi scoppiano i polmoni, 250 metri di bellezza senza fiato, per raggiungere S. Zaccaria appena prima che il battello riparta per lasciarvi nello sconforto, giacchè potreste provarci, ma forse non arrivereste vivi all’Arsenale, non stavolta. Insomma, salite a bordo e, con un filo di voce, dite al marinaio che voi ce l’avete fatta, ma gli americani no e magari quelli si stanno perdendo il volo intercontinenale; aggiungete anche, pro forma, che un servizio pubblico dovrebbe rispettare gli orari e poi stramazzate. Dopo un po’, mentre state ancora sudando, vi arriva un marinaio (che si rivelerà poi il comandante), il quale si scusa con voi per “l’errore”, adducendo la svista o forse la fretta al fatto che il turno di lavoro è iniziato alle 04:00 antimeridiane, come a dire che la sciocchezza, nell’ espletamento di un servizio pubblico tanto importante come lo shuttle per l’aeroporto e rilevante per l’immagine di Venezia è cosa da scusare per ragioni “umane” come l’ impazienza. Mentre ritorniamo al pontile dei Giardinetti per recuperare gli americani, ormai quasi rassegnati, il marinaio conclude promettendo che l’arrivo all’aeroporto avverrà con puntualità, chissà se correremo di più o meno della normale velocità di crociera e limiti di velocità consentiti. Al momento di pagare il biglietto, il marinaio mi comunica che sono gentile ospite del comandante e che la corsa è gratis, una cortesia che, come gli dirò tra poco, apprezzo personalmente ma disprezzo come cittadino e viaggiatore in buona fede. Comunque, mentre scrivo siamo quasi arrivati, ed io posso dedicarmi alla mia originaria questione privata: se trovo l’Amore mio, che succederà? Lo troverò. Cosa accadrà?Quanti poveri amanti ingenui e col fiato corto avranno dovuto o dovranno ricorrere al taxi?

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