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Moto Ondoso - Una situazione paradossale
di Giannandrea Mencini - inviato il 03/03/2001
Migliaia di barche ogni giorno transitano in laguna e attraverso i rii di Venezia. Sono sempre più
grandi, sempre con motori più potenti, sempre più indisciplinate.
Il traffico acqueo uccide Venezia. Lo fa quasi in sordina, piano piano ma con grande continuità e
non tutti hanno capito che il moto ondoso è diventato un problema di preminente interesse per la
salvaguardia di Venezia e della sua laguna. Si continua a parlare di acqua alta, si continua a
dibattere sull’opportunità del MOSE, ma nessuno ancora percepisce la gravità della situazione delle
fondamenta dei palazzi veneziani e delle rive cittadine ricche di storia, che hanno resistito per
secoli, ma che sono ora messe a dura prova da una pressione innaturale, a cui non potranno
resistere ancora a lungo se non verranno presi seri provvedimenti.
Fin dalla prima legge speciale del 1973 lo Stato italiano e le istituzioni locali hanno cercato
con vari provvedimenti di portare ordine e disciplinare il settore senza però ottenere risultati
positivi. La frantumazione delle competenze legislative e la mancata volontà politica determinano
una situazione che secondo la prestigiosa rivista internazionale National Geographic dimostra che
Venezia è l’esempio, il risultato lampante di tutti i pericoli che mettono a repentaglio i tesori
d’Italia: degrado ambientale, sterili manovre politiche, elefantiasi della burocrazia, l’impatto
del turismo e, nei cittadini stessi, una curiosa combinazione di cinismo, d’impotenza, e una
pressoché sublime inconsapevolezza dell’ironia delle proprie azioni.
Per esempio, mentre il Sindaco esprimeva preoccupazione per i danni inflitti dalle onde, un altro
politico proponeva di concedere 300 nuove licenze di taxi. Poi c’è la volta in cui due gondolieri
vengono a un incontro di Pax in Aqua per consegnare una lettera di protesta. Le onde rendono il
loro lavoro più difficile, anche pericoloso; vogliono aggiungere la propria voce al coro dei
reclami di altri cittadini. E si presentano a bordo di un motoscafo.
Queste brevi righe scritte con profonda ironia e nello stesso tempo con grande senso della realtà
descrivono nel modo migliore una situazione che, nella sua cruda drammaticità e nella
consapevolezza dell’inefficacia delle azioni fin qui intraprese, appare perfino paradossale.

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