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Ca' Foscari, tanto nome per nulla
di Marco Girardi - inviato il 29/08/2006
Poveri i Foscari, nobile e rispettabile famiglia, che ha avuto lo sgarbo di essere associata a una istituzione che ha ben poco di nobile.
Non si pensa a quanti incovenienti ha questa Università se non la si vive anche solo per un giorno.
Innanzittutto si sa che di giovani veneziani ce ne sono ben pochi. Questo non è un problema per chi l'amministra e la governa, ma lo è per chi deve pendolare ogni giorno sorbendosi le difficoltà che il tessuto veneziano pone per sua natura.
Non è oggi, poi, nemmeno una Università d'eccellenza, eccelle però nello spreco. Pensate soltanto quanto può costare l'affitto di un palazzo di tre piani, il palazzo Bonvicini a Santa Croce, con stanze che hanno tutto l'aspetto di essere state pensate e create per far vivere una famigliola benestante, giammai per farci un aula didattica.
Si sa quanto possono costare gli affitti a Venezia per buchi di case a pian terreno, immaginatevi quante centinaia di migliaia di euro regaleranno al proprietario ogni anno: di certo non si deve lamentare.
Provate a pensare a quanti soldi vengono sprecati nell'affitto delle decine di palazzi che Ca Foscari ha sparsi in giro per Venezia.

Spulciare nel passato e farsi delle domande può essere utile, chiediamoci come mai la Repubblica non si permetteva una sede Universitaria in città, ma mandava i propri figli a istruirsi a Bologna o nella più vicina Padova. Forse perché intuiva che mal era accoppiabile un organismo così complesso come un'Università con Venezia. Prevedeva infatti la vivacità ben giustificata dei ragazzi in studio, la socialità che scaturisce in feste e in gioia.

Inoltre pensate a quale servizio fanno a chi vorrebbe vivere a Venezia e costrursi un futuro. Pensate a quante camere e alloggi vengono date a chi studia in città a scapito di chi vorrebbe rimanere abbracciato a Venezia, e dargli la dignità di città.

Però un pregio ce l'hanno quelli di Ca' Foscari, fanno aumentare l'entropia, i J/K della Università veneziana, facendo un utile servizio a chi voglia approfondire il fascinoso e misterioso mondo dell'entropia. Macellano in disavanzi di servizi culturali inacettabili le rette che gli studenti pongono nelle mani di questi personaggi, e molte volte sono soldi frutto di sacrifici di famiglie o degli stessi studenti. Un'immagine di Venezia ancor più triste.

Portare l'Università a una parvenza di campus sarebbe la cosa ideale e più funzionale, magari portarla a Marghera. Un organismo compatto e con organi che siano facilmente in contatto e vicinanza è sicuramente più pratico, razionale e produttivo. Ma questo non collima con le interessate esigenze di spreco e di appropriazione indebita che stanno alla base dell'etica degli amministratori cafoscarini e di chi li foraggia con baciamani interessati.

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