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Programma per la Salvezza in extremis di Venezia - Costituzione del Comitato di Salute Pubblica
di Umberto Sartory - inviato il 07/05/2003
Comincio con queste note a enunciare il programma per la salvezza “in extremis” della nostra città. Sia chiaro che intendo solo fornire una traccia di possibili soluzioni. Non pretendo che esse rappresentino il modo migliore di affrontare i problemi, sono anzi certo che, nell’ambito della loro fattibilità, esse siano migliorabili o ne esistano di migliori.Le migliorie non mancheranno di scaturire, qualora la buona volontà veneziana riesca ad affermarsi nella determinazione di impedire lo scivolamento verso le velme del lavoro dei Padri. Se i Veneziani ritroveranno il senso del “Bene Comune”, sapranno, ancora come un tempo, tarare il proprio peso sull’instabile barena, e mantenere viva la meraviglia dell’uomo.Venezia e il suo Bene Comune oggi costano molto. Tuttavia costano meno dei motori diesel/benzina che sono i più gravi ed efficienti nemici per la sopravvivenza a breve termine della città.La perdita in tempi rapidi della maggior parte degli incanti di Venezia è in evidenza a chiunque si prenda la briga di osservare lo stato delle pietre d’Istria e mattoni esposti alla pioggia. Le pietre corrose sono sezionate in profondità lungo le linee di calcite; nei luoghi più esposti alla pioggia, cominciano a mancare interi ordini di mattoni.Questa città è costruita per la quasi totalità di mattone e pietra d’Istria.Guardate lo stipite della vostra porta, e di quelle dei vicini. Qualcuno ha già dovuto sostituire pietre vecchie di secoli che avevano resistito integre fino a 30 anni or sono. Cambiare uno stipite è facile, ma lo stato della pietra che leggete sullo stipite della vostra porta è anche quello degli archi gotici e dei fregi decorativi che rendono stupefacente questa città. Chi ricostruirà il balcone di Desdemona, o i trafori della Ca’ d’Oro? Chi svolgerà i motivi dell’ornato e del fiorito sulle innumerevoli finestre gotiche?Nei primi tempi si tenterà di sostituirle con copie raffazzonate, che non sapranno durare più di qualche anno, e lentamente Venezia diverrà come tante di quelle città sante orientali, diroccate assieme alla qualità della fede di chi le aveva costruite.Già vediamo la rozzezza con cui vengono sostituite parti importanti della città, vediamo la provvisorietà e l’incompetenza spregiudicata nei lavori strutturali di consolidamento, che minano la bellezza e la statica, le due grandi meraviglie di Venezia.Quando i “turisti” e i media cominceranno a riportare immagini di una città sdentata, di un luna park di cartapesta popolato da gente infida, sempre meno gente avrà voglia di visitarla, e sempre minori saranno le risorse impiegabili anche in quei vili lavori di imbellettamento. Se abbiamo forse 15 anni di tempo per tentare di salvarla in extremis, io vedo che in assenza di questo salvataggio Venezia sarà riconsegnata alle velme nel giro di forse un secolo e mezzo. Polvere bianca e rossa dispersa in una laguna di fango.La minaccia per Venezia non viene dall’acqua alta del mare, suo polmone igienico e reossigenante. Venezia viene sottilmente e velocemente assassinata dagli acidi disciolti nella pioggia. Essa stà subendo la sorte di un corpo disciolto nell’acido solforico. Sparirà senza lasciare traccia, se non in ciò che le sarà stato sottratto. Traccia labile, poiché, se il mondo non saprà salvare Venezia, non salverà nemmeno sé stesso, e alla vittoria delle velme sulla città santa seguirà l’imbarbarimento progressivo di tutta la civiltà bianca occidentale.Ma noi possiamo ancora fermare questo processo, e recuperare l’equilibrio di armonia e bellezza che solo garantisce la stabilità lagunare e cittadina nel rapporto con l’uomo. Possiamo farlo se lo vogliamo. Se ancora riusciamo a cogliere l’importanza del “Bene Comune” al di sopra del nostro personale, di quello della nostra famiglia e del nostro clan. Questo insegnamento è comune sia alla visione altruistica del mondo che a quella egoisticamente perfetta. Nei fatti e nella logica, solo gli imbecilli, cioé le persone incapaci di osservare gli eventi e usare ragione possono negare questo assioma civile.A Venezia la madre degli imbecilli è sempre stata meno prolifica che altrove, io credo che i veneziani residenti e di elezione nella maggior parte capiscano la drammaticità della situazione e la sincerità e precisione delle mie parole.A loro dedico questo programma, nella proposta di ottenere mandato dalla popolazione per un Comitato di Salute Pubblica che riceva pieno potere sul mantenimento, sulla ristrutturazione e sulle scelte idro-bio-geologiche della città.I membri per il Comitato di Salute Pubblica, che saranno scelti nell’ambito dei Comitati Spontanei già esistenti in città e di altre iniziative già attivamente all’opera verso il salvataggio, saranno persone di provata onestà e di provata abilità in più arti e discipline.Non dovranno essere “uomini di compromesso”, quindi non troverete fra loro alcun nome legato alle pastette politiche odierne. Non saranno con ogni probabilità nomi noti, amenoché si consideri noto, come forse è in città, il mio nome e quello di altri più o meno giovani “intellettuali pragmatici” da tempo attivi alla rivitalizzazione di Venezia. Questo Comitato non ammetterà compromessi sul destino del Bene Comune, e sarà costretto a prendere decisioni anche molto drastiche sui diritti dell’individuo e delle aziende nel loro rapporto con Venezia.Alla luce di questa dichiarazione, risulta evidente che tale Comitato, per essere efficiente, dovrà ottenere l’appoggio di stragrande maggioranza della popolazione, e io credo fermamente, con fede seconda solo a quella che ripongo in Dio e nell’Arte, che il nostro gruppo saprà risolvere anche i problemi economici che potrebbero insorgere dai provvedimenti d’urgenza, primo fra tutti le proibizioni al traffico con motori diesel/benzina.Se vorrete salvare Venezia, smetterete di dire cazzate sull’acqua alta che è la linfa vitale della nostra Igiene Cittadina, e aderirete o darete il vostro appoggio al Comitato di Salute Pubblica.Con il vostro mandato e con la sincerità dei nostri occhi noi cercheremo nel mondo le risorse che ai suoi figli mancheranno per salvare la madre, ma non vi saranno politici o burocrati, solo uomini spicci e cordiali, molto compresi e dedicati al destino e alla specificità di Venezia. Ritengo di conoscere un gruppo di persone in possesso dei requisiti di volontà, moralità e conoscenza adatti alla funzione di dirigere e rendere operativo il Comitato che propongo. Un gruppo di figli del genius loci, uomini che pur giovani possiedono innato lo stimolo e il piacere della diversità della conoscenza. Uomini eclettici, capaci di elasticità mentali inusuali senza flessione della sfera etico-morale. Di questo ha bisogno Venezia, dei suoi sacerdoti, pagani quanto si voglia, anche se mai accetterò il cosiddetto “paganesimo dell’Arte”, ma sacerdoti, cioé detentori di sapienze sottili e pregnanti. Uomini capaci di ascoltare la gente ma di non farsi influenzare dalle parti... “Io offro un gruppo di splendide menti e anime, giovani e non più giovani. Fateci prendere il timone di questa barca di pietra, prima che essa finisca a marcire in polvere e fango. Fatelo con le elezioni, fatelo con un atto pubblico, con un atto notarile, con un gesto amichevole, fatelo come vi pare, ma fatelo, o il teatro della memoria dei nostri padri sarà definitivamente perduto”.

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