Treno Delhi Varanasi
Non ho dovuto fare che pochi passi prima di essere abbordato da un giovane dealer cashmiro, apre il suo ufficio per noi e trattiamo l’acquisto di una mezza tola, il prezzo è esorbitante (400 rps) e la qualità non eccellente, ma concludiamo lo stesso. La città è sotto la pioggia, il suo respiro meno afoso, in compenso tutto è coperto da una fanghiglia sottile.
Muovendomi con un taxi Maruti, la mattina dopo realizzo che la metropoli deve essere immensa, ma non la sento pesante come quelle occidentali: è come se fosse suddivisa in tanti villaggi, addensati attorno ai bazar. Riusciamo a visitarne un paio, Karol Baagh e Chandni Chalk, prima di farci portare alla stazione. Ci sono affinità tra il bazar e il nostro ipermercato: prima fra tutte il sovraffollamento, anche se dalle nostre parti mucche e tricicli a pedali scarseggiano, e poi la suddivisione in reparti: percorro una strada in cui si vendono soltanto agende, poi più in là soltanto quaderni, più in là ancora libri e poi carta all’ingrosso: sono miriadi di botteghe alcune delle quali così minuscole che ci si parcheggerebbe a fatica un motorino.
Ho una piccola commissione da svolgere, cambiare alcune sciarpe di lana difettose per un amico veneziano. Il fondo del negozio è stracolmo di grosse balle di mercanzia: un commesso per cercare le sciarpe da sostituire ci si arrampica sopra, poi ci si affonda, passa una decina di minuti nuotando letteralmente tra pashmeene di cashmire. Riemerge con il dovuto, ci sono scambi di strette di mano ma non la solita offerta di pepsi o chai; ma forse quella a New Delhi viene considerata un'usanza "provinciale"...
Fuori dalla città le nuvole di monsone si alzano, posso viaggiare seduto sulla porta del treno, con lo sportello aperto, questo non sembra preoccupare il controllore (non escludo che ne addestrino di acrobati per verificare i biglietti a chi viaggia appeso fuori o sul tetto). Vedo scorrere la pianura senza il filtro dei finestrini abbrunati, c’è molto verde, punteggiato del nero dei bufali e bianco degli aironi. Ogni tanto si accende lo sgargiante dei sari delle donne al lavoro nei campi.
Sono rientrato in cuccetta per scrivere, ma adesso dal finestrino vedo screziarsi il plumbeo del cielo in fratture di tramonto, lascio il pc e torno allo sportello.
18/07/2000 18:55