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Shambalà Hotel, Katmandu, 1 

Tempo di monsone qui a Katmandu, sto scrivendo vicino a un’ampia finestra all’ultimo piano dell’hotel Shambalà in Chatrapati. È un posto tranquillo nel mezzo del traffico e delle caotiche attività delle strade principali. Tra noi e Thamel, sotto la mia finestra, un’ampia area verde dove rane nella notte stanno facendo del loro meglio  per simulare un cortocircuito in alto voltaggio…

Più in là poche luci dal ritmo complesso di volumi che costituisce Thamel. Nessun suono dalle strade affollate sull’altro lato della casa raggiunge questa stanza, protetta dal patio interno dell’edificio. Non è un albergo di lusso, ma è ben condotto, pulito ed essenziale: letti, doccia, un tavolino e due poltrone buone per lavorare confortevolmente. Quello che è più prezioso è la sua magica isola di silenzio e il contrasto con la città lì fuori.

È mezzanotte e trentacinque, adesso; le strade sono vuote.

Solo rane nelle mie orecchie e di quando in quando il suono della pioggia sul tetto. 

Ieri abbiamo visitato la scultura megalitica di Vishnu dormiente disteso su un serpentone multicefalo nel mezzo dell’acqua, opera di bella fattura e decisamente emozionante. Peccato che gli Indù la riservino a loro uso esclusivo. A causa delle nostre pelli bianche, abbiamo potuto vederla solo da fuori, attraverso un’alta e grossolana recinzione di cemento. Ho lasciato un appropriato messaggio nella cassetta per i reclami che faceva bella mostra di sè nel nartece. 

Oggi a Patan, cercando gli artigiani delle singing bowl: insuccesso; le vendono dappertutto ma non sono riuscito a trovare i luoghi in cui vengono fuse. Sono andato persino al Tibetan Refugee Camp, ma lì fanno solo tappeti.

 

Spero domani di riuscire a scrivere qualcosa sul viaggio da Benares a bordo di “Sua Venerabilità l’Ambassador del prof.Willson… 

25/07/2000 01:00

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Vista dalla finestra  - Vista dalla porta

28/07/2000 09:27