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Shambalà Hotel, Katmandu, 5 

Oggi piove discretamente a dirotto. Mi faccio prestare un ombrello dal portiere e vado a controllare la posta. Passo a vedere dal borsaro, ma quello non sembra affatto propenso a cominciare la mia borsa. Preferisce farmi tornare più volte, anche perché quasi a ogni passaggio Alessio o Patrizia, o io, acquistiamo qualcosa. Penso che dovrei tornare da lui e dirgli che la smetta di prendermi in giro, so benissimo che in questo periodo tutti loro hanno poco lavoro, vedo il mio ricamatore languire guardando fuori dalla sua bottega. Contatto un orafo, ma non è all’altezza del lavoro che gli chiedo di fare, anche se non è una cosa difficile dal punto di vista esecutivo. Mi chiede una cifra spropositata, così lo lascio. L’ombrello è molto piccolo, ho le gambe fradice dal ginocchio in giù mentre torno verso l’albergo percorrendo Thamel.

Qualche giorno or sono ho incontrato un sadhu con un bel pitone,  ho avuto occasione di carezzarlo e fotografarlo a lungo (il pitone, non il sadhu).

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Ho appena scoperto che la parte del prato sotto la finestra che avevo creduto ingiunglita dalle erbacce è invece l’orto del nostro albergo. Vedo i ragazzi raccogliere foglie di zucca in una pausa della pioggia e venderle a una donna di passaggio. Ora distinguo il granoturco e li vedo raccogliere anche altre piante che da questa distanza sembrano selvatiche. Capisco anche che quelli che avevo creduto fagiolini, nei loro spezzatini vegetali, sono invece i gambi di quelle foglie di zucca. La signora in rosso sta facendo la spesa direttamente sulle piante: lei indica la pannocchia e il ragazzo si inoltra fra le piante e gliela stacca. Adesso se ne è andata, e al suo posto c’è una ragazza vestita di bianco, che mentre aspetta rosicchia l’unghia del pollice. Una capretta nera vaga intanto nel verde.

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Il primo edificio sull’altro lato dell’orto-parco è una scuola piuttosto grande. Adesso è vuota, ma nelle ore di ricreazione e all’uscita popola il prato di un consistente numero di uniformi linde. Se ne sono andati da poco, e la scuola sembra già un edificio abbandonato da anni. A pochi minuti dall’albergo ho visto una villetta indubitabilmente in stile neoromano (quello fascista, per intenderci) e devo dire che la ho trovata bella, molto migliore della maggior parte degli edifici relativamente recenti.

01/08/2000 18:56