DELHI, QUTUB MINAR

Delhi

testo di Umberto Sartory, foto dell'autore e di Patrizia Bortot
Qutub Minar, indice delle foto
Delhi
Nella cintura esterna di Delhi, a una decina di chilometri dal "centro dei centri", Connaughton Place, si può visitare questa vasta oasi archeologica e naturalistica.
Il complesso si compone di numerosi edifici e templi indù e mogul, fra i quali spicca la grande torre in pietra arenaria rossa che dà nome al luogo. Ufficialmente si tratta di un minareto costruito dai musulmani Mogul nel 13° secolo, cui se ne sarebbe dovuto aggiungere un secondo, rimasto però incompiuto.
La versione contrasta con quella, assai più suggestiva e realistica, offerta dalla guida e raccontata in una delle lapidi all'interno.

Il monumento sarebbe in origine un osservatorio astronomico costruito attorno al 4° secolo d.C. e costituirebbe il primo nucleo abitato attorno al quale sarebbe poi nata la città di Delhi.
Inevitabile che un luogo tanto importante sia stato rimaneggiato e usurpato da tutte le dominazioni susseguitesi nella tormentata storia dell'India, ciascuna delle quali ha fatto in modo di lasciare la propria impronta. I Mogul per esempio sostituirono le formelle istoriate a motivi mitologici vedantici sui primi piani della torre con iscrizioni coraniche e tentarono di duplicare la torre senza riuscirci, gli Inglesi rimodellarono i giardini costruendo gazebi e una meridiana; l'India repubblicana per ora si limita a restauri integrativi.

Resta innegabile il fatto che la grande torre in pianta presenta i 24 petali del fiore di loto e che l'inclinazione di 5 gradi con cui fu costruita permette al Sole di far penetrare i suoi raggi fino al pianterreno in occasione del Solstizio d'estate, lasciando l'edificio completamente privo di ombra proiettata.
In tutta l'area monumentale si riscontrano inoltre tracce di vasche e canalizzazioni per l'acqua, noto sistema per ottenere specchi di vaste dimensioni atti a riflettere il cielo in funzione di misurazioni astronomiche.
Un altro argomento a detrimento della teoria del minareto è l'altezza stessa della torre, atta a scoraggiare l'ascesa di qualsiasi muezzim e soprattutto tale da rendere inudibile a livello del terreno il suono della voce umana più stentorea.

Sia come sia, è un luogo che val la pena di visitare, anche per gli splendidi giardini con prato inglese e alberi secolari fittamente abitati da vivacissimi pappagallini verdi e scoiattoli semiaddomesticati.
In questa oasi di pace attorno alla quale bolle il calderone di New Delhi non è infrequente l'incontro con gruppi di amici che, seduti in cerchio sui green, discorrono di vari argomenti e sono ben lieti di accogliere il turista rispettoso nella loro amicizia, per una volta (cosa assai rara in India) senza il secondo fine di combinare qualche affare.
Settembre 2001