- Corner (Calle)
- a S. Polo. Sorgeva in questa situazione un antico palazzo, che era soprannominato, secondo il Gallicciolli, «del Cagnon», e che, come scrive il Cappellari, venne donato dalla Repubblica nel 1349 a Giacomo da Carrara, signore di Padova. Sorta inimicizia fra Francesco il Vecchio, figliuolo di Giacomo, e fra i Veneziani, questi gli confiscarono il palazzo medesimo, e ne fecero regalo nel 1388 al generale Giacomo dal Verme. Un decreto di quest'anno ha le seguenti parole: «Pro majori honore ipsius domini Jacobi donetur ei domus nostri communis posita in S. Paulo quae fuit quondam d.ni Francisci de Carraria». Morto Giacomo dal Verme, l'edificio passò in mano di Luigi, od Alvise di lui figlio, quindi nel 1439 in quella dell'altro generale della Repubblica Erasmo, o Stefano, da Narni, detto Gattamelata. L'ebbe finalmente nel 1454 Francesco Sforza duca di Milano, dal quale passò in un ramo della famiglia Corner. Una cronaca di famiglie patrizie Veneziane (Classe VII, Cod. 721 della Marciana), scritta nel 1490, parlando del Gattamelata, così si esprime: «Foli donato la casa fo del conte Alvise dal Vermo sul campo de San Polo, et dappoi fo data al conte Francesco Sforza duca de Milan, et hora è in casa de m. Zorzi Corner el cavalier». Questo Giorgio Corner era fratello della celebre Catterina regina di Cipro, ed egli ebbe il palazzo per un cambio successo fra Marco di lui padre, e lo Sforza. Vedi Duca (Corte, Rio del). E' da supporsi che fabbrica così antica dovesse risentirsi frattanto delle ingiurie del tempo, per cui Giovanni Corner, figlio del predetto Giorgio, dopo essere stato nel 1509 ambasciatore all'imperatore Massimiliano, pensò a rialzarla di pianta, commettendo l'opera all'architetto Sanmicheli. Il ramo dei Corner onde si fa parola venne ad estinguersi nel 1799 in un altro Giovanni q. Francesco, che nel 1787 aveva maritato la figlia Laura con Alvise Mocenigo, ragione per la quale il palazzo venne posteriormente dai Mocenigo posseduto. A questo Giovanni Corner si attribuisce la bizzarra idea d'aver convertito l'unico ingresso sul «Campo» nei due attuali uniformi, acciocché per uno passassero i vivi, e pell'altro gli estinti della famiglia si conducessero alla sepoltura.
I Corner, o Cornaro, autori del nome che portano varie delle nostre vie, discendono, come si crede, dai Cornelii di Roma, donde trasmigrarono a Rimini, e quindi a Venezia in epoca rimota. Di essi così parla il Capellari nel «Campidoglio Veneto»: «Fu questa nobilissima casa una delle prime dodici, delle quali venne anticamente composto il corpo della Nobiltà Patritia di Venetia, et così in ogni tempo ha prodotto larga copia di Cardinali, Prelati, Dogi, Procuratori di San Marco, Generali, Senatori, et altri soggetti insigni, che fra tant'altre la rendono chiara e distinta; né mancarono alla stessa gli honori regii, mentre Catterina, figlia di Marco Cornaro, fu coronata Regina di Cipro. Furono poi nella famiglia Cornaro le Signorie e Dominii d'Argo, di Napoli, e altri luoghi della Morea. Hebbe feudo sopra Negroponte, e fu signora dell'isola di Scarpanto, d'Arbe, et della Piscopia, castello nel regno di Cipro, o, come altri vogliono, isola dell'Arcipelago, et in oltre, essendo, per opera di Giorgio Cornaro, pervenuto il regno di Cipro in potere della Repubblica, furono allo stesso donati 14 Casali in quell'isola, chiamati la Commenda Piccola; indi, vacata la Commenda Grande, fu parimenti donata a questa casa con obbligo di conoscere li cavalieri di Rodi» ecc.
Per Caterina Corner, regina di Cipro, vedi Regina (Calle della), e per Elena Corner, donna celebre per dottrina ed innocenza di vita, vedi Memmo o Loredan (Calle).
- Corner (Calle) o del Magazen
- a S. Samuele. La descrizione della contrada di S. Samuele, fatta nel 1713, pone in «calle di Ca' Corner» la «casa propria del N. U. Ger.o Corner fu de ser Gerolamo», aggiungendovi un «bastion da vin, Capo Zuane Martinelli», proprietà del medesimo Corner. Il palazzo Corner guarda colla facciata il «Canal Grande». In esso prese alloggio il 30 gennaio 1484 Leonetto, figlio naturale del duca di Bari, giunto a Venezia con 300 persone di seguito. E nel 1503 vi aveva sede Angelo Leonini, vescovo di Tivoli, e legato apostolico presso i Veneziani.
Nella corte esterna di detto palazzo ammirasi una bella «vera» di pozzo di stile moresco.
- Corner Flaminio (Campiello).
- Vedi Flaminio Corner.
- Corner Zaguri (Ponte e Fondamenta)
- a S. Maurizio. Ebbero il nome dal palazzo Corner, detto per la sua magnificenza la «Ca' Granda», il quale è al termine della Fondamenta, e dal Palazzo Zaguri che è più prossimo al Ponte. Venne il primo fondato da un Bartolammeo Malombra, ricchissimo cittadino Veneziano, che viveva nel 1450, e che perciò era detto «il Malombra da la bella casa». Poscia fu comperato per 22 mila ducati da Giorgio Corner fratello della regina di Cipro. Ma il 16 agosto 1532, mentre n'erano proprietari i figliuoli di esso Giorgio, soggiacque a grave incendio, appiccatosi ad alcune casse di zucchero, presso cui, ad effetto d'asciugarlo, tenevasi nottetempo del carbone acceso. Marin Sanudo, testimonio di veduta, lasciò scritto ne' suoi «Diari» che allora restò in piedi «solum la riva con le colonne». Poco dopo il suddetto palazzo venne rifabbricato sul disegno del Sansovino. Altro incendio patì nel 1817, dopo il quale ebbe novelli ristauri.
Della famiglia Corner, o Cornaro, dicemmo più sopra.
Il secondo palazzo, di stile archiacuto, venne fondato nel secolo XIV dalla cittadinesca famiglia Pasqualini. Ciò viene testificato, oltreché dalle cronache, dallo scudo gentilizio recante la lettera P con tre sbarre sottoposte, visibile tuttora sopra la facciata, e più distintamente sopra l'anello del pozzo nell'interno cortile. Questa famiglia, venuta da Milano, accumulò col traffico di panni di seta molte ricchezze, e mostrandosi appassionata pell'Arti Belle, raccolse nella propria abitazione varii preziosi ritratti di celebri autori, fra cui spiccava quello d'Alvise Pasqualini in vesta di scarlatto, e con nero cappuccio sulle spalle, dipinto nel 1475 da Antonello da Messina. Il palazzo Pasqualini ospitò nel 1496 il principe Giorgio Cernovich, privato de' suoi stati da un suo fratello coll'ajuto dei Turchi, e la di lui moglie, che era figlia di Antonio Erizzo. I Pasqualini ritennero in loro proprietà questo palazzo fino al 1521, 13 luglio, in cui Antonio Pasqualini q.m. Alvise volle alienarlo per 5400 ducati ad Alvise e fratelli Priuli, come dimostra la quietanza fatta da Nicolò Pasqualini procuratore di Antonio, sotto il 13 febbraio 1527 M. V. in atti del veneto notaio Sebastiano Pilotto. Giunto l'anno 1565, parte del palazzo medesimo venne venduto da Giacomo Priuli, nipote di Alvise, a Vincenzo Pellegrini celebre giureconsulto, e fratello di Marina, sposa di Girolamo Zaguri, la qual parte, per disposizione testamentaria di Pietro Pellegrini, secretario dei X, figliuolo di Vincenzo, passò più tardi nella famiglia Zaguri.
L'altra parte nel 1661 era tuttora posseduta da Girolamo Priuli q.m. Francesco, il genealogista, che vi abitava, finché anche essa venne in proprietà dei Zaguri, che nel 1740 poterono dichiarare ai X Savii sopra le Decime di possedere l'intero palazzo.
I Zaguri, nobili di Cattaro, ove anticamente chiamavansi Saraceni, avendo trasmigrato a Venezia, vi furono creati cittadini nel 1504, e nel 1646 salirono agli onori del patriziato. Vantarono alcuni militari di vaglia contro i Turchi, e negli ultimi tempi i due fratelli Pietro I Antonio, e Pietro II Marco. Il primo di essi, nato nel 1733, e morto nel 1806, coltivò con amore gli studi della poesia, ma più quelli delle belle arti, e sopra i disegni di lui rifabbricossi la chiesa di S. Maurizio, ove ebbe sepolcro. L'altro, cioè Pietro II Marco, esperto nelle filosofiche e letterarie discipline, fu assunto nel 1777 alla cattedra vescovile di Ceneda, donde nel 1783 passò a quella di Vicenza. Dopo aver lasciato imperitura memoria delle sue virtù, e specialmente della sua carità verso gli indigenti, morì nel 1810, estinguendosi in lui la famiglia.
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