Alcune deduzioni generali
Some general deductions
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Alcune deduzioni generali
Dalle mie personali esperienze di cittadino italiano, operatore culturale e osservatore attento, alcune delle quali sono esposte e documentate in questo sito, mi sembra di poter trarre alcune deduzioni sull'andamento della politica in Italia. La nostra piccola e antica città, così come, temo, la sua popolazione e più in generale la popolazione di gran parte degli stati cosiddetti civili, si trova stretta in una morsa tra due materialismi opposti eppure concorrenti alla comune disgrazia.

Da un lato troviamo il materialismo ateo e amorale ereditato dalla concezione marxista-leninista della storia: le sue caratteristiche principali sono la tendenza al totalitarismo dittatoriale, l'arroganza nella gestione del potere, il culto della personalità come unico valore, l'intolleranza, l'incompetenza diffusa.
Dall'altro agisce il materialismo formalmente teista ma immorale in cui è decaduta l'ideologia capitalista e borghese italiana: le sue caratteristiche sono l'ipocrisia come sistema di vita, la tendenza verso la legge del più forte e del più astuto, il culto del denaro e del successo, la mistificazione e lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.

Al di là di queste apparenti distinzioni, però, i due sistemi sono basati sulla comune accettazione di un'asserzione, che vede l'umanità divisa in due categorie: un ceto razionale e specializzato in grado di prendere decisioni e uno pressoché bestiale in grado solo di subirle. In spregio agli ideali di democrazia da tutti indistintamente sbandierati, quelli che sino ad allora erano stati rappresentanti democraticamente eletti, scoprirono (con il realizzarsi dei grandi strumenti di comunicazione di massa) che la democrazia, già avvilita dalla rappresentatività, poteva venire ulteriormente ingannata con la propaganda.

"Walter Lippmann, decano dei giornalisti statunitensi, aveva fatto parte delle prime commissioni di propaganda in America durante la prima guerra mondiale, e ne vide i risultati. Sostenne che quella che definiva 'una rivoluzione nell'arte della democrazia' poteva essere usata per 'fabbricare consenso', per ottenere l'appoggio della popolazione rovesciandone l'opinione mediante le nuove tecniche di propaganda. Egli riteneva che questa fosse un'idea non solo buona, ma addirittura necessaria perché - come spiegò - gli interessi comuni sfuggono completamente all'opinione pubblica e possono essere compresi e amministrati soltanto da una classe specializzata di uomini responsabili, abbastanza intelligenti da capire come vanno le cose".1

Dai giornali alla televisione, la concezione portante non è cambiata, ed è identica a quella con cui gli schiavisti pretendevano di giustificare la loro condotta. Una categoria di uomini sarebbe incapace di intendere e di volere e bisognosa della tutela di un'altra categoria, dotata, essa sola, di logica e raziocinio.
Queste doti raziocinanti, naturalmente, qualificavano il possessore a una visione sovrappersonale, alla consapevolezza di un bene collettivo prioritario rispetto a quello personale. Invece quello che quotidianamente vediamo è una classe "raziocinante" corrotta e corruttrice, dedita allo sfrenato lucro di partito quando non espressamente personale.
Le belle frasi dei liberisti americani, non molto diverse da quelle leniniste che chiamavano il partito comunista "nucleo avanzato del proletariato" sono dunque oggi svuotate di ogni credibilità, e pronte per essere spazzate via da un salto evolutivo nei sistemi sociali.

L'abuso di potere, la corruzione, il malcostume nella cosa pubblica, altro non sono che trombi e turbolenze di un potere che si incanala in strutture umane e organizzative ormai inadatte alle sue necessità di flusso. I tempi sono ormai maturi e le tecnologie adeguate perché la democrazia possa finalmente, dopo oltre 2000 anni di fatica, realizzarsi appieno, restituendo a ogni singolo cittadino la sua corrispondente dote di potere e di responsabilità.

Umberto Sartory Venezia, 11 febbraio 2001

1 - da un intervento di Antonio Rossin sulla mailing list Arty-Party.
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Some general deductions
By my personal experiences as an Italian citizen, a cultural operator and intent observer, some of which are exposed and documented in this site, it seems possible to me the drawing of some deductions about the state of politics in Italy. Our small and ancient city is actually gripped in a wrench between two materialisms, opposed each other but concurring to the same disgrace.

On the one side we find the amoral and atheistic materialismus inherited by the marxist-leninist conceiving of History: its main characteristics are now the trend to the totalitarism, the arrogance in exercising political power, the cult of personality as the lone real value, the intolerance, the widespread incompetence.
On the other side is acting the materialismus formerly theistic but immoral in which large part of the Italian bourgeois/capitalistic ideology is decayed: its main characteristics are hypocrisy as a lifesystem, the trend toward the "law of the stronger" and of the most astute, the cult of money and success, the mystification and the exploitation of man over men.

Beyond this formal distinctions, both of the systems are based on the same acceptance of an assertion, which sees humanity as divided in two broad cathegories: a rational and specialized cetus able to take decisions and another one, almost brutish, that can only accept the other cetus decisions.
In spite of the ideals of Democracy proclamed by everyone of them, those that were untill that time democratically elected rappresentants discovered (with the upcoming of wide range massmedia) that Democracy, already degraded by rappresentative system, could be further on betrayed with the use of propaganda.

"Walter Lippmann, doyen of United States journalists, partecipated to the first propaganda commissions in America during the first world war, and he could see the results. he theorized that what he was defining 'a revolution in the art of democracy', could be used to 'build up consense', to obtain sustain by the population reversing its opinion through the new technics of propaganda.
He deemed this as a very good idea, a necessary one because - as he had to explain - common interests they totally escape the view of public opinion, and can only be comprehended and administrated by a specialized class of responsible men, intelligent enough to understand how things go.1

From newspaper to television the structural conception did not change, and it is very similar to that one used by the supporters of slavery to try to justify their behaviour. A cathegory of men is supposed to be unable to intend or will and it needs guardianship by another cathegory, the lone endowed with logic and ratiocination.
These ratiocinant endowements, of course, qualified the owner to an overpersonal view, to the awareness of a common good holding priority over the personal one. On the contrary, what we dayly see is a "ratiocinant class" corrupted and corrupter, devoted to the unrestrained party profit, when not to the personal one.
The beautiful sentences of American Liberists, not so different from the Leninist ones calling the communist party "the advanced nucleous of proletariat", are today therefore emptyed of any credibility, and they are ready to be blown away by an evolutional jump in social systems.

Power abuse, corruption, immorality in public administration are nothing but thrombuses and turbolences of a power that flows in human and organizative structures that are obsolete to the needs of its fluxus. Times could be matured and technologies adequate for Democracy to fully realize at least, after 2000 years of work, returning to every single citizen its corrispettive endowment of power and responsability.

Umberto Sartory Venezia, February the 11th 2001

1 - from a speech of Antonio Rossin on Arty-Party mailing list.
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