IL NUOVO RINASCIMENTO E IL WORLD ARTS FORUM

Questo grande incontro internazionale tra personalità della cultura, della politica e dell'economia segna un momento molto importante nelle speranze del Nuovo Rinascimento.

Per la prima volta uomini politici di grande rilievo sembrano intuire il reale peso della cultura e dell'arte nella storia dell'uomo, non solo, si dichiarano propensi a pensare che proprio da queste forme di pensiero si debbano trarre insegnamenti e indirizzi atti a consentire una civile e pacifica convivenza al di là di divisioni etniche, sociali e di costume.

Per la prima volta l'arte viene fatta uscire dallo stretto ruolo di dama di compagnia della politica riconoscendole la potenzialità di fattore determinante delle vicende umane.

Soprattutto questi contenuti non rimangono un discorso occasionale, ma trovano forma in un organismo stabile, che si vuole agile quanto più possibile, ramificato in molti Paesi ed inserito nei principali Istituti culturali del mondo.

Il fondatore, l'ingegnere ed economista Klaus Schwab, dichiara nel discorso inaugurale che l'obiettivo del World Arts Forum è raggiungere un rinascimento delle arti, dotandole di ogni attuale tecnologia appropriata al fine di renderle reali ambasciatrici di pace e comprensione tra i popoli del mondo.

Il ministro degli esteri Gianni de Michelis, a titolo personale, ribadisce:

"...non ci sono solo artisti al World Arts Forum, sono ovviamente soprattutto artisti, ma anche molte altre persone interessate alla creatività (uso questo termine perché comprende a mio parere sia quello di cultura che di arte) come attività fondamentale oggi più che mai nel mondo in cui noi viviamo. La ragione per cui abbiamo ritenuto interessante mettere insieme per una discussione libera persone di questo tipo e di farlo in questo modo globale, trasnazionale e orizzontale, è perché abbiamo la sensazione che la creatività in tutte le sue forme abbia oggi, e avrà ancor più domani un impatto, sia sull'economia che sulla società, non solo molto più importante ma di qualità assolutamente diversa da quello avuto nel passato.

Io credo poi, per il mio personale punto di vista di uomo politico che ha avuto in sorte di occuparsi in due anni straordinari di un settore della politica che è veramente centrale, come quello delle relazioni internazionali, io personalmente sono convinto che questa nuova importanza, questo nuovo impatto tra creatività, economia e società acquista oggi, anche direi nell'attualità bruciante di questi giorni, un'importanza tuttaffatto particolare, per il peso che i linguaggi creativi andranno assumendo nel prossimo futuro per aiutarci a scegliere la direzione di marcia giusta per costruire i nuovi equilibri nel pianeta...

Ho detto più volte nel passato che, se c'è un modello semplice che ci permette di capire qual'è la scelta di fondo ch'è di fronte a noi in questo particolare momento storico, essa è la scelta tra integrazione e disintegrazione; e se questa è la scelta di fondo di fronte agli uomini alla fine del XX secolo ovunque nel mondo, è chiaro che noi dobbiamo concentrare la nostra riflessione per vedere cosa favorisce l'integrazione e cosa può aiutarci a combattere in maniera positiva la disintegrazione....Per questo è decisivo che si diffondano e si affermino dei linguaggi che appaiano al tempo stesso integrativi e differenziativi... da questo punto di vista il peso dei linguaggi creativi diventa essenziale, lo è già di fatto, perché questi consentono una comprensione più immediata, che non paga però il prezzo della rinuncia alla propria identità culturale.

La questione dei linguaggi creativi, quindi della creatività e quindi del ruolo della creatività, acquista un'importanza politica o se vogliamo sociale centrale, molto più che nel passato, non ha più solo un valore etico-estetico, non rappresenta più solo la soddisfazione di bisogni di elites o di minoranze, diventa una questione centrale per il modo di vivere delle maggioranze."

Dai 5 seminari incrociati svolti a Venezia tra il 29 e il 31 agosto 1991 sui temi: Arte e istruzione, Scienza e tecnologia, Arte e sponsors, Arti e media, World Arts Village, sono scaturite varie "task forces" che opereranno ognuna nel proprio "quotidiano" come elementi di pressione per la realizzazione di alcuni obiettivi tattici atti a porre "le priorità e le azioni culturali tra i primi posti sull'agenda mondiale". Tra questi primi obiettivi ricordiamo la creazione di una rete televisiva via satellite esclusivamente culturale e di una Olimpiade quadriennale itinerante delle arti denominata World Arts Village che si terrà per la prima volta probabilmente a Budapest nel 1995.

L'iniziativa e l'organizzazione sono lodevoli ed efficenti; pare che un agguerrito manipolo di "potenti" abbia finalmente capito dove indirizzare i propri sforzi, rimane però da chiarire un punto fondamentale: dalle interviste a Mr.Negroponte (dip. Scienza della comunicazione del Massachussets Institute of Technology) risulta che non esiste ancora la volontà di giungere ad una definizione comune della parola "arte". Dalle varie relazioni affiora un uso indiscriminato e quasi sinonimico di arte, cultura, creatività. Ne consegue che tutte queste persone dialogano fra loro sulla base di equivoci a catena generati da un vocabolario specifico basilarmente caotico. Si verifica il paradosso di una parola cui vengono associati un numero incontrollabile di significati spesso in contraddizione tra loro. Vogliamo confidare che questa situazione sia imputabile alla novità dell'organismo e che agli scienziati della comunicazione risulterà prima o poi evidente la necessità di controllare e restaurare le fondamenta lessicali del loro operare (vedi Un Certo Discorso)

E' anche inevitabile che, quando veramente si voglia giungere ad un tentativo di pacificazione planetaria attraverso la mediazione delle arti, molti dei bluff consentiti fino ad oggi debbano saltare. Perchè l'arte possa effettualmente manifestare la sua potenza sull'indole degli uomini si deve restituirle una identità ideale precisa e assolutamente indipendente da opinioni e gusti soggettivi.

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