Maria Grazia Galatà |
POETI | M N R |
Portatemi la sabbia del Sahara e il sangue di mille frutti velenosi mi copriranno: quando verrà l'inverno delle valli di pietra dei fiumi annegati da eremi tombali un tramonto troverà il fiore. Non voglio essere reciso senza avere affondato le radici all'alba del pensiero. |
Dipinge colori d'iride mai visti quel bambino dal pennello forte delle sue mani. Girano e saltano scarpe di fango sulla trottola di cento immagini. E nel sorriso un grido vola a toccare la falda larga del vento. |
Rosse torneranno le mie giornate le vedrò disgelare sotto raggi infuocati. A ogni angolo. Sotto ogni mio passo macchie solari |
Lento accartoccia le foglie il fuoco del monte aspetto la gelida pioggia la gioia di canti perduti lontano fra spine di fichi d'India fra la sciara della mia terra. Io l'ebbi nel cuore quel fuoco. E ghirlande di suoni aspetto la sera se dormo su cuscini d'arance. Verrà ancora la mia nave il vecchio postale di zagare di limoni di canti e di Eterno. |
Stretti dietro la muraglia del silenzio apocalittico siamo inerti a capo-volgere la vita accatastata in foglie povere di linfa perduta negli anni ingrati e alla fine hoc post hoc dunque a causa di questo. |
Un attimo e lambisco un cielo metallico il mare impazzisce dove non è luce né buio. La paura salta un fiume gonfio d'orgoglio e slitta sul sasso. |
Distesa immensa di sabbia roccia a strapiombo sul mare un sorriso era il sole allo zenith il ricordo di un nome sussurrato da onde lontane. Il tutto. Il nulla che si perde nel piatto orizzontale. |
Voglio dimenticare dimenticare i tuoi dubbi le tue incertezze che mi scivolano incolumi nella beffa del ritorno. |
Torpore. L'ombra gira sull'orizzontale. Mi scopro. tardiva. Rinascere a... (forse) Sarebbe ribaltare? |
Non c'è tempo per eludere il minimo squallida visione quotidiana. I battiti del pendolo segnano l'ora. Viverla coglierne il massimo sarà il mezzo-dì. |
Lenta si consuma la notte fuoribordo in nembi d'atroci rifiuti d'esistenze svuotate attente all'agonia dell'ennesimo notticidio. |
Ingoio sabbia portata dalla rosa dei venti mi ribello atterrita guardo una pozzanghera imputridita su cui mi specchio deforme. E FUI FUOCO |
Ubriaco lancia l'ULTIMA bottiglia vuota. un grido rimbomba fra muri d'acciaio. MOMENTO IMMORTALE S'arresta l'angoscia nel fragore del tuono. |
SILENZIO. Sulla strada i miei passi scandiscono il tempo che muore sulla terra intrisa di pianto. Mi ferma l'angoscia di un'ora perduta nell'isola d'oro. |
Out of me around me the world. Lontano il suono di un sassofono colora l'opacità del quadro coi toni caldi del jazz |
Nella vita degrada palpitava il muscolo trafitto da antichi aghi un cuore! dicono lo era, lo era anche il tempo aveva perso perso |