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La sorgente dapprima si impaludò e poi scomparve tornando sotterranea. Gli edifici, sotto l'attacco combinato della vegetazione, dell'incuria, dei vandali e dei ladri, che erano rimasti gli unici frequentatori dell'isola oltre ai romantici avventurosi come me, cominciarono a cedere. Archi e architravi, depredati della pietra d'Istria, si sbrecciarono e infine ruppero, cadde il tetto della chiesa e l'acqua cominciò ad attaccare le volte dei sotterranei, che ancora oggi però strenuamente resistono quasi intere. La Madonnina della cinta murata, a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, fu rubata: legata a una fune, venne trascinata sul fondo nel tentativo dei malintenzionati di non dare nell'occhio. Ma il fondale attorno all'isola è infido per cumuli di macerie scaricati abusivamente negli ultimi cent'anni. La statua si impigliò e la fune si ruppe. Un ultimo barlume di coscienza nei ladri fece loro segnalare anonimamente il fatto e il luogo d'incaglio. La statua fu quindi recuperata e ora è in deposito, si dice, presso una Sovrintendenza.
Sono passati cinquant'anni da quando sbarcai per la prima volta a San Giorgio, sento ancora l'aroma delle pesche bianche, delle ciliege e degli amoli, ancora ho nella memoria le immagini di gente cordiale e di un'isola accogliente e pulita.
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