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Pietre di Venezia ..:Torna indietro:..
Ghe gavé mai pensà, Venessiani...
di Umberto Sartori - inviato il 09/05/2007 (letto 3557 volte - 4 commenti)

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Ghe gavé mai pensà, Venessiani...
Che sta cità. nata da l'aqua e fata granda da la bona volontà e dal corajo dei so omini, 'desso sé drio vignir distruta da l'aqua?
La nostra mare aqua, mare prima ancora che Venessia stessa, che digo, prima ancora che nostra mare natural, sta Mare Aqua, che par secoi e secoi ga sostignio la nostra aventura, ne se ga voltà contro.
La piova invesse che disetarne nialtri bestie e piante, ne desfa tute e nostre bee piere.
El mar no speta più el dueo dee nostre prove al largo; el ne vien drento casa, drio i litorai, e par che el voja indrio la Laguna che el ne gaveva lassà in concession.

Cossa ghe sarà de diverso in sta aqua, da quea che ne voeva ben?

No sarà che una volta ne l'aqua andava e benedission dei preti e e speranse de tuta la gente, e invesse adesso ne l'aqua pompemo solo che solfo del demonio?

Mi, che pur saria de formassion atea positivista e donca 'sai scetico, a missiar reigion e poitica, me vien proprio da risponder de sì a sta domanda. Parché positivista fin che voé, ma miga cretin.

La reigion sé afar del Popolo, come la poitica, ansi più antica e influente.

Quasi tuti i insegnamenti morai che ga fato granda sta cità sé ancuo disatesi, mistificai e spesso anca dilegiai in publico.

E no penso afato de farghe un torto al Sincretismo venessian disendo che quei valori gera stai enunciai nea Reigion cristiana e in so nome propugnai e difesi.

E alora vedemo come che par forsa ne toca sposar la Reigion a la Poitica, atraverso el medium dea moral...

Chea fasie batua 'sai in voga: "No ghe sé più reigion!" dita co na strucada de ocio e un sorisin, pararia che la sia drio costarne la vita, come cità, e par queo che riguarda l'orese Cararo, anca come persona.
A Dante la ghe sé andada mejo, ma Dante sé special.

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Commenti a questo articolo
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Inviato da: Giuliano Sacchi (giuliano.sacchi@fastwebnet.it)

Ho 55 anni e sono nato a Venzia in corte Todeschini e li rimasto purtoppo solo pochi anni iniziando le scuole elementari in terra ferma.
Legegre questo articolo mi ha fatto commuovere. Torno quando posso e giro, possibilente fuori dal giro turisti perchè non mi sento tale. Ogni voltsa che tornocerco di "respirare" l'aria che i miei giovani sposi respirarono nel dopoguerra e quella che respirarono i miei fratelli ai Cavanis e io in giro per corti campi e campielli.
Grazie di mantenerla viva.
Giuliano Sacchi

Inviato il 13-05-2007 18:39
Inviato da: Joseph Seychell (joseph.c.seychell@gov.mt)

Sono Maltese. La settimana scorsa son venuto con mia moglie a Venezia per la terza volta. Questa volta il mio desiderio era di abitare tra i Veneziani non in albergho. Ho vissuto 5 giorni da Doge in un piccolo appartamento con giardino nel sestrire S.Polo tra i Frari e Campo San Giacomo da l"Orio, quanta atomsfera li. Visitare il mercato di Rialto alle 6.30, col vaporetto alle isole di San Erasmus, di Torcello di San Lazzaro e di San Giorgio. Passegiare alla Giudecca e nel mercato di via Garibaldi fino a San Pietro. Non andare dov'e sono i turisti...Nostaliga di Venezia, arrivederci.

Inviato il 17-05-2007 21:40
Sito web: -
Inviato da: Roberto Mirandola (roberto@graphmail.com)

Ho avuto la gioia di abitare a Venezia, in Frezzeria, fra Piazza San Marco ed il Teatro la Fenice, ove papà era Maestro del Coro.
Che ricordo indimenticabile!
Che gioia e che commozione ogni volta che ritorno.
Ora vivo in terraferma, ma gran parte del mio cuore cammina fra le calli ed i campielli.
Eppure devo fare anch'io un'amara constatazione.
Si diceva, di una grandiosa città meridionale: "XXX è bellissima, peccato che sia abitata dai xxx".
Non è che dovremo dire: "Venezia è bellissima, peccato che sia abitata dai veneziani"?
Perchè, non dimentichiamolo, sono i cittadini a fare la città.

Inviato il 23-05-2007 21:30
Inviato da: Umberto Sartory

Io, che a Venezia sono nato e abito, le offro queste riflessioni.
Veneziani sono coloro che Venezia hanno costruito. Un Popolo intelligente, forte e pio.
Un Popolo che, dopo un lungo periodo di florida espansione sui mari, subì un grave smacco morale al tempo della scoperta delle Americhe. Genova, la rivale appena definitivamente battuta, dopo secoli di guerre estenuanti, improvvisamente risorgeva come centro Italico delle nuove rotte commerciali.

Questa "tarpata di ali" lasciò per un paio di centiania di anni ai Veneziani la consolazione del ben amministrare i territori dell'Entroterra e di svolgere ruoli diplomatici anche molto importanti.

Ma la perdita nel valore e nell'intraprendenza marinaresca agivano come un male oscuro nel corpo sociale e dirigenziale della città, che conobbe una decadenza morale fino al sonno del Popolo che lo mise in balia di avventurieri sempre più avidi e astuti.
Si giunse così nel Settecento alla rappresentazione di Venezia come una meretrice assisa in Punta della Dogana tra le cui cosce aperte i mercanti versano cornucopie d'oro.

Ai Valori morali e spirituali si andavano sostituendo idoli materiali e vani, tendenza che vediamo culminare nell'ultimo Bucintoro, assai più "vitello d'oro" a tutti gli effetti che mitica imbarcazione Troiana.

Avidità e astuzia chiamano avidità e astuzia, ma i Veneziani erano uomini di altre abilità, assai più morali e d'intelligenza; degradati all'astuzia, ne subirono di più forti e allenate.
Venne Napoleone, che bruciò e fuse il loro "Bucintoro" per ricavarne, appunto, l'oro.
Poi vennero gli AustroUngarici che, con la loro disciplina "da collegio di correzione", assicurarono i minimi requisiti per la sopravvivenza della città al sonno morale del suo Popolo, per un periodo molto lungo anche dopo la caduta del loro Dominio diretto.
Poi venne il Fascismo, che fece altrettanto nel periodo della sua durata, pur operando sventramenti e interramenti selvaggi nel corpo storico della città. Meno che altrove, d'accordo, perché Venezia mantiene in sé gran parte della forze e del rispetto meritato dai Veneziani da svegli.

L'avvento al potere centrale della Repubblica delle bande di delinquenza partitica, totalmente amorale o peggio immorale, ha fatto però venir meno nella classe dirigente anche quei valori di rispetto dovuto che avevano influenzato ancora, pur se blandamente, le bande fasciste.
Venezia quindi nel breve volgere di cinquantanni, si trova di fronte al realistico pericolo di scomparire dalla faccia della terra, dissolta nell'acido solforico e nitrico come la vittima di un sequestro.
E di un sequestro Venezia è oggetto.
Essa è organismo troppo delicato e bello per essere gestito da persone senza il minimo senso del Bene Comune, barbari a tutti gli effetti e di fatto invasori di una città che essi non hanno ne avrebbero mai saputo costruire, che non sanno, a tutti gli effetti, mantenere. Che, anzi, sembra sottrarsi a loro in un moto di ripulsa autodistruttivo.
Anche le navi oltre all'acqua, come a tema dellarticolo, divengono strumento di distruzione anziché di benessere.

Noi del Comitato di Salute Pubblica confidiamo che, con l'aiuto di Dio come sempre in Passato, i Veneziani dormienti di tutto il mondo si risveglino nell'ora del Supremo Pericolo per la loro Patria o città d'adozione. E la sottraggano ai barbari invasori residenti o meno che siano.
Consapevoli di essere stati i primi Veneziani risvegliati alla natura letale e pressocché immediata del pericolo presente, riscoprendoci degni dell'intelligenza e delle capacità dei nostri Anteneti quanto a capacità e sensibilità locale, ci offriamo e ci adoperiamo per guidare il Popolo Veneziano a un risveglio precoce, rispetto a quello traumatico nell'incubo della distruzione.

Inviato il 25-05-2007 16:59
Sito web: http://ourvenice.org
 


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