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PUNTA DELLA DOGANA
di ENZO PEDROCCO - inviato il 19/06/2007 (letto 3562 volte - 2 commenti)

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PUNTA DELLA DOGANA
PER I PROSSIMI TRENT'ANNI "CHEZ" PINAULT

Punta della Dogana, dopo la firma della convenzione fra il sindaco di Venezia e il presidente di Palazzo Grassi di alcuni giorni fa, passa per i prossimi trent' anni alla gestione del magnate collezionista francese Francois Pinault. In base a tale convenzione, i lavori di recupero a spazio espositivo degli ex magazzini avranno inizio in autunno, e l'inaugurazione si dovrebbe tenere per la Biennale Arti Visive del 2009. Oltre ad esposizioni temporanee, Punta della Dogana ospiterà una raccolta permanente di 141 opere dell'immensa raccolta di Pinault.

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Inviato da: Mau San

Mejo paron de sessoea che servidor de barca.
Ma siamo solo servitori

Inviato il 21-06-2007 03:37
Inviato da: Pietro Bortoluzzi (pietro@bortoluzzi.org)

Alla fine sembra che tutti i giochi si siano conclusi in gloria, con l’ennesimo ostentato trionfo amministrativo del sindaco Cacciari, fiero di consegnare pubblicamente alla Salute, in contemporanea con l’inaugurazione della Biennale d’Arte 2007, a monsieur Pinault, presidente di Palazzo Grassi spa, la Punta della Dogana, in cui a partire dal 2009, dovrebbe sorgere “un centro di documentazione e ricerca, permanentemente aperto”. Un anno il 2009 indicato non a caso, ma per intendere che in occasione della vernice della prossima Biennale d’Arte si inaugurerà anche la nuova Punta della Dogana, formato Pinault. Il tutto grazie anche al lavoro che dovrà a tempo di record svolgere il celebrato architetto Tadao Ando.

Il quale però temo che dovrà mettere in computo, prima di operare artisticamente sull’allestimento del monumentale complesso, anche un aspetto (e quindi una tempistica) che forse nei bandi era stato poco evidenziato: cioè il ripristino statico dell’antico edificio di Punta della Dogana, compromesso dai lavori alle rive sul lato del Canale della Giudecca, dove (nonostante le nostre ripetute richieste di controllo) sono stati infissi palancolati tipo Larsen e riversati quantitativi imponenti di cemento armato, che di certo non si sono sposati bene con l’elasticità delle antiche costruzioni veneziane. Buon lavoro quindi ad Ando, e un grazie dai cittadini veneziani (e dallo Stato Italiano) per poter risparmiare i danari necessari per il recupero statico.

Sul fronte però dei precedentemente sbandierati accordi con Pinault per la gestione di Palazzo Grassi, oltre che l’assegnazione della Punta della Dogana, c’è da registrare una pagina nerissima per quel che riguarda il Teatrino di Palazzo Grassi, che doveva essere ristrutturato per un uso pubblico cittadino, e che invece ci si dice che verrà utilizzato come camera di decompressione per le necessità organizzative e logistiche della Palazzo Grassi spa. Certo, il nostro sindaco pare intenzionato a riuscire a piazzare qualche consigliere di amministrazione di nomina comunale sia nella Palazzo Grassi che nella nuova futura società che gestirà Punta della Dogana: ma quale ruolo potranno avere questi nuovi nominati? Sapranno riaprire ad esempio una problematica politicamente importante come quella dell’uso del Teatrino di San Samuele?

Infine, tutta la retorica sui simbolici agganci con la Biennale d’Arte e sulla funzione che Punta della Dogana dovrà avere per documentare le tendenze dell’arte contemporanea (anche se fra trent’anni la collezione di pop-art di Pinault stabilmente esposta rischierà di essere poi non più così contemporanea…), sembrano stridere parecchio con la vergognosa situazione di degrado di quello che dovrebbe essere il centro per eccellenza di documentazione e di ricerca per l’arte contemporanea: l’ASAC, l’Archivio Storico delle Arti Contemporanee, a parole il settore permanente di ricerca e produzione culturale nel campo delle arti contemporanee, che dovrebbe tutelare, conservare e valorizzare il patrimonio documentale della Biennale di Venezia e delle arti del Novecento, grazie al materiale raccolto dal 1895 a oggi. Una struttura e un patrimonio che – nonostante i ripetuti appelli – non solo ora risulta di fatto inutilizzabile, ma rischia anche di deperire fisicamente, non essendo stata ancora risolta la questione della sua sede definitiva.

Possibile che si debba chiedere a un privato cittadino francese di realizzare in una struttura pubblica cittadina prestigiosa come Punta della Dogana ciò che come amministrazione veneziana già abbiamo, ma stiamo lasciando languire e marcire perché non riusciamo a destinargli una sede idonea?

Inviato il 24-06-2007 00:10
Sito web: www.pietro.bortoluzzi.org
 


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