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Pietre di Venezia ..:Torna indietro:..
San Giorgio in Alega
di Tello De Marco (foto) | Umberto Sartori (testo) - inviato il 02/11/2007 (letto 3902 volte - 19 commenti)

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San Giorgio in Alega

San Giorgio in Alega

Raccontare l'isola di San Giorgio in Alega è un poco come ripercorrere la mia stessa vita. Quest'isoletta sperduta infatti è legata a ricordi emblematici delle mie età. Un luogo che mi era familiare e quasi quotidiano nell'infanzia, meta com'era della passione per la pesca di mio padre e che ho poi continuato a visitare pur con intervalli sempre più lunghi.
Posso quindi davvero raccontare gli ultimi cinquant'anni di San Giorgio in Alega per testimonianza diretta.
C'è, o meglio c'era, un canale a ridosso dell'isola verso Sud-Est, che al tempo della mia infanzia era frequentato dalle anguille: sulla terza bricola mio padre legava il sandolo noleggiato da Seno e lanciava le sue togne con un ampio movimento rotatorio del piombo sopra la testa. A volte ero con lui, ma più spesso le mie qualità di disturbatore mi avevano già fruttato un "affidamento" alle mura di mattoni della vicina isola.
Nè lì ero solo. Negli ultimi anni cinquanta un gruppo di pescatori curava la terra oltre a depositarvi le reti. Vi erano cani domestici e una sorgente d'acqua dolce.





Vigneti e frutteti ombreggiavano rustici tavoli e panche dove i gitanti e i clienti consumavano pasti di scampagnata o trattavano casse di frutta e di pesce.
L'isola era stata la prima a venire restituita al pubblico dai militari; gli edifici e la cinta muraria erano pressocché intatti. Sull'angolo di Nord-Est ancora si poteva vedere la statua di una Madonnina secentesca; sopra l'aggraziato arco in pietra d'Istria che dava accesso alla cavana in fondo alla darsena, spiccava una croce in marmo policromo assai più antica: sentivo mio padre descriverla come del '400. La chiesa presentava già piccoli danni al tetto, ma era integra nei suoi volumi e nelle strutture portanti. Altrettanto integri, e in parte abitati erano gli altri edifici, alcuni antichi e altri, come la torretta d'artiglieria in cemento, costruiti per la servitù militare.
Accostato al muro di cinta verso Venezia ancora ricordo un piccolo allevamento di conigli e galline.
Sullo spiazzo a destra entrando in darsena un grande cumulo di tubi di cartone catramato, contenitori vuoti delle cariche di lancio dell'artiglieria, per me bambino costituiva un settore esplorativo affascinante quanto proibito, come proibita mi era tutta la parte Ovest dell'isola, già inselvatichita e disseminata di residuati bellici.

Lo scalo di alaggio a sinistra era ancora parzialmente coperto dal tetto in travi assi e tegole: ospitava il rottame di una grossa imbarcazione lagunare ed era ancora in uso come squero per la riparazione di piccole barche. Perfettamente integro era anche il molo d'attracco in pietra d'Istria.

I pescatori-contadini se ne andarono, scacciati da una qualche ordinanza; si disse che l'isola era stata venduta per farne un albergo. Il luogo disabitato divenne ancora più affascinante per la mia lunga adolescenza inquieta e sensuale, ma anche più disponibile per attività illecite. Si cominciò a sentir parlare di refurtiva, contrabbando, armi che potevano esservi nascosti, e i normali gitanti smisero di andarci.
La vegetazione abbandonata a sé stessa rivelò ben presto la virulenza della vite che, non più potata né spogliata dei suoi frutti, scese dagli impalchi artificiali per avvolgere raso terra quasi tutta l'isola compresi gli edifici più bassi, soffocando gli altri alberi da frutto e vincendo anche l'edera che già si era insediata a ridosso dei muri e i cespugli di rovo. Negli ultimi anni però anche la vite ha ceduto, e ora l'isola è avvolta da un altro infestante di cui non conosco il nome, presumibilmente un'edera velenosa.





La sorgente dapprima si impaludò e poi scomparve tornando sotterranea.
Gli edifici, sotto l'attacco combinato della vegetazione, dell'incuria, dei vandali e dei ladri, che erano rimasti gli unici frequentatori dell'isola oltre ai romantici avventurosi come me, cominciarono a cedere. Archi e architravi, depredati della pietra d'Istria, si sbrecciarono e infine ruppero, cadde il tetto della chiesa e l'acqua cominciò ad attaccare le volte dei sotterranei, che ancora oggi però strenuamente resistono quasi intere.
La Madonnina della cinta murata, nel 1985 a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, fu rubata: legata a una fune, venne trascinata sul fondo nel tentativo dei malintenzionati di non dare nell'occhio. Ma il fondale attorno all'isola è infido per cumuli di macerie scaricati abusivamente negli ultimi cent'anni. La statua si impigliò e la fune si ruppe. Un ultimo barlume di coscienza nei ladri fece loro segnalare anonimamente il fatto e il luogo d'incaglio. La statua fu quindi fu recuperata e ora è in deposito, si dice, presso una Sovrintendenza.


Sono passati cinquant'anni da quando sbarcai per la prima volta a San Giorgio, sento ancora l'aroma delle pesche bianche, delle ciliege e degli amoli, ancora ho nella memoria le immagini di gente cordiale e di un'isola accogliente e pulita.

Davanti agli occhi e all'obiettivo di Tello De Marco, invece, la devastazione dell'isola grida la condizione estrema in cui versa Venezia tutta, nelle mani di barbari del tutto indegni della Storia e della Civiltà veneziane.



Seno - Uno dei noleggiatori di barche, che era situato nel canale di Ognissanti alle Zattere. All'epoca vi erano almeno una decina di stazi attivi in città.
Togne - Semplici lenze lunghe. Tenute arrotolate solitamente su una tavoletta di legno o sughero, al momento dell'uso venivano svolte in apie volute sul fondo della barca. Il pescatore stringeva tra indice e pollice l'estremità a circa settanta centimetri dal piombo e la faceva roteare sopra la testa per lanciarla a qualche decina di metri dalla barca. La togna veniva poi lentamente recuperata.
Amoli - Specie locale di albicocche.

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Commenti a questo articolo
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Inviato da: elbaso

Stringe il cuore vedere come le isole della laguna
siano devastate e ridotte a discariche

elbaso

Inviato il 03-11-2007 18:45
Inviato da: emmegi (emmeginko@gmail.com)

lamentiamoci poi se le compra qualche ricco straniero...

Inviato il 03-11-2007 20:01
Sito web: www.ciacoeoni.net
Inviato da: Umberto Sartory

Lamentiamoci semmai che sia stata resa possibile la vendita di beni demaniali. Ovvero di beni di tutti il cui lucro finisce invece forzatamente nelle tasche solo di alcuni.

Inviato il 05-11-2007 15:35
Inviato da: Tello

Un po' di cronaca di questi giorni, mi spinge a commentare l'articolo di Umberto. A Mestre, dopo l'alluvione, ci si lamenta perchè il Comune del Titanic non tiene in considerazione i residenti della Terraferma. Nel centro Storico, ci si lamenta per il sistema di trasporto messo a regime tra le due guerre mondiali, che sembra non essere più all'altezza dei giorni nostri. (e come potrebbe essere altrimenti). In più ci si lamenta per altri problemi importanti. Nelle isole della laguna, infine, ci si lamenta perchè il Palazzo dorato sul Canal Grande ha abbandonato completamente il territorio e i residenti isolani al loro destino, di come và la và, e, di conseguenza, i cittadini delle maggiori isole chiedono di "staccarsi" dal centro storico. Insomma tutti si lamentano, tutti si sentono abbandonati da quel Palazzo, dai suoi uomini e dalle sue istituzioni. Intanto però, a furia di lamentarsi, di protestare, di andare a perdere del tempo ancora con interlocutori che attualmente amministrano la nostra città, (si fà per dire "amministrano", diciamo si divertono, giocherellano, gestiscono), ci consegnano quasi oramai giornalmente barzellette, scandaletti, e scempi di qualsiasi genere...come ad esempio quello di S.Giorgio in Alga. Se le foto sopra riportate, che potrebbero essere quelle di decine e decine di altre isole nella laguna, di m2 di parchi e strade in terraferma, o di abbandoni del territorio nel centro storico, sono scempi per i nostri occhi e dolore per il nostro cuore, allora mi chiedo a cosa serva continuare ancora a lamentarsi, ma sopratutto mi chiedo a chi sia rivolta la lamentela. S.Giorgio in Alga è un chiaro segnale che la classe politica veneziana degli ultimi sessant'anni ha fallito, in questo caso nel gestire il territorio, ma anche in altri ambiti. S.Giorgio in Alga è una vergogna perchè loro l'hanno fatta diventare come cosi'fotografata, ad un'immondizaio che sembra quasi riportare la loro immagine e somiglianza. E'inutile continuare a lamentarsi. Qui c'è solo da prendere atto che una popolazione intera gli stà sfiduciando. Ma allora, mi chiederete, perchè sono ancora qui, a governare Venezia? Semplice; perchè ci sono ancora delle belve che hanno tutto l'interesse ad avere loro al governo della città, che hanno tutto l'interesse a continuare a lamentarsi, e che hanno tutto l'interesse alle loro tasche piuttosto che tornare a vedere il gioiello che era s.Giorgio in Alga solamente che 40 anni fà. Se la popolazione non cambia il proprio modo di ragionare e di comportarsi, ed invece di lamentarsi, incominciasse a guardarsi un po' più dentro di se, credo che continuerà a meritersi in cambio sempre le cose peggiori. Perchè alla fine il territorio rispecchia quello che noi siamo. E mi sa che S.Giorgio in Alga ci stia dicendo, oltre a che razza di personaggini mandiamo a governarci, che piccole e pessime persone siamo e stiamo diventando. Alla fine dipende tutto da noi, anche se S.Giorgio in Alga è presa cosi'. E'inutile continuare a lamentarsi: ne abbiamo di popolazioni in Italia che continuano in questo sport. Qui sarebbe il caso, che noi veneziani incominciassimo a tirarci su le maniche, per riprenderci il nostro territorio, (e di conseguenza S.Giogio in Alga), e la nostra dignità perduta oramai da decenni. Ovviamente già qualcuno lo fà, ma vista come è presa la città mi sa che non sono poi molti.

Inviato il 05-11-2007 18:05
Inviato da: lorenza

ogni volta nessuno li vota e dopo te li ritrovi di nuovo in mezzo ai piedi-

Inviato il 07-11-2007 15:48
Inviato da: Enzo Fantini (e.m.fantini@arcor.de)

c'è del giusto in tutti i sottostantin commenti.
certo, la prima emozione al vedere le foto, é quella di grande tristezza; io vivo in Germania da quasi 30'anni e ogni volta che vedo queste tristi trascuratezze, sono spinto ad ammirare i tedeschi, che singolarmente presi sono sana e brava gente, che - mediamente parlando - utilizzano ogni momento libero per curare la propria casa. Di qui viene l'impressione di ordine e salute generale della Germania: si tirano su le maniche e aggiustano, riparano, migliorano, ritoccano, abbelliscono o impreziosicono con calma quanto loro appartiene. I "tedeschini" s'intende, non i pesci grossi.
Lo stesso vorrei augurare a tutti gli italiani, perché questo tipo di attività cura anche la mente ed educa: non si vedrebbero le iimondizie a S.Giorgio, lo sfacelo diVenezia e di tutt'Italia, Napoli compreso, scandalo della visita annullata del Papa all'Università della Sapienza compreso.
Civiltà del decadimento, sociale, politico, individuale, morale ecc. Solo il proprio immediato egoistico interesse, pressati dalla preoccupazione di sopravvivere.
Ma c'è anche del buono, nel senso che dopo i periodi negativi non possono venire altri periodi negativi.

Inviato il 16-01-2008 14:18
Inviato da: laura de rossi (lauraderossi@libero.it)

Mi piacerebbe avere i vostri indirizzi email per chiedervi alcune informazioni su ciò che ancora rimane del convento e della chiesa di cui a malapena, se non sbaglio, si possono leggere le mura perimetrali. Sto realizzando un saggio sulla storia di quest'isola e mi piacerebbe, a esempio, capire se sul sagrato dell'edificio chiesastico sono rimaste alcune sepolture o se a suo tempo sono state traslate.
Grazie

Inviato il 03-05-2008 12:24
Inviato da: Umberto Sartori

Cara Laura,
se ben ricordo, sul sagrato, proprio a ridosso della facciata della chiesa, era stato costruito un edificio militare in cemento, basso e cubico.
Ritengo assai probabile che le sepolture siano state traslate, come le opere conservate nella chiesa, forse già ai tempi dell'Editto Napoleonico o almeno al tempo in cui l'Isola divenne servitù militare. Di certo non ricordo vi fossero tombe visibili anche negli anni in cui gran parte dell'isola era curata e accessibile.
Ho scoperto invece, guardando l'isola in Google Earth, che un fotografo, nelle immagini pubblicate in Panoramio, definisce l'Isola come una base segreta degli uomini rana nella Seconda Guerra Mondiale. Noti i rapporti della X MAS con l'Arsenale di Venezia, la notizia mi sembra sensata.

Inviato il 05-05-2008 16:19
Sito web: www.ourvenice.org
Inviato da: Gianni Chinellato (sos@giannichinellato.it)

Carissimi amici...sono una vittima di usura bancaria nel mio blog (www.giannichinellato.it )troverete la mia storia ..l'anno scorso il 23 dicembre assieme ad un'altra vittima siamo scesi nell'isola di S.Giorgio in Alga come APPESTATI BANCARI..per la quarantena e per ricostruire il presepio dopo oltre 2 secoli dall'abbandono dell'isola dei frati carmelitani...sono stati momenti meravigliosi di preghiera e sensazioni incredibili quasi fossero con noi le anime dei frati ..........troverete le foto sul mio Blog ( fotogallery) Un abbraccio Gianni Chinellato

Inviato il 03-12-2008 00:48
Sito web: www.giannichinellato.it
Inviato da: franco (nick_kcin@hotmail.it)

Caro Umberto, anch'io in gioventù ho passato ore deliziose in laguna vogando verso San Michele, Murano, La Carbonera ..abitavo a Santa Marina e noleggiavo il sandalo allo squero del rio dei Mendicanti a San Giovanni e Paolo, non ricordo più il nome del gestore, ma ho ben presente la sua immagine e la sua disponibilità. Qualche ora di voga per ricreazione dopo le ore passate a preparare gli esami per Ca' Foscari. Sapevo vogare bene alla valesana. Quanto mi manca la mia città. I miei genitori sono sepolti a San Michele. Quando posso faccio sempre una visita al cimitero e poi rientro. Mi sono ritrovato nelle tue emozioni. Un caro saluto. Franco

Inviato il 06-02-2010 17:13
Inviato da: Decca (http://www.facebook.com/album.php?aid=175071&id=371554427396&l=013d5193e1)

Molto bello il racconto. Mi sono permesso di inserirlo, citando la fonte, nella pagina che ho dedicato all'isola su Facebook.
Una precisazione : nell'archivio fotografico del Comune di Venezia esistono 11 foto che ritraggono quando nel 1985 la statua è stata tolta dalla sua collocazione naturale e trasportata via. Non si tratterebbe quindi di un furto.
Un paio di queste foto sono state inserite anche sulla pagina di Facebook per una immediato riscontro.

Inviato il 27-04-2010 11:08
Sito web: http://sites.google.com/site/wwdecca/
Inviato da: Umberto Sartori

Le foto che pubblichi parlano chiaro, caro Decca. Quella che la Madonnina fosse stata rubata e ritrovata fu una voce che corse all'epoca.
Sarebbe bello scoprire che anche la croce in marmo policromo non sia scomparsa ma solo nascosta in qualche anfratto della burocrazia...

Inviato il 28-04-2010 01:30
Inviato da: aSerra (armandoserr@gmail.com)

Davvero coinvolgente!
Chissà se U. Sartory ed altri conoscitori dell'isola di S. Giorgio in Alga mi possono aiutare in una ricerca sul telegrafo ottico napoleonico a S. Giorgio (così nelle fonti) tra Gamberare e S. Trovaso (vicino al canale della Giudecca).
Grato dell'attenzione
Roma, 22 giugno 2010
armandoserr@gmail.com

Inviato il 22-06-2010 11:32
Inviato da: Umberto Sartori

Mi spiace, aSerra, non ho notizie specifiche dello strumento di cui scrivi.
Gambarare nel Medio Evo si chiamava Balladello, pare dal latino Vallatellum che significa luogo alto o rinforzato, quindi lo si può dire adatto a un semaforo...
La sua torre campanaria di 34 metri potrebbe essere in linea visiva con quella di San Trovaso a Venezia, di cui non conosco l'altezza ma che a occhio dovrebbe essere simile.
Gambarare si trova inoltre a breve distanza sia dalla strada napoleonica Arzerone che dalla Romea...
Puoi postare la tua domanda anche sul Forum
http://www.ourvenice.org/phpBB2/viewforum.php?f=18

Inviato il 23-06-2010 10:53
Inviato da: Elena Gavagnin (gavagnin4@libero.it)

Stavo cercando informazioni sull'isola che ha visto nascere mio padre ed il suo primo fratello quando ho trovato questa pagina...il tuo racconto appassionato mi ricorda quelli di mio padre, quando mi parla dell'isola dove ha vissuto per i primi anni della sua vita con la famiglia.
Non so se gli abitanti dell'isola di cui parli siano i miei parenti, però so con certezza che i miei nonni hanno vissuto sull'isola per diversi anni con zii e bisnonni. Pagavano l'affitto al Comune di Venezia e lavoravano la terra, mantenendo l'isola in buono stato. Poi i miei nonni, per motivi, credo lavorativi, hanno lasciato l'isola, mentre i miei bisnonni devono aver concluso lì i loro giorni. Dopo la famiglia Gavagnin non mi risulta che altre famiglie abbiano abitato l'isola.
Quand'ero più piccola mio papà mi portava a visitarla, era già in parte in degrado, e anch'io vi associo ricordi di frutteti profumati, alberi di fichi e grossi pesci che nuotavano a ridosso delle mura. Una volta caduto l'arco e aumentata l'immondizia, avendo trovato anche qualche siringa, non ci siamo più avventurati all'interno, accontentandoci di vederla da lontano...sarebbe bello riportarla agli antichi splendori...

Inviato il 05-01-2014 21:30
Inviato da: Umberto Sartori (umbertosartori@veneziadoc.net)

Sarebbe bello sì, cara signora Elena...
purtroppo invece, al momento attuale, l'isola mostra gravi fenomeni di erosione, che hanno già intaccato la muratura esterna e fanno presagire che, in assenza di un ripristino del governo oculato delle correnti di marea, l'isola seguirà presto la sorte del Cornio, di Rivola Vecchia, del Torson di sotto...

Inviato il 23-01-2014 15:36
Sito web: http://veneziadoc.net
Inviato da: jacques TURCHET (turchet-27-ingenierie@orange.fr)

Bonjour,

Il est regrettable de voir un tel désastre sur cette île et ce n'est pas une belle image touristique. Malgré l'état de délabrement actuel, je pense que l'île pourrait être nettoyée et les bâtiments restaurés à condition de le vouloir. Il faudrait une association de personnes sérieuses composée de retraités et de personnes sans emploi ayant une spécialité du bâtiment et de l'agriculture pour y faire une agriculture biologique loin de la pollution que nous connaissons. Il suffit de trouver les fonds pour acheter les matériaux et le matériel nécessaire aux travaux. Ce commentaire peut paraître utopique et farfelu mais moi je pense le contraire, je ne suis pas un rêveur mais un professionnel qui a fait ses preuves en France et en Afrique noire tout est question de motivation et financement. Je précise que les personnes volontaires doivent être qui seraient recrutées devraient sérieuses professionnellement et moralement afin d'éviter les désordres et les problèmes engendrés et bien connus.
J.TURCHET

Inviato il 21-01-2017 05:52
Inviato da: jacques TURCHET (turchet-27-ingenierie@orange.fr)

Bonjour,

Il est regrettable de voir un tel désastre sur cette île et ce n'est pas une belle image touristique. Malgré l'état de délabrement actuel, je pense que l'île pourrait être nettoyée et les bâtiments restaurés à condition de le vouloir. Il faudrait une association de personnes sérieuses composée de retraités et de personnes sans emploi ayant une spécialité du bâtiment et de l'agriculture pour y faire une agriculture biologique loin de la pollution que nous connaissons. Il suffit de trouver les fonds pour acheter les matériaux et le matériel nécessaire aux travaux. Ce commentaire peut paraître utopique et farfelu mais moi je pense le contraire, je ne suis pas un rêveur mais un professionnel qui a fait ses preuves en France et en Afrique noire tout est question de motivation et financement. Je précise que les personnes volontaires doivent être qui seraient recrutées devraient sérieuses professionnellement et moralement afin d'éviter les désordres et les problèmes engendrés et bien connus.
J.TURCHET

Inviato il 21-01-2017 05:54
Inviato da: jacques TURCHET (turchet-27-ingenierie@orange.fr)

Bonjour,

Il est regrettable de voir un tel désastre sur cette île et ce n'est pas une belle image touristique. Malgré l'état de délabrement actuel, je pense que l'île pourrait être nettoyée et les bâtiments restaurés à condition de le vouloir. Il faudrait une association de personnes sérieuses composée de retraités et de personnes sans emploi ayant une spécialité du bâtiment et de l'agriculture pour y faire une agriculture biologique loin de la pollution que nous connaissons. Il suffit de trouver les fonds pour acheter les matériaux et le matériel nécessaire aux travaux. Ce commentaire peut paraître utopique et farfelu mais moi je pense le contraire, je ne suis pas un rêveur mais un professionnel qui a fait ses preuves en France et en Afrique noire tout est question de motivation et financement. Je précise que les personnes volontaires doivent être qui seraient recrutées devraient sérieuses professionnellement et moralement afin d'éviter les désordres et les problèmes engendrés et bien connus.
J.TURCHET

Inviato il 21-01-2017 05:54
Sito web: France
 


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