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Vita Civile ..:Torna indietro:..
Partito promette felicità a modico prezzo
di Marco Girardi - inviato il 21/07/2009 (letto 3558 volte - 13 commenti)

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Non è difficile posare lo sguardo, in questi periodi post-elettorali, ai residui dei manifesti propagandistici. Un manifesto ha attirato il mio sguardo e credo non solo il mio, ed è quello il cui motto recita: "Veneto Indipendente e pien de schei".



Sembra un messaggio di speranza ma il suo fondo, la sua base logica è negativa.
Non risuona forse drammatico l’eco di chi vede nel denaro il feticcio taumaturgico che risolve i mali fisici e spirituali di un popolo? Si pensa forse che il nostro Veneto abbia bisogno di palate di soldi per risollevarsi, o forse quel che va a mancare e di cui si ha bisogno è qualcosa di più profondo? Che da cercarsi non sarà forse l’animo che ha fatto rispettabile e affascinante la storia passata della Repubblica?

Per ritrovare in noi questo animo, che si rispecchiava in mirabili operazioni politiche, artistiche e sociali, bisogna per forza riconvertirsi ai valori morali e spirituali che hanno forgiato gli uomini che fecero grande la Repubblica.

Non grazie alla delega che offre oggi la democrazia, si potrà riscoprire la felicità e la libertà, i due motti che capeggiano nel sito del partito del manifesto. Quanto, poi, ci metteranno gli aderenti a qualsiasi partito nazionale nel riconvertirsi, mettendo che il progetto del partito in questione, in un futuro, si realizzi, a questa nuova politica indipendentista e a riproporre la loro assoluta mancanza di religiosità nell’operare per il bene pubblico? E quanto poi hanno questa religiosità, e integrità gli stessi appartenenti al partito?

Non sono forse veneti i responsabili di molte delle scelleratezza compiute in Veneto, non sono forse ditte venete che hanno lucrato assieme agli amministratori nel mercanteggio del Bene Pubblico, ad esempio, a Venezia?

Stiamo inoltre attenti quando additiamo nemici troppo lontani alla nostra vista.

I nemici sono dentro di noi, sono 7, vincendoli, troveremo la nostra anima, e la Storia si ricorderà di questo popolo che si è risollevato dalla polvere del tempo.

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Commenti a questo articolo
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Inviato da: Umberto Sartori

Ho rimosso il nome del partito in base alla ben nota regola di ObServer sulla propaganda di partito.
L'unico scopo di partiti come quello che citi è di recuperare consenso al sistema elettorale rastrellando le frange del tessuto sociale.
Un poco come far annusare la carota all'asino e poi rilegarla in cima al palo.
E un poco come proiettare un nuovo film in cui la gente possa fingere di credere per il breve tempo che dura, in questo caso il periodo elettorale.
Mal che vada, di solito, qualche decina di migliaia di voti in più nelle urne dei mascalzoni.

Inviato il 24-07-2009 11:39
Inviato da: mr x

il messaggio proposto del partito non mi sembra così dissimile da altri se non per il "veneto indipendente":ogni partito propone felicità finanziare, come una sorta di terra promessa. Sulla storia della repubblica di venezia: già a partire da primna della scoperta delle americhe i nostri "gloriosi" antenati veneziani avevano già cominciato a non investire più sui commerci e cominciavano a punatre sulla rendita in terraferma. Questo se per un paio di secoli non sembrò incidere sulle rendite finanziare, fu quello che poi mandò in rovina venezia e la fece diventare in breve tempo facile preda di nazioni straniere (non solo in campo militare, ma anche in quello economico). Non attachiamoci a valori passati che ci sono stati passati attraverso il filtro del "mito". Piuttosto vediamo di risolvere la situazione attuale

Inviato il 26-07-2009 13:03
Inviato da: Umberto Sartori

Non è il filtro del mito che ci tramanda il messaggio degli antichi Veneziani, ma le loro opere, ancora osservabili pur se, presumibilmente, per poco.
L'odio cxhe le anno giurato i materialisti odierni è totale: Venezia con le sue pietre è testimonianza di un possibile mondo reale, migliore di quello che loro possano oggi anche solo immaginare di proporre.
Eppure Venezia è lì e ne fornisce immagini esaurienti oltre la loro fantasia. Ergo Venezia deve scomparire.
Risolvere questa attuale situazione richiede una riconversione del Popolo ai valori di Religiosità e Virtù che hanno permesso la fondazione di Venezia, riscontrabili nel passato ma che appartengono all'infinito presente della morale.
E possibile che quanto asserisce mr x sugli investimenti in Terraferma sia avvenuto e abbia avuto parte nel declino della città, ma la radice di questo declino va cercata assai più indietro, prima della Guerra di Genova, e non si trova nel campo economico-territoriale ma in quello morale.
A un Popolo che veniva universalmente elogiato e si autocelebrava nella Virtù nessuna logica può concedere le accidiose omissioni che furono adottate nella questione Catara prima e in quella Templare poi.
Esotericamente, o anche poeticamente, possiamo dire che fu da allora che la "cavalleria terrestre" dei veneziani cominciò a usurpare quella "celeste" dei Veneziani.

Dirai che mi sono spostato completamente nel mitologico, e non a torto.
Ma torto invece ha mr x quando alla parola mito associa un valore negativo. I miti sono ricchezza e fondamento per tutte le civiltà. Non ha caso costituiscono da soli gran parte di quella che chiamiamo "cultura classica", ovvero cultura dei modelli formativi, delle classi astratte, per usare il termine scientifico dell'informatica.
Noi ancora abbiamo la fortuna di - vivere - in un mito testimoniato quasi integralmente nelle opere.
Un mito sociale a detta di Guicciardini migliore di quelli di Atene e Roma, che pure ancora oggi sono considerati tra i più influenti.
Ma ci si stà sbriciolando tra le mani. Con il Comitato di Salute Pubblica ci siamo sentiti investiti dell'obbligo di "fare qualcosa per risolvere la situazione attuale" e siamo arrivati alle conclusioni formalizzate nella Petizione e nei vari documenti prodotti e pubblicati in rete e in manifestazioni sul Territorio.
Penso che abbiamo dimostrato più che ampiamente le nostre capacità, pur in regime ostico, di raccogliere e organizzare dati che forniscano l'immagine reale di Venezia con forza logica e concettuale superiore a quella di qualsiasi "istituto ufficiale di tutela".
Noi ci siamo proposti per guidare la barca ai bacini di carenaggio morale e materiale che le necessitano.
Adesso sta al Popolo. Venezia non sarà certo salvata a beneficio dei quattro gatti del Comitato. Venezia è città di un Popolo. Città esempio di Virtù. Se vorrà continuare ad abitarla, il Popolo dovrà ritrovare quella Virtù, o cadrà nel fango.

Inviato il 26-07-2009 14:28
Inviato da: mr x

guardi sul campo morale tutta la storiografia estera condanna venezia per le su scelte "spregiudicate": a me non sembra che Venezia fosse spregiudicata, a differenza delle altre nazioni dell' epoca (che si mascheravano spesso dietro demagogie religiosi-imperiali), non esitava ad affermare la vera motivazione delle sue scelte (ragioni di guadagno), e se doveva esserci un compromesso essa lo accettava purchè essa potesse mantenersi indipendente (tanto per citare un esempio, Giordano Bruno). Ha ragione a dire che parlo in maniera negativa di mito, poichè è spesso il mito che ci chiude gli occhi nel riconoscere la nostra storia e sfuorviarla totalmente: anche hitler fece uso della mitologia, e non fu il solo. La virtù non sta dentro il mito, la virtù alberga in noi e bisogna sempre attualizzarla o succederà, come per la Serenissima Repubblica, che il ricordo del mito ci renderà immobili

Inviato il 26-07-2009 16:21
Inviato da: Umberto Sartori

Ma non ci davamo del tu? :-)
Pienamente d'accordo sul fatto che la virtù deve essere attualizzata, ma io penso che in questo la storia e il mito di Venezia ci siano d'aiuto, e non d'impedimento.
Ovvio che gli impedimenti uno li trova dove vuole... Se uno vuole annegare basta che si stringa il salvagente attorno al collo...
Ma per le persone di buona volontà, il trovare esempi tangibili di uno stato diverso dal marcio presente è certamente d'aiuto.

Ancora non sono d'accordo sulla tua visione di Venezia antica. Il motore di quella Venezia non fu il guadagno ma la grandezza morale e religiosa. Venezia fu il primo tentativo di implementazione di un Impero basato sull'intelligenza anziché sulla forza bruta, secondo gli insegnamenti del Cristo. La sete di guadagno venne dopo, quando ormai la Virtu era stata negletta.
Uno degli elementi che rendono difficile ai contemporanei comprendere la potenza di quelle ispirazioni, è che lo storicismo,negli ultimi due secoli, è stato particolarmente infestato dall'idiozia marxista leninista, che è ormai diventata l'ottica deformante con cui la storia viene insegnata e imparata anche fuori da quella appartenenza ideologica.
Così la Santa Venezia si presenta alla tua immaginazione soltanto come una volgare compagine di arraffatori. Ma questa è soltanto la falsa immagine che serve appunto all'ideologo materialista.

Inviato il 27-07-2009 12:25
Inviato da: mr x

scusami per il lei....paradossalmente è prorio la storiografia marxista estera (ma anche quella inglese non scherza) ad accusare venezia di spregiudicatezza morale: dopodichè le cose che ho detto non le ho passate solamente attraverso il filtro di libri, ma attraverso la lettura di documenti dell' epoca (una parte grazie ai miei professori di storia medioevale che mi hanno passato dispense su dispense di documenti, e un' altra parte quando sono dovuto andare in archivio di stato). Sulla grandezza morale e religiosa di venezia basta documentarsi sulle prime fasi della storia veneziana e sulle dispute per il primato della chiesa veneziana su quella ravennate o acquileiana o ancora, sul distaccamente delle congregazioni religiose veneziane da quelle romane o costantinopoliane. Discussioni storiografiche a parte (e pure sul mito, sennò finiamo off topic), io credo che a venezia ci sia un immobilismo di base basato sul fatto che manca coraggio nell' investire al di fuori del turismo. E credo che la frase "pien de schei" identifichi al meglio quella che nella maggior parte è la mentalità veneziana. Ossia a me sembra che finchè ci sono i soldi, la gente non vede problemi: finchè ci sono i soldi tutto è lecito, e finchè ci sono i soldi se un problema viene portato all' attenzione esso non conta, anzi chi porta il problema diviene una sorta di untore da mettere in quarantena. Dopidichè un partito è un partito: buoni propositi da spacciare alla gente

Inviato il 27-07-2009 12:58
Inviato da: marco girardi

Il mito è parametro sacro, punto di riferimento che porta con sé significato religioso. I concetti di verità e falsità accostati al mito perdono il loro ricorrente significato, ossia di fatti realmente o non realmente accaduti, per acquistare valore ulteriore e più pregnante, ossia quel fatto narrato dal mito è tanto più vero quanto più mi parla della Verità.

Ma per Venezia questa distinzione in molti casi non può essere fatta, proprio perché il motore stesso delle scelte politiche era la morale indicata con chiarezza nei vangeli, tanto da porsi anche come simbolo il Leone di San Marco evangelista.

Bisogna vedere quale fu il fine ultimo di molte spregiudicatezze: creare una civis fondata sulla pace interna. A fronte di questa proposizione si può osservare la storia della Repubblica con meno smarrimento.

Inviato il 27-07-2009 14:19
Inviato da: Umberto Sartori

Allora, mr x, mi pare che concordiamo nel pensare che la Venezia dei Fondatori fosse una Repubblica a forte ispirazione spirituale.
Gli attuali abitanti, i "pieni de schei" nulla hanno a che vedere con quelli che la città hanno edificato.
Non accetto quindi il tuo chiamarli "veneziani". Essi sono a tutti gli effetti barbari occupanti, che si cibano, attraverso il turismo e il prestigio internazionale, dei gloriosi resti di quella Venezia che fu e rimane dei Fondatori e del "mito".
Dei barbari hanno, con il loro sistema, la capacità di programmare solo a breve termine, più o meno annuale, di non saper costruire decentemente e di impoverire quando non saccheggiare il territorio anziché arricchirlo.
Sulla parolamito può essere interessante un approfondimento etimologico:
Due le possibilità, ma non alternative tra loro
mitos = filo, e anche trama, ordito
mythos = parola, discorso, tradizione leggenda, ma anche ordine, comando.
Quindi la definizione di Marco non è precisa. Il mito non appartiene alla sfera del sacro-religioso, ma a quella della morale, dell'insegnamento esistenziale.

Con molta libertà interpretativa, sono uso considerare il mito come un "luogo comune" della psiche umana. "Luogo comune" non nel senso di ovvia banalità ma proprio luogo mentale, situazione decisionale importante che a date tappe nella vita psicologica si presenta pressocché a ogni uomo.
Questo non esaurisce il significato espresso della parola, che si estende a significati oltre il singolo, che inferiscono la vita associata.
Forse mr x ha ragione col dire che andiamo fuori tema, ma in questo caso poco male, dato che il tema "partiti" è particolarmente sgradito in Venezia ObServer, il cui tema centrale è sempre Venezia e tutto quello che la riguarda. :-)

Non so se i capitali locali siano immobilisti o meno... Mi risulta che noti imprenditori abbiano ampiamente differenziato i loro investimenti in fonderie, società di navigazione e altro, oltre a dilettarsi di dubbie operazioni finanziarie.

Ancora l'imprenditoria veneta non si dimostra immobile nell'arraffare l'arraffabile negli appalti pubblici, accettando tutte le condizioni di concussione e corruttela imposte dal sistema partitico...
Non li definirei immobilisti... mascalzoni, e anche un tantino idioti, piuttosto.

Inviato il 28-07-2009 14:23
Inviato da: mr x

secondo me mascalzoni è ancora poco :)

Inviato il 28-07-2009 15:40
Inviato da: mr x

tra l' altro quel mio "grandezza morale" era ironico. Ossia la composizione del clero veneziano proveniva da famiglie per lo più aristocratiche, e attraverso questo la repubblica legava a sè le proprietà ecclesiastiche e le rendite materiali ee economiche che ne derivavano da esse. Citare tutta la serie di documenti mi sembra qui inutile, in quanto nella maggior parte si trovano dentro l' archivio di stato e non sono accessibili al pubblico , e i libri che ne avevano pubblicato estratti ora non sono più in commercio (sigh, ecco cosa succede con la banalizzazione della cultura) e difficilmente reperibili. E ribadisco, mascalzoni non è il termine adeguato

p.s
Scusami per eventuali errori di battitura ma ho una mano infasciata

Inviato il 28-07-2009 15:47
Inviato da: Umberto Sartori

Infatti il termine più adatto per nominare gli attuali occupanti di Venezia è "barbari"
Aveva ragione Alberto d'Amico cantanto "ariva i barbari a cavalo". Peccato che a quei tempi io e molti altri non avessimo affatto capito che proprio lui, l'Autore, il simpatico Alberto, di quei barbari fosse aedo, propagandista e cantore... Le sue canzoni, come quelle di altri chansonnier popolari dell'epoca, ad ascoltarle oggi con orecchi bene aperti, non sono affatto denuncia dell'esodo, ma incitamento allo stesso. Non celebrazione della Venezianità, ma sua calunnia.
"E statue i marmi, colone e ori" non furono affatto "roba robada ai Greghi e ai Mori", ché quei Veneziani ladri non erano, ma acquistate con servigi o conquistate col sangue a un nemico lui sì, dedito imperialmente alla pirateria e alla rapina.
Più spesso ancora, quelle statue erano scolpite qui, dagli artisti Vicentini e non solo, ché quella Venezia attraeva e proteggeva artisti da tutto il mondo, oltre a produrne da sola una buona parte.
Il canto risulta essere ai miei orecchi d'oggi una vera e propria denigrazione di quello che invece è il passato glorioso e virtuoso di Venezia e del suo Popolo.

A sentire con quale sentimento di astiosa soddisfazione D'Amico ancora canta da youtube "ala fin fine i Otomani, i ne ga fato sbaracar!" si direbbe che reputava l'Impero Ottomano cosa assai più saggia e giusta di Quello Veneziano.
Eppure alla mia generazione quei canti furono spacciati, e per la miseria se ci cascammo, come inni intesi a celebrare la Venezianità per difenderla dal pericolo di estinzione.
Bel sistema proprio: chi vuol essere erede pubblico di un passato di rapine?
Anziché fortificare il Popolo nella sua identità, quelle strofe da noi idiotescamente cantate per le strade al contrario lo indebolivano... "mistificavano il mito" falsandone il racconto in chiave faziosa.

Non voglio sostenere che i Veneziani fossero sempre in stato di Grazia e Santità, ma la Storia (questa esse maiuscola per me indica che riferisco alla Storia dell'Arte e del Pensiero, non a quella degli "eventi") ci insegna che quando i loro eventuali eccessi venivano puniti con le piaghe essi sapevano comprendere, pentirsi pubblicamente e ravvedersi con le Opere.

Che il loro Governo fosse cantato da Petrarca e Guicciardini (pur esponenti di due città con forti tendenze di inimicizia verso Venezia) come il migliore mai attuato non compare nei testi di D'Amico. Eppure questo sì sarebbe stato motivo di fierezza nel voler rimanere Veneziani a Venezia, invece di "Cavarse dal fredo, da l'umidità, dai muri bagnai dal leto ingelà" muri e letti tra l'altro ereditati, a detta del nostro Autore, da avi ladroni e infami.

Allo stesso modo non compare la grandezza e il sacrificio del "fissare le velme", che in quattro secoli i Veneziani compirono con centinaia di Km di canalizzazioni, realizzando uno dei più straordinari fenomeni idraulici del Pianeta...

Ne le loro acrobazie diplomatiche che risparmiarono all'Europa alcune guerre sanguinose

Ne l'intraprendenza esplorativa e commerciale, primo esperimento di "World pair to pair network".

Ne il sostegno dato alla stampa su carta, fin dai primordi,

Ne la trasparenza dell'Aristocrazia al Valore Patriottico del Cittadino...

Inviato il 28-07-2009 17:02
Inviato da: mr x

sì, hai ragione quando nelle ultime righe parli delle opere compiute dai veneziani, ma esse furono totalmente distrutte all' inizio del secolo nel nome del soldo e dell' evoluzione industriale. Nuovi barbari, ma che avevano trovato (e in alcuni casi continuano a trovare) appoggio da parte di una buona parte della società (e pure in maniera bipartisan). All' epoca non ebbero la forza di disfarsene (forse anche perchè non valutarono i rischi), ora questi barbari sono avvinghiati alla società con lunghe unghie affilate. O ce ne togliamo, pur provando la sensazione di dolore di una lama che viene tolta dal corpo, o dovremmo abituarci a considerarla parte di noi

Inviato il 28-07-2009 18:50
Inviato da: Umberto Sartori

Uhmmm, abituarsi al tumore significa più o meno morire, o sbaglio?

Domani parto per l'Himalaya... Spero di riuscire a connettermi comunque, di quando in quando.
A settembre penso di organizzare una uscita del Comitato sul Territorio, magari potrebbe essere occasione per conoscerci di persona.

Inviato il 29-07-2009 23:35
 


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