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Strategia di lavoro per la Repubblica: la Costituzione, la Democrazia e i partiti
di Umberto Sartori - inviato il 03/04/2011 (letto 3561 volte - 0 commenti)

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Strategia di lavoro per la Repubblica: la Costituzione, la Democrazia e i partiti

Cominciamo a illustrare la posizione dei partiti nella Repubblica Italiana, con particolare riguardo al loro rapporto con la Costituzione

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La Costituzione, la Democrazia e i partiti

Chiarite le parole relative ai concetti base di questo discorso, esaminiamo meglio le violazioni ai dettami costituzionali di Repubblica, Democrazia e Politica commesse e apologizzate dalle associazioni note come “partiti”, al fine di separarli una volta per tutte dall’aggettivo “politici”, che sfrontatamente sfoggiano e impongono all’uso comune.

Sappiamo che lo Stato Italiano è sancito da un documento fondante, la Costituzione della Repubblica Italiana. Oltre ai Principi ispiratori della Nazione, in questo Atto sono contenute le norme che regolano le gerarchie e le funzioni degli apparati amministrativi e politici così come i diritti e doveri inalienabili di tutti e ciascun cittadino, sia quando individuo sia quando legittimamente associato.

Per la Costituzione, fin dal suo primo Articolo, l’Italia è innanzittutto Repubblica, e solo in seconda istanza “democratica”. Questa gerarchia è implicita alla struttura “sostantivo-aggettivo”.

Perché questa affermazione non si risolva in una contraddizione di termini, la Democrazia deve essere intesa nel suo significato civile, poiché quello barbarico in sé nega l’esistenza della Repubblica come Bene Comune dell’intera Nazione.

L’Italia è democratica, in altre parole, solo quando questa democrazia sia compatibile e conforme alla Repubblica e, come si specifica in Articoli seguenti, efficiente all’unità politica e al benessere della Nazione.

Se pur non così estesamente come afferma il prevalere dell’interesse repubblicano e nazionale su ogni interesse privato o associativo, la Costituzione riferisce spesso al metodo democratico, inteso come sistema di delega elettorale.   In proposito, dobbiamo mettere in evidenza tre fattori.

Nella Costituzione:
  1. il metodo democratico è concepito in subordine e in funzione della Repubblica, come abbiamo visto sin dal primo articolo e come è ovvio etimologicamente che sia.    La Democrazia senza Repubblica equivarrebbe infatti allo stato del conflitto tribale barbarico, non allo Stato Civile Unitario che l’Italia aspira a essere con la sua Costituzione in Repubblica.
  2. la delega elettorale, nella Costituzione, è sempre intesa come espressione di un Territorio. I Rappresentanti delegati dal Popolo con le Elezioni sono tali solo in funzione di una appartenenza e di una delega territoriale, non ideologica né, tantomeno, di partito.
  3. in nessun Articolo Costituzionale, infatti, le associazioni di partito appaiono come elementi strutturali o decisionali della Repubblica. Un solo Articolo li dichiara ammissibili come componenti non già della Repubblica ma del sistema democratico finalizzato alla Nazione.

I partiti sono di fatto nominati nella Costituzione della Repubblica Italiana solo in due Articoli, il 49 e il 98, una volta con valore positivo e una volta con valore negativo.

L’Articolo 49 della Costituzione afferma:
Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.
Da questo articolo si evince che le attività di partito devono essere sottoposte non solo alla Repubblica, ma al suo specifico metodo democratico.   Quel “concorrere con metodo democratico” impone ai partiti il divieto di minare l’unità del Popolo, indispensabile affinché la Democrazia sia degna della Repubblica.
Il concetto viene ribadito con l’aggettivo “nazionale” applicato alla politica che i partiti possono “concorrere a determinare”.

Nell’Articolo 98 si enuncia invece il sospetto in cui la Repubblica tiene i partiti, anche quando degni dell’aggettivo “politici”:
“... Si possono con legge stabilire limitazioni al diritto d’iscriversi ai partiti politici per i magistrati, i militari di carriera in servizio attivo, i funzionari ed agenti di polizia, i rappresentanti diplomatici e consolari all’estero”.
La Repubblica sancisce con questo Articolo il diritto di difendere dall’eventuale usurpazione dei partiti i propri cardini, ovvero la Giustizia, la Difesa, la Pace Sociale interna e la propria immagine di Nazione unitaria verso il resto del Mondo.

È dunque chiaro che la Costituzione ammette i partiti solo come elementi di una varietà intellettuale che arricchisca la Repubblica e aumenti il benessere della Comunità dei Cittadini concorrendo alla politica della Nazione.
Sostanzialmente tutta la Costituzione è indirizzata a finalizzare le leggi in funzione di promozione sociale e di tutela dell’interesse generale rappresentato dalla Repubblica e dai suoi servizi essenziali.

Ancora alcune brevi citazioni che sono direttamente e inequivocabilmente riconducibili alla vocazione unitaria nazionale, nel massimo rispetto per la legittima iniziativa individuale, propria della Costituzione Repubblicana:

Art. 41
L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.   La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”.
L’utilità e i fini sociali riferiscono chiaramente alla socialità repubblicana nazionale.
Art. 45
“... La legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell’artigianato”.
La Repubblica Italiana è dunque fin dalla sua Costituzione perfettamente consapevole dell’altissimo valore, per la Nazione, delle abilità artigiane del suo Popolo.   Oltre che fonte di ricchezza morale e materiale, queste virtù sono da sempre l’asse portante del prestigio italiano nel mondo.
Art. 52
La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. ...”
Legata alle disposizioni sull’esercito, come troviamo questa affermazione nell’Articolo 52, è fuor di dubbio che con “sacro dovere” si intenda un dovere tanto alto da travalicare l’importanza della stessa vita terrena del Cittadino chiamato a quel Dovere.
È un comma sul quale invito a riflettere, senza fanatismi ma profondamente, soprattutto chi abbia prestato giuramento di fedeltà alla Patria Repubblica.
Art. 54
Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.   I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”.
Disciplina e onore nella fedeltà alla Repubblica sono i requisiti per gli affidatari di funzioni pubbliche.   Gli “affidatari” non si applica soltanto ai funzionari “incaricati di” ma si estende e si appropria a maggior ragione a quelli “eletti a” funzioni pubbliche.
Disciplina e onore nella fedeltà alla Repubblica sono dunque caratteristiche richieste agli uomini politici repubblicani.
Art. 98
I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione”...
Questa più specifica estraneità dei funzionari a ogni altro servizio viene contestualizzata nel già citato seguito di questo Articolo, che stabilisce il diritto della Repubblica di porre restrizioni all’appartenenza dei suoi funzionari ad associazioni di partito.
Art. 99
Il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro è composto, nei modi stabiliti dalla legge, di esperti e di rappresentanti delle categorie produttive, in misura che tenga conto della loro importanza numerica e qualitativa.   ... Ha l’iniziativa legislativa e può contribuire alla elaborazione della legislazione economica e sociale secondo i principi ed entro i limiti stabiliti dalla legge”.
Questo Articolo attua la dichiarazione del primo Articolo, dove si afferma che la Repubblica Democratica Italiana è fondata sul lavoro. Gli uomini politici sono affiancati, nell’economia, dal consiglio legislativo “di esperti e di rappresentanti delle categorie produttive”.
Art. 139
La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale”.
Ove ve ne fosse bisogno, questo Articolo, che conclude il Testo Costituzionale, riafferma esplicitamente l’unicità e la sovranità della Repubblica su tutti i suoi attributi o aggettivi. Essa è infatti la sola parola univoca e inequivocabile.

Abbiamo visto come le parole “democrazia” e “politica” possono prestarsi a interpretazioni molto diverse.   Per questo viene loro imposta la servitù alla Repubblica come punto fisso di riferimento, affinché non si cada in interpretazioni errate e nocive del loro significato.


Le violazioni dei partiti alla Costituzione

Chiunque abbia una qualche dimestichezza con la situazione italiana come oggi la si può osservare, può rilevare che i partiti hanno di gran lunga travalicato l’ambito in cui la Costituzione li concede.
Prendendo in esame anche solo gli Articoli Costituzionali qui citati, nell’ordine in cui qui compaiono, vediamo che:

In spregio all’Articolo 1

I partiti fanno in modo che la loro barbarica concezione della democrazia ponga questa al di sopra della Repubblica e che l’Italia appaia dunque, a se stessa e all’Estero, come Repubblica incrinata da conflitti interni al Popolo, conflitti alimentati da sistematiche campagne di disinformazione.   La manipolazione delle notizie e dei grandi mezzi di comunicazione, da parte delle strategie di propaganda dei partiti, mostra infatti due ordini di funzioni:

  1. perpetuare le fazioni acuendo e indirizzando i conflitti interni al Popolo, attraverso la sistematica e acre denigrazione reciproca.
    La gestione degli strumenti per comunicare contemporaneamente a grande numero di Cittadini è stata purtroppo già da tempo spartita tra le fazioni.   Oltre ad avere ciascun partito abusato della libertà di stampa per creare mezzi di comunicazione filtrati e falsificati dalla propria strategia di potere, l’infiltrazione nel corpo dello Stato dei partiti ha permesso che fosse tra loro sbranata anche la stampa indipendente e la pubblica informazione.   Di ogni notizia vengono dunque fornite al Cittadino differenti falsificazioni, con il risultato di confonderne la capacità critica e favorire l’adesione massificata all’una o all’altra delle diverse e conflittuali opinioni standard promosse da ciascun partito.

  2. coprire gli abusi antirepubblicani che i partiti, singolarmente e nel loro insieme, programmaticamente commettono.
    La maggior parte delle notizie volte ad acuire i conflitti, riguarda il malcostume che i partiti reciprocamente e pubblicamente si imputano attraverso i mass-media, ovvero gli strumenti di massificazione come ben dice la parola in inglese.   Ne consegue che attraverso questi media pubblici passa una pessima immagine della classe dirigente e amministrativa nel suo complesso.
    Per ovviare a questo effetto collaterale vengono messe in atto tecniche di suggestione atte a cancellare e sovrascrivere la memoria, tecniche meglio note con il nome di “lavaggio del cervello”.
    Queste tecniche agiscono con la manipolazione suggestiva dell’immaginazione e dell’emotività profonda dell’uomo.
    I mass-media sfumano in rapidissime successioni immagini e racconti dall’intenso contenuto spettacolare o morboso: matrimoni d’alto rango si alternano a eccidi familiari, catastrofi ambientali a scandali nella corruttela partitica, iperboliche manifestazioni sportive a rassicuranti o raccapriccianti commedie seriali.   Sesso, morte, raccapriccio e terrore vengono profusi a piene mani, in ogni ora del giorno e della notte, dagli schermi televisivi, dalle testate giornalistiche, dalle pubblicità murali.   Vi sono regie pubblicitarie precise che studiano gli effetti sociologici di ogni combinazione di messaggio, simili a quelle messe a punto per il lancio di prodotti commerciali ma assai più perverse nei modi e negli effetti.
    Anche chi sia completamente digiuno di psicologia reattiva ben può comprendere che l’impatto emotivo della notizia di una strage familiare raccontata nei dettagli, magari corredata con vive immagini delle vittime insanguinate e del dolore dei sopravvissuti, non fatica a far impallidire, nella memoria emotiva, il comportamento disonesto di un amministratore raccontato noiosamente poco prima.
    A mo’ di risciaquo finale, queste regie profondono evasione in ogni forma, dalle più trasgressive come la droga e la cospirazione, alle più apparentemente innocenti, come il chiacchiericcio televisivo e i viaggi a basso costo.
    Il Cittadino viene tenuto in uno stato, di costante alternanza fra stress e ipnosi di rilassamento, cui è molto difficile sfuggire.
    Dal punto di vista della coscienza questi due stati confinano uno con il panico, l’altro con l’apatia.   Sono connotati entrambi da gravi alterazioni delle soglie d’attenzione e valutazione dettate dal buon senso e dalla volontà individuale.

Mantenendo larga parte dei Cittadini in questo deplorevole stato di abbrutimento, i partiti, in spregio alla Costituzione, non riferiscono ormai più al Territorio e al Popolo se non nella loro vaniloquenza.
Nella prassi quotidiana essi sono ben lungi dall’essere espressione di democrazia civile, anzi si comportano da attivi sobillatori della ben più tristemente nota democrazia barbarica, intenti a massificare e contrapporre fazioni all’interno del Popolo a proprio immediato vantaggio.   Nel perseguire questo intento, ingannano sistematicamente il Popolo su se stesso e sulla sua classe dirigente.

Questo già basterebbe a porre come indiscutibile il fatto che i partiti abbiano tradito e usurpato il metodo democratico repubblicano enunciato nell’Articolo 1 della Costituzione.

La loro perniciosa azione non si ferma però qui, perché ogni barbarie, prima che dei metodi, è nemica dei concetti unitari, e infatti il danno generato dai partiti si spinge ormai a intaccare la Repubblica stessa, con il trasformarla in res factiosa, in bottino da razziare.
Come ogni situazione conflittuale, il sistema dei partiti è un sistema entropico, ovvero un sistema che assorbe più energia di quanta ne sappia produrre.   Ne consegue che per perpetuarsi attinge alle risorse comuni intaccando il Patrimonio Repubblicano.

Ogni partito o coalizione di partito che si trovi in posizione di governo vi si é trovata in seguito a vere e proprie campagne di acquisto di voti in cambio della promessa di privilegi alle categorie bersaglio di ogni fazione.   Vi si mantiene cercando poi di pagare i voti ottenuti.
La natura esasperatamente concorrenziale del conflitto elettorale, però, fa sì che non solo le promesse di pagamento siano pompate oltre ogni limite di buon senso ma anche che l’economia nazionale attiva sia sempre meno efficiente a rinnovare le risorse.

La manipolazione del Popolo attraverso il lavaggio del cervello e l’avidità elettorale, è ancora solo un aspetto delle attività antirepubblicane e antidemocratiche dei partiti.

Con legiferazioni dissennate volte a cancellare categorie indipendenti e difficilmente massificabili, come gli artigiani, i piccoli commercianti e i liberi professionisti, i partiti tentano di riassorbire questi Cittadini autodeterminati in masse più manipolabili e ricattabili di Lavoratori dipendenti.
All’uopo i partiti moltiplicano le assunzioni inutili e dannose nel settore pubblico e rivendicano sempre più privilegi, attraverso le organizzazioni sindacali, anche sulle assunzioni private.


Non bastasse questo isterilimento della capacità produttiva e il detrimento arrecato a quel prestigio internazionale che le libere professioni hanno meritato per secoli alla Patria, osserviamo che le assunzioni sono automaticamente collegate all’apparteneza a una o all’altra di opposte masse create all’interno di ogni luogo di lavoro.
Oltre che fungere da gruppi di pressione e di sostegno all’uno o all’altro partito, queste masse vengono sistematicamente attivate nel boicottaggio, al fine di indebolire la fazione momentaneamente al governo e preparare l’”alternanza” delle fazioni al potere.

La quale “alternanza”, sbandierata come modernità “politica”, altro non è che un espediente dell’intero sistema partitico per far sì che la responsabilità dei danni che esso produce sia sempre da una fazione attribuita alle altre, e resti nascosto invece che è l’intero sistema barbarico dei partiti a distruggere la Civiltà e la Repubblica.

Parte molto importante in questa specifica campagna di occultamento e mistificazione è la nascita dei cosiddetti “partiti indipendentisti”, spesso coperti da identità nominalmente diverse da quella di “partito”.   I loro programmi più o meno “secessionisti” vengono sbandierati dal sistema come spauracchi per esorcizzare la montante consapevolezza che l’Italia sia invece, e da tempo, già gravemente divisa, anzi letteralmente fatta a brani, non da un’ipotetica secessione territoriale, ma dalla frenetica e arbitraria avidità dei partiti nel loro complesso.

Un complesso in cui anche le sedicenti “leghe” e “movimenti” si muovono e operano a loro agio e arbitrio.

Da ormai molti anni, e da ogni “colore” delle amministrazioni, assistiamo alla messa in vendita del patrimonio terriero e immobiliare dello Stato: terreni, palazzi storici, fortificazioni militari, imprese, servizi e persino isole vengono venduti, in offesa al principio atavico dell’inalienabilità demaniale.   Questo scempio si perpetra solo per ottenere quelle risorse immediate che consentano al partito momentaneamente al potere di pagare almeno in parte le promesse di acquisto dei suoi voti, oltre naturalmente alla percentuale spettante all’”opposizione” per la complicità necessaria.

Nemmeno questo sbranare basta a saziare il meccanismo elettoral-clientelare da cui i partiti si fanno sostenere.   Per drenare risorse dal territorio i partiti non esitano:

  • a usare lo Stato e la sua funzione per promuovere il gioco d’azzardo su larghissima scala attraverso la moltiplicazione sfrenata delle estrazioni e delle lotterie, alcune delle quali impegnano lo Stato a pagare premi continuativi sulla distanza di decenni;
  • a imporre balzelli su beni di consumo che spesso superano di gran lunga il valore dei beni stessi e sono la principale causa dell’alto costo e del continuo aumento dei prezzi;
  • a indebitare lo Stato per decenni con banche e istituti finanziari, che spesso sono più o meno occultamente avvinti ai partiti stessi, al fine di deviare risorse pubbliche verso gruppi privati sotto forma di esorbitanti interessi su prestiti “pochi maledetti e subito”;
  • a tollerare e promuovere situazioni di inefficienza e massimo risparmio nella conduzione dei lavori pubblici affinché il risparmiato finisca nelle loro casse senza fondo. Per questo ignobile scopo i partiti non hanno esitato ad abrogare la clausola della “regola d’arte” nella consegna di opere pubbliche in appalto.
  • ad aggirare il dispositivo internazionale di controllo sull’emissione di valuta autorizzando enti pubblici e privati a battere valuta in proprio sotto forma di buoni sconto e buoni pasto.

Soprattutto questi ultimi vanno visti come usurpazione del controllo Repubblicano e internazionale sulla valuta in quanto rientrano nelle clausole retributive di innumerevoli lavoratori dipendenti e vengono da questi comunemente spesi nell’acquisto di beni di prima necessità.   Le difficoltà e lungaggini burocratiche cui gli esercenti vanno incontro per la riconversione di detti buoni in valuta di stato, fanno sì che a loro volta essi li utilizzino per loro acquisti, alimentando un sistema di circolazione di pseudo-denaro molto facilmente falsificabile e incontrollabile da qualsiasi Autorità monetaria.

Penso che questi esempi, che sono solo alcuni dei più evidenti, siano sufficienti a chiarire quale sia l’ordine delle attività antirepubblicane che i partiti intendono coprire attraverso le tecniche di “lavaggio” del cervello e l’annichilimento della libera iniziativa nell’individuo.
I partiti riducono tutto a massa. A massa, ogni batteria si scarica, il loro sistema è infatti sempre più indebitato, e noi con lui.


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