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Mondo del calcio in subbuglio - S`allarga il divario tra società ricche e quelle povere
di Alessandro Ragazzo - inviato il 18/03/2001 (letto 3573 volte - 0 commenti)

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Qualcuno l’ha già definita una “legge Bosman due”, in grado di fare un’altra rivoluzione nel calcio
ad oltre cinque anni di distanza dalla legge sulla libera circolazione dei calciatori, che ha
cambiato la vita al mondo del pallone.
Qualche giorno fa a Bruxelles, UEFA, FIFA, ed Unione Europea hanno stilato una nuova normativa sui
trasferimenti dei calciatori, che frenerà, per ora, le cifre folli dei cartellini dei giocatori,
tutelerà le società che coltivano il vivaio, ma non ridurrà le cifre astronomiche degli ingaggi.
Anzi, i veri beneficiari della nuova normativa saranno proprio i giocatori, in primis quelli più
bravi. In pratica, se un calciatore decidesse di cambiare aria, lo potrà fare liberamente, a
determinate condizioni, e accasarsi altrove. Sì, ma quali sono le condizioni? I contratti avranno
una durata minima di un anno e massima di cinque anni. Inoltre, fino a 28 anni d’età, i contratti
avranno un periodo di protezione (non si potrà cambiare squadra) di tre anni, che scenderà a due
dopo questo periodo.
“Una legge - ha sottolineato il noto avvocato procuratore di molti giocatori famosi Claudio
Pasqualin - che pone il giocatore come qualsiasi altro lavoratore, libero di sciogliere il
contratto e cambiare posto di lavoro quando meglio crede”.
Ma quali conseguenze porterà questa nuova normativa?
“Di sicuro un maggior costo degli ingaggi per le società. Un giocatore bravo che decidesse di
risolvere consensualmente il contratto, lo potrà fare e si metterà all’asta. Alla società
d’appartenenza spetterà un basso indennizzo per il costo del cartellino. Questa nuova legge, lo
ricordo, varrà solo per i trasferimenti nell’ambito dell’Unione Europea. In altre parole, da
nazione a nazione e non all’interno del paese”.
UEFA ed Unione Europea hanno, però, voluto tutelare anche le società che crescono i giovani. In
quale modo?
“Speriamo sia davvero così, perché la norma, a livello di principi, non è chiara. Va detto, il
nuovo accordo non impedisce ad un giovare europeo di trasferirsi all’estero. Secondo il principio
espresso attualmente, infatti, è sufficiente che la società acquirente garantisca al giovane
l’istruzione scolastica, un buon alloggio e altri servizi minimi perché il trasferimento vada a
buon fine. Interessante, invece, l’idea dell’Unione Europea, che prevede la ridistribuzione di un
5% sul prezzo dei trasferimenti alle società che hanno allevato il giocatore in passato”.
Dopo questo accordo, ci sarà maggiore equità tra le società, oppure la forbice tra società ricche e
povere sarà destinata ad allargarsi?
“Temo che le società ricche saranno sempre più tali e più potenti. I grandi club saranno in
concorrenza tra loro per ingaggiare il fuoriclasse, poiché le uniche in grado di sostenere il costo
dello stipendio. Anche in Italia ormai, vige questa regola. I grandi club, sull’esempio della
Premiere League inglese, gestiranno il calcio-spettacolo”.
Si abbattono le frontiere in Europa, ma vige ancora la regola del tetto massimo degli
extracomunitari per squadra da tesserare. Il prossimo 1° luglio cadrà anche quest’ultima barriera?
“Mi auguro proprio di sì. Il recente scandalo dei passaporti spero abbia insegnato qualcosa. Si
tratta di una regola antipatica, poiché tutti, a questo mondo, siamo figli di mamma. La distinzione
tra giocatori comunitari ed extra non ha molto significato, non solo dal punto di vista morale ma
anche da quello pratico. Credo che la norma sia d’imminente abolizione”.
Alessandro Ragazzo

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