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Storia di S.Giorgio Maggiore - Ecco spiegato perchè l`Istituto Cini non può andarsene
di Sandro Donaggio - inviato il 26/02/2001

La storia di San Giorgio Maggiore che oggi ospita la Fondazione Cini e l’Istituto Professionale di
Stato per le Attività Marinare Giorgio Cini, parte dalla storia di Roma. Si pensi che il suo nome
era “Memmia” dalle proprietà che vi possedeva la nobile famiglia romana. Per tutto il tempo della
Repubblica di Venezia dal 421 al 1797 essa fu appannaggio dei monaci Benedettini. Dopo la caduta
della Repubblica, nel 1806 Napoleone cacciò i monaci e l’isola divenne presidio militare e deposito
d’armi. Nel 1949 l’isola apparteneva al Demanio Militare dal quale passò al Demanio Civile ed era
in completa rovina. Il conte Vittorio Cini, dopo la tragica scomparsa del giovane figlio Giorgio
decise, dopo averla avuta in concessione, di iniziare dei grandiosi lavori di restauro che
portarono alla costituzione nel 1952 del Centro Marinaro dedicato al figlio e nel 1956
all’inaugurazione della Fondazione Cini. Il Centro Marinaro nasce accorpando nell’isola una vecchia
istituzione che esisteva a Venezia sin dal 1906: l’Opera Nazionale Marinaretti comunemente
chiamata “Scilla”. Essa preparava professionalmente gli orfani di guerra e dei pescatori alla vita
nella Marina Militare e Mercantile e nei pescherecci. La sua attività pratica si svolgeva a bordo
di una vecchia nave ottocentesca chiamata “Scilla” ormeggiata alle Zattere mentre la scuola si
svolgeva ai Cavanis o all’Angelo Raffaele. Era una specie di orfanotrofio dove si entrava a sette
anni e si usciva una volta completati gli studi.
Nel 1956 venne istituito con Decreto del Presidente della Repubblica l’Istituto Professionale di
Stato Giorgio Cini che sostituisce la sezione staccata della scuola di avviamento Livio Sanudo.
L’amministrazione dell’istituto viene affidata al Consiglio di Amministrazione dello Scilla ed a
due rappresentanti del Ministero della P. I. Ciò durerà fino al 1972: in questa data venne
stipulata una Convenzione tra Stato Italiano e Fondazione Cini. “…….Riconosciuta la necessità di
potenziare nell’interesse nazionale il Centro Marinaro già esistente in un solo organismo destinato
alla istruzione professionale marinara.……..si conviene…………La Fondazione Giorgio Cini concede in uso
gratuito all’Istituto Professionale di Stato per le Attività Marinare Giorgio Cini i locali ubicati
nella parte Nord – Est dell’isola di San Giorgio Maggiore adibiti attualmente a sede dell’Istituto
Scilla – Centro marinaro della Fondazione Cini………la concessione in uso avrà decorrenza dal 1
ottobre 1972 e durerà fino a quando nella stessa isola esisterà l’Istituto Professionale………”
E veniamo ai giorni nostri.
Venezia è cambiata. Nascono alberghi, foresterie, potenti centri culturali. La Fondazione Cini non
è più sola nel suo prestigio. Il Centro di San Servolo, le Zitelle, il futuro del Mulino Stucky e
tanti altri. Si sente assediata. Le sue strutture sono vecchie e forse inadeguate alle nuove
esigenze del mercato culturale. La scuola che ha voluto il suo fondatore è vista come uno spregio
visivo all’importanza dei suoi convegni. Quei ragazzacci mal si conciliano con le alte finalità
della Fondazione. Purtroppo nell’art. 2 del suo statuto si prevede che essa attui iniziative
sociali e di istruzione. Ma ecco che la riforma dei cicli e della scuola superiore offre finalmente
l’occasione tanto attesa. Il Giorgio Cini si deve accorpare con un altro istituto, il tecnico
nautico Sebastiano Venier di Castello, e bisogna trovare una collocazione unica ad entrambi. Ecco
che si può scavalcare quella maledetta clausola della convenzione del 1972 e che blinda l’istituto
Giorgio Cini nell’isola. Cominciano le grandi manovre. Si presenta l’idea di un progetto per la
costituzione di una scuola per manager dei paesi dell’Est con i fondi UE e si chiede tutta l’isola
per sé. Si trovano politici influenti che siedono anche nel suo Consiglio di Amministrazione che ne
portano avanti i disegni. La Fondazione non ha mai fatto nella sua storia corsi per manager? Non ha
nessuna esperienza nel campo? C’è sempre una prima volta! Basta l’idea. La Fondazione ha migliaia
di metri quadri inutilizzati da quando se ne sono andati i Salesiani ed il loro Centro Arti e
Mestieri? Basta far finta che non esistono. Sono stati dati in uso spazi consistenti ad altri enti?
Silenzio per favore. La Piscina Gandini (Clemente Gandini: fratello del conte Vittorio Cini),
orgoglio un tempo della nostra scuola ed utilizzata dai veneziani è chiusa? Non importa, a chi
interessa una piscina? La palestra coperta al centro del parco, un tempo della scuola, è utilizzata
10 giorni l’anno? Per favore, silenzio.
Però, c’è un però.
Gli studenti, i docenti, i lavoratori dell’ IPIAM Giorgio Cini, decidono che la città non può
perdere un’isola che dal 421 d. c. è dei veneziani; non vogliono vederla privatizzata. Capiscono
che se lasciano l’isola, l’istruzione marinara a Venezia, il costituendo Polo Nautico con
l’istituto Venier di Castello morirà prima di nascere perché senza convitto (che ospita più di
cento ragazzi), senza cantiere, senza lo spazio acqueo per la nave scuola e per le tante
imbarcazioni in dotazione, senza spazi sportivi come quelli esistenti, sarebbe come un corpo senza
ossigeno per vivere e si ribellano. Tolgono il coperchio del silenzio, raccolgono 6400 firme, fanno
petizioni, scrivono ai giornali e dalla pentola esce di tutto. Le forze politiche promettono,
ritrattano, ripromettono; il sindaco preme assieme al sig. Cortese per dare tutta l’isola alla
Fondazione. Cercano in città un altro posto che non esiste. Ma i Consigli di Quartiere 1 e 2, la
Consulta, la Provincia (che ha stanziato 25 miliardi e preparato un progetto di ristrutturazione
nell’isola perché non ha trovato in città alternative valide), il Consiglio di Istituto delle
scuole interessate, il piano regolatore dello stesso comune di Venezia che vincola l’area a
Istituto Scolastico Superiore, 6400 cittadini che hanno firmato la petizione, vogliono venga
praticata la sola cosa ragionevole in questa vicenda: nell’isola possono convivere due istituzioni;
l’una già prestigiosa che può utilizzare al meglio i suoi grandi e meravigliosi spazi; l’altra con
un grande futuro rivolto alla cantieristica, al Porto, al trasporto su mare e laguna, alle
industrie ed alle imprese artigiane con collegamenti con le più prestigiose istituzioni di ricerca
ambientale, marina, della pesca e dell’allevamento ittico, di ricerca tecnologica avanzata nei
sistemi di comunicazione; tradizioni che si legano indissolubilmente alla millenaria storia di
Venezia. Noi, difensori della venezianità che troppi vogliono togliere di mezzo come fosse un
orpello alla modernità. Noi, orgogliosi di svolgere un ruolo educativo rivolto alle classi sociali
svantaggiate che solo attraverso la cultura possono trovare un dignitoso futuro che ne impedisca
l’emarginazione.
Al momento un’ennesima beffa: l’istituzione di una nuova commissione (un’altra!) che sentirà tutte
le parti in causa e deciderà. Attendiamo fiduciosi le decisioni finali ma, lo sappiano tutti, il
Cini non cede.
Il conte Vittorio Cini un giorno, durante una visita all’istituto, disse: “ ….prima che questi
ragazzi vadano via da quest’isola, se ne devono andare tutti gli altri.”
Sandro Donaggio

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