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Venezia e veneziani - Riflessioni sull’articolo di Bortoluzzi
di Umberto Sartory - inviato il 28/05/2003
Personalmente vedo i ricorrenti tentativi di favorire la Fondazione Guggennheim da parte delle recenti amministrazioni cittadine come “normali” dinamiche interne a quell’organizzazione un tempo nota come “internazionale socialista”.Questo gruppo, come penso molti altri analoghi su scala nazionale, pur avendo perso il lustro di una falsa patina di ideali, cancellata dal tracollo di credibilità del marxismo, è comunque rimasto operativo e leggibile sul piano degli affari. Forse proprio grazie all’elisione della parola “Marx” dal contesto, si direbbe che la rapacità ex-marxista, una volta uscita al libero mercato, abbia incontrato i suoi naturali interlocutori nella parte più spregiudicata del capitalismo d’assalto. Potrei forse ancora meglio dire che le poiane italiche sono finite tra le grinfie dell’aquila, e potrei anche rallegrarmene, senonché...Senonché le poiane in questione, pur essendo italiche, non sono precisamente delle poiane, non sono rapaci liberi e indipendenti che si affrontano “rischiando il proprio”.Assomigliano piuttosto ai lupi, con la loro insaziabile avidità, con la predisposizione al branco e alla sua castalità (pardon, classismo). Sono lupi, nel nostro caso, che saccheggiano il territorio di un leone dormiente...Sono lupi che hanno saputo infestare persino il ben più vasto territorio della Minerva Italica, calpestando gli elementari diritti di democrazia ed eguaglianza dei cittadini, con il loro muoversi in branco tra gli umani, imponendo la brutalità del gruppo sulla mitezza del singolo. Lo hanno fatto nella magistratura, nei trasporti e negli altri servizi essenziali, hanno sfruttato la separazione dei poteri dello Stato a tutto vantaggio della loro fazione con il preciso scopo di impadronirsi dell’Amministrazione Pubblica e usarla come loro capitale privato... Anche se su scala nazionale il loro disegno sembra avviato a un farsesco insuccesso, non da farsa sono i danni arrecati da questa compagine di striscianti sovversivi all’ordinamento democratico della nazione.La nostra città in particolare è ancora largamente sotto le loro zampe, e paga con continue rapine della cosa pubblica il sonno del leone.A fronte di una simile disposizione del governo cittadino, e dell’ignava connivenza (quando non dell’espressa complicità) che gli viene tributata dall’elettorato, operazioni come quella della Fondazione Guggenheim mi appaiono quasi giustificabili.A quanto sembra, il popolo veneziano è al punto di tollerare e avallare: farse come il processo Fenice; deturpamenti urbani come quelli Saffa, ex Macello, San Giobbe, Giudecca; continue sottrazioni di pietre antiche, fontane e ponti in occasione dei lavori pubblici di manutenzione; esecuzioni dei lavori pubblici malrealizzate al punto di essere ridicole; continui disservizi nei trasporti pubblici a tutto vantaggio di quelli privati...Queste cose avvengono sotto gli occhi di tutti, la gente ci si considera abituata, è ormai prona a considerarle come “normali” o comunque, nella stragrande maggioranza dei casi, a “non vedere” un modo per evitarle. Ora, se davvero è così, se non abbiamo modo di regredire dalla corruzione e di correggere simili storture, noi abbiamo oltrepassato il confine che separa la civiltà dalla barbarie, siamo eredi di beni che però non sappiamo onorare né custodire.Bortoluzzi non ti stupire se la civiltà cerca di recuperare dalle nostre grinfie quanto più possibile di ciò che le appartiene. Se ritengo ingiusto che le responsabilità dei padri ricadano sui figli, tanto più folle mi sembra pensare che i figli possano vivere sui meriti dei padri, se non dilapidandoli. Non dimentichiamo infine che se il grande bassorilievo del Partenone ci è giunto leggibile lo dobbiamo proprio a una “Fondazione Guggenheim” dell’epoca, che lo portò in salvo prima che la follia dilapidatoria dei “figli” lo smembrasse in mille souvenir...Se il leone non si sveglia, caro Bortoluzzi, temo proprio che verrà dichiarato morto, e i suoi beni andranno all’asta tra gli estimatori. Ho la netta impressione che ci sia già molta gente, là fuori, che tratta sulla base di un certificato di morte presunta.

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