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L'ESODO CONTINUA
di Luciano Callegaro - inviato il 27/05/2007
Purtroppo anche a Mestre i piccoli negozi sottocasa sono spariti tutti, resistono ancora alcuni fornai, alcuni fruttivendoli e pochi macellai.
Sono sorti qua e là sparsi un po’ ovunque alcuni supermercati che si sono sostituiti ai dettaglianti e sono abbastanza ben distribuiti all’interno della città. Poi sono nati gli ipermercati e sono molti, sono tutti in prossimità delle uscite delle autostrade e della tangenziale e se hai tempo e voglia puoi andar a far la spesa anche fuori provincia.
A ruota degli iper sono spuntati un po’ ovunque i supermercati che vendono prodotti buoni, ma non di marca (per intenderci i prodotti di marca invece sono quelli che vengono pubblicizzati a tamburo battente durante gli intervalli televisivi).
I piccoli supermercati però non ci danno la gioia di scegliere e allora tiri fuori l’auto dal garage, mezz’ora di strada per fare un chilometro e mezzo, poi giù sotto l’interrato a cercare un posto auto vicino all’ingresso che inevitabilmente non trovi mai e dopo aver girato inutilmente perché la tua auto qui non ci sta, qui è troppo stretto e me la strisciano, qui da troppo nell’occhio, la porti dieci metri più in là e trovi tutto lo spazio che vuoi.
Parcheggi con una sola manovra e inevitabilmente ti trovi a cavallo tra due parcheggi, ma non te ne frega niente perché tanto in quel posto dove hai lasciato l’auto non ci viene mai nessuno.
Mentre ti avvii all’ingresso vedi decine di auto ferme con il motore acceso che aspettano si liberino i parcheggi di quelli che stanno caricando la spesa, allora sorridi e pensi di essere più furbo di loro.
Bisogna prendere il carrello. Ci vuole una moneta da 2 euro o una da 500 lire. Avevo stabilmente in tasca una moneta da 500 lire, ricordo dei tempi in cui l’euro non esisteva, e l’utilizzavo per il carrello. Un giorno mia moglie l’ha trattenuta e l’ha data in elemosina pensando fossero due euro.
Perse le 500 lire ora bisogna avere sempre in tasca 2 euro o non prendi il carrello. Bisogna cercarli in tutte le tasche e spesso non hai i 2 euro e allora, su al piano terra a cambiare le monetine con una da 4000 lire e poi giù a prendere il carrello e poi su. Insomma intanto passano le mezz’ore.
Come entri in questa enorme città del bengodi l’aria condizionata ti accoglie con un saluto gelato simile a un pugno di Primo Carnera sullo stomaco. Senti subito che qualcosa non và. Cominci a sudare e non vedi l’ora di andartene. Guardi il carrello, è ancora vuoto. Buona ora si torna a casa.
Le prime cose che incontri sono tutte a 1 euro (una volta erano tutte a 1000 lire. Non puoi fare a meno di prendere tutte quelle delizie a un euro e già il carrello si riempie in parte. Devi stare attento di mettere bene in ordine tutti i prodotti divisi per tipo per far meno fatica poi a casa quando li devi riporre in dispensa e nei frigoriferi.
Anche sabato mentre eravamo attenti ai prodotti da un euro ci passa davanti una ex collega di mia moglie, incontrata sabato scorso, come stai e come non stai e dopo un minuto altro ex collega mio (tutti pensionati). Veneziano di razza che da qualche tempo vedo dalle mie parti a Mestre.
(inizia il dialogo tra noi due in veneziano, ma lo riporto in italiano per renderlo comprensibile anche agli stranieri)
-Anche tu qui? Come mai?
-Da tre mesi abito a Mestre.
-A Mestre? Non mi dirai che hai venduto la tua casa di Venezia?
-SI! Ho i tre figli sposati a Mestre. Mio fratello a Scorzè. Ho tenuto duro finché ho potuto, ma poi per stare più vicino ai figli, ai nipotini, a mio fratello sono stato costretto a fare questa scelta, ho venduto la casa di Venezia ed ho comperato a Mestre. Ho tenuto per me un piccolo magazzino a Venezia dove ho ancora tante cose che mi porto a Mestre un po’ alla volta.
Su lui avrei scommesso che non avrebbe mai lasciato Venezia, invece.

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