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Gasolio, motociclette e “bonifiche”
di Umberto Sartori - inviato il 30/04/2008


Il gasolio sull’asfalto è cosa che preoccupa assai i motociclisti. Questo idrocarburo, come anche il petrolio e la benzina, ha infatti la particolarità di sciogliere la gomma degli pneumatici all’istante, rendendoli estremamente sdrucciolevoli.
Toccare una macchia di questi liquidi anche con una sola ruota significa per il centauro la certezza di una caduta rovinosa.
Mentre per esempio la ghiaia è pericolosa solo in curva o a forte velocità, il gasolio sull’asfalto fa cadere anche in rettilineo o da fermi.
Parlo del gasolio perché, al contrario della benzina, non evapora velocemente, mentre è piuttosto raro che su una strada vi siano versamenti di petrolio o altri solventi.
Il gasolio invece è una minaccia costante, poiché è sufficiente che l’autista di un mezzo a motore diesel dimentichi di ricollocare il tappo dopo un rifornimento, o lo chiuda male, perché a ogni curva dal serbatoio escano litri del pericoloso e viscido combustibile.
Si potrebbe pensare che questo sia un caso raro, ma non è così. Particolarmente inclini a questa svista sembrano essere gli autisti dei mezzi pubblici (loro mica lo pagano di tasca propria, il gasolio). Bene lo sa chi percorra la rotonda di San Giuliano, dove i mezzi pubblici transitano alla presa di servizio, appena saziati di combustibile, e dove le chiazze infide sono pressocché quotidiane.

Qualcuno magari si chiederà come mai Sartori, che di solito rifiuta di trattare in ObServer fatti contingenti non strettamente collegati alla Causa del Comitato di Salute Pubblica, si metta a denunciare la piccola infingardaggine di qualche autista troppo distratto. In effetti, il gasolio sull’asfalto resta un problema personale mio e di qualche migliaio di amici motociclisti.
È tuttavia un problema grave, dato che una caduta motociclistica spesso comporta danni gravi o letali agli umani e sempre danni economici ingenti al mezzo.
Così grave che, da quando ho visto due amici volare via di fianco a trenta all’ora sulla grande rotonda di San Donà, ho cominciato ad annusare l’aria, soprattutto in prossimità delle curve e delle rotatorie, seguendo il consiglio di Otello, che di motociclette e motociclismo se ne intende come pochi.
Il gasolio ha infatti un aroma penetrante che si spande a grande distanza: Otello a San Donà lo aveva annusato centinaia di metri prima, ma chi lo precedeva non prestava la stessa attenzione agli odori, e cadde.

Quindi annuso l’aria alla precisa ricerca di quell’odore...

Ebbene, da un’annetto o poco più vi sono grandi movimenti di terra nella zona dei Pili alla radice in Terraferma del ponte Austroungarico e di quello Littorio.
Uso questi nomi in omaggio al principio di Autorità e di Responsabilità.
Non accetto che un qualsiasi gruppo di esaltati pretenda di arrogarsi il diritto di cambiare Autore e nome a un’opera altrui.
Parimenti non accetto che la grave responsabilità nei danni idrogeomorfologici lagunari e cittadini causata da questi ponti venga fatta ricadere su un Ideale come la Libertà.

Non so da dove venga la terra movimentata, ma essa sembra destinata a riempire e “bonificare” quel tratto di barena impaludata tra i ponti e la raffineria.
Vi sono, allora, grandi movimenti di terra alla radice di questi malaugurati ponti, e ci sono io che pavidamente annuso l’aria alla ricerca di odor di gasolio.

Ebbene, da circa un anno, quando transito in quella zona la mia mano toglie gas all’acceleratore in automatico, perché nelle narici sento un odore molto simile a quello del temuto gasolio. Fateci caso anche voi, passando in quella zona diretti a Venezia. Se non siete motociclisti, abbassate un attimo il finestrino e fiutate l’aria. O prendetevi la briga di scendere a quella così opportuna ultima fermata d’autobus prima del ponte.
No, non sono le lontane esalazioni degli sversi in rotonda a San Giuliano, perché l’odore è molto meno percepibile percorrendo il luogo in direzione Mestre.
No, non vi è gasolio sull’asfalto, il tratto è pressocché rettilineo ed è difficile che qualcuno transiti di là con il serbatoio appena rimpinzato.

Ho la sgradevolissima impressione che l’odore provenga dalla terra in movimento in quella zona.

I "bempensanti" diranno: “Ecco che salta fuori il solito Sartori, il monomaniaco, quello che vuol vedere la corruzione e il malcostume dappertutto! Non gli bastavano gli occhi le orecchie e le dita, adesso vuol prenderci anche per il naso.
Chissà che si accorga finalmente che la puzza del marcio ce la ha nel naso lui!”

Eppure chi percorre la Terraferma avrà notato che sempre più terrapieni e scarpate di autovie vengono coperti con teli neri. No, non sono teli per la pacciamatura del raccolto, sono “misure” prese per “rimediare” a circa duemila terrapieni costruiti con fanghi luridi, pregni di metalli pesanti e, soprattutto, idrocarburi. Sarebbero almeno duemila le “opere” che presentano questo problema. E parliamo dell’attività di una sola banda, capeggiata tra l’altro da un “imprenditore” veneto.
La struttura partitica della società suggerisce che di bande simili, con il necessario corollario di connivenze e complicità nelle "amministrazioni", ce ne siano almeno due.
Ma anche se così non fosse, non sfugga a nessuno che i colpevoli della catastrofe sono già non solo tornati a piede libero, ma anche a dirigere le loro aziende.

Con dirigenti dalla morale simile in giro, che inoltre hanno già assaggiato l’impunità, io mi permetto di preoccuparmi per il sospetto che la puzza non sia nel mio naso, e che siano invece gli occhi dei “bempensanti” a essere foderati di grasso. Quello stesso grasso che avvolge i loro cuori di fronte al presente spettacolo di Venezia.

L’ipotesi che la zona in dismissione di Porto Marghera si stia trasformando in una enorme discarica semiclandestina la ho gia espressa nell’articolo sull’Isola di Tezze.
La gronda da Fusina a Tessera, del resto, è un luogo già talmente inquinato da rendere quasi sensato l’accumularvi altra immondizia pericolosa...
Sensato naturalmente in chi non possegga alcun amore per Venezia e la sua Laguna, ma coltivi anzi una invidia feroce per quanto di buono e bello altri prima di lui abbia saputo fare.
Si direbbe che anche di gente così ce ne sia in giro parecchia...

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