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L’EFFICIENZA DEL GABINETTO DEL SINDACO. - Ovvero di un tragicomico paradosso burocratico
di Umberto Sartory - inviato il 31/10/2003
Come esponenti del Comitato di Salute Pubblica a Venezia, circa 20 giorni or sono abbiamo chiesto un appuntamento con il signor Sindaco della nostra città, nonché Commissario Straordinario del Governo per il Moto Ondoso” (da qui in poi CSGMO).
Abbiamo dichiarato con scritti, relazione chimica e una pletora di documenti foto e cinematografici, che il nostro è un grido di pericolo per la sopravvivenza della città e l’incolumità dei passanti, legato allo sgretolamento generalizzato di edifici che è all’evidenza di tutti, pur se da tutti più o meno volontariamente rimosso.

La nostra richiesta/avviso di grave pericolo è stata affidata nelle mani di un certo sig. Gianola, incaricato con tutta evidenza dal Comune di espletare i rapporti del Primo Cittadino con i Cittadini Seguenti.
Rimasti in sospeso ben oltre i pochi giorni promessi per un contatto telefonico, siamo tornati a chiedere notizie: cosa pensate che il pregevole signor Gianola abbia ritenuto di comunicarci? Un gelido: ” Gentili signori, il vostro grido di allarme ci è risultato inadeguato alla reale sostanza del fenomeno, vi chiediamo di non allarmare la comunità con simili fantasie macabre!”? No.
Un rassicurante: “ Cari cittadini il vostro grido di allarme è stato recepito e ci stiamo attivando per rimediare. ”? No.
Un incerto e sbrigativo: “ Abbiamo avviato gli accertamenti per valutare la fondatezza del vostro grido di allarme. ”? Neppure.
La risposta del signor Gianola è stata invece più o meno letteralmente: “Mi spiace ma a causa del di Lui intenso viaggiare, non sono ancora riuscito a comunicare al signor Sindaco e CSGMO gli estremi della vostra istanza”.

Io mi chiedo a questo punto come mai al team sig.Gianola/PrimoCittadino non vengano riconosciuti meriti preclari a ricoprire cariche in cui l’espletamento della loro funzione comunicativa possa produrre effetti ancor più tragicomici.
Una simile velocità di reazione farebbe a mio modo di vedere faville in qualsiasi alto incarico organizzativo nei Vigili del Fuoco, per esempio.
A parte l’ironia, il sacrificarsi a una tanto risibile inefficienza è da me recepito come a coprire quella che traspare invece come la vera penosa risposta istituzionale, già ottenuta in effetti da funzionari forse più sinceri: “Caro signore, anche noi come Lei un poco soffriamo all’idea di perdere Venezia, e ci rendiamo pure conto che ciò avverrà entro pochi anni, non “nei secoli a venire. Ma ci sostiene in questo frangente la “profonda” consapevolezza di non saperci fare proprio niente. Lei ci vede come siamo, non Tutori del Bene Pubblico, ma tardigradi impantanati di inefficienza e conflitto, dinosauri dal sistema nervoso lentissimo, cui si può divorare la coda tutta intera, prima che se ne accorgano”.

Una più o meno aperta dichiarazione di inadeguatezza e impotenza è ciò che raccolgo nelle sedi istituzionali contattate finora.
Al contrario, io non sono affatto confortato dal sentimento di impotenza, anzi, sono profondamente inquietato dalla forte convinzione di saper individuare le vie per salvare la città da questo imminente totale pericolo, e dalla consapevolezza di averle anche delineate chiaramente negli scritti pubblicati nella sezione “Gessificazione di Venezia” sul sitoourvenice.org.
Posso affermare che la figura morale, la sensibilità artistica e l’inconsueta poliedricità delle competenze approfondite che si riassumono nei pur pochi membri del Comitato di Salute Pubblica sono attualmente la sola speranza operativa organizzata rilevabile per Venezia.
Nessuna delle organizzazioni e istituzioni già attive a vario titolo sul territorio per la “difesa e tutela di Venezia” dimostra infatti di avere piena consapevolezza della gravità del problema, o tantomeno di avere idee progettuali complessive per risolverlo, evitando ancora una volta a Venezia di scivolare negletta nelle velme.
Noi del Comitato di Salute Pubblica siamo davvero la speranza per Venezia, adesso. Con l’appoggio della Popolazione e di ciò che resta delle Istituzioni potremmo essere la sua salvezza, almeno per qualche secolo a venire.
Molto è già andato perduto, ma salvare il salvabile vorrebbe dire aver qualcosa di ancora leggibile da consegnare alle generazioni future. Fra pochi anni la leggibilita dell’intero tessuto architettonico sarà scomparsa, e in breve volgere di altri anni sarà una velma rossastra a fare da imperitura memoria alle gesta immobili del signor Gianola e del suo inafferrabile CSGMO.

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