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In morte di Aldo Zari | |
di Umberto Sartori - inviato il 05/03/2011 | |
Non che ci fosse in questa nostra intimità qualcosa di segreto o di irrivelabile. Spesso quello che "confessavi" intimamente a me lo avevi già "commesso" platealmente e talvolta drammaticamente al mondo. Rimane tuttavia su quei ricordi un'aurea riservata a quella trasmissione verbale che li ha generati, che mi impedisce adesso di farne Letteratura, pur realistica e sincera come questo mio breve scritto. Chiunque ti abbia conosciuto sa, della continua battaglia interiore tra un'anima fanciulla di poeta e uno spirito inquieto fino alla turbolenza, che si traduceva nei rapporti alternanti tra quelli con un amico dotto e saggio e quelli con un demone inferocito. Il nostro ritrovarci sempre nella Verità del Cristo non ha mai lasciato protagonista il demone nel nostro rapporto, ma la cattiva educazione impartita agli artisti ormai da generazioni ha fatto sì che tu stesso continuassi a nutrirlo, mentre tanto angustiava la serenità della tua vita e di quella dei tuoi amici. Un demone paradossalmente arroccato dietro una frase della Bibbia, che spesso citavi: "Non sei stato ne freddo ne caldo, per questo io ti vomiterò dalla mia bocca". Ho cercato a lungo di convincerti che la tua interpretazione di quel versetto, cristallizzata nella convinzione di dover sempre manifestare tutto ciò che dalla pulsione affiorasse alla coscienza, senza por filtri alla sua eventuale veemenza, fosse sostanzialmente inadeguata a un corretto uso del Libro Sacro. La mia logica serrata ti ha spesso stretto all'angolo, tuttavia sei rimasto nell'impossibilità di scegliere, di fissare la tua missione al servizio del Bene o nella punizione del male, di diventare cioè omogeneo a te stesso. Questa non è posizione consigliabile ad alcun essere umano, e l'apprendere che hai abbandonato il tuo corpo mi è quasi di sollievo: troppo ho visto nei tuoi occhi e nella tua voce i picchi di sofferenza della tua altalena. Già mi avevi abituato a lunghi periodi di lontananza, e questa tua "morte" non è per noi pittori vera separazione, ché il mio dialogo con te continua in pectore e nel ricordo, cosicché io ti posso scrivere come a vivente, perché vive sento ancora le tue risposte. E ancora viva spero tu senta la poesia che dedicai alla tua pittura in anni più felici di questi: Fotosintesi (Sui quadri di Aldo Zari) Lavoro di sciabola e di carezza un disboscare che intrica lo spazio incantevoli o terrifici anfratti spiragli e grovigli d'insondabile Son quinte ebbre di ragno che intesse lirica e profonda casa al colore per essere sguardi a occhio di mosca Schiocchi di segno frustano i pensieri Forma e frequenza dalla luce di Dio alla luce del Sole dan lo sguardo Tocchi di sogno per occhi di segno occhi di mosca guardano sé stessi Il funerale avrà luogo Mercoledì 9 Marzo alle ore 11:40 presso l'Isola di San Michele |
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