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Strategia di Lavoro per la Repubblica: la Chiesa per la Repubblica
di Umberto Sartori - inviato il 29/06/2011

La Religione e la Chiesa per la Repubblica.

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Al fianco dei Consigli Inter-territoriali di tipo Amministrativo ed Economico che ho già descritto, troviamo allora i Consigli Culturali con gerarchie analoghe ma identificate sulla base delle omogeneità storiche etno-culturali.
Esempi indicatori possono essere i Consigli dei: Celti, Etruschi, Latini, Liguri, Lucani, Sanniti, Veneti...

Anche qui la varietà culturale offerta dalla Penisola Italica è tale da costringermi a limitare gli esempi. La formazione di questi Consigli avviene del resto su spontanea istanza aggregativa di due o più “Semplici” territoriali, non necessariamente contigui.

I Consigli Culturali dei Popoli Italici producono il Consiglio Italico, con i compiti di edificare e promuovere il sentimento di Unità Nazionale Repubblicana nella Penisola, cui ho già accennato.
Tra questi compiti spicca la produzione di Monumenti per la Repubblica, Opere Collettive di devozione al culto del Buono e del Bello che ispira la Repubblica fin dai suoi albori Ellenici e che troviamo confermato in Alessandria e in Venezia.

Giova precisare che la parola “Monumento” sintetizza i concetti di memento (2a persona singolare Imperativo futuro di memini: “tu ricorderai!") e di monitus (ammonimento degli Dei ).
Già per i Romani colui che merita il nome di “ammonitore” è colui che sà ricordare, che osserva la Storia e la interpreta per trarne indicazioni sul futuro.   Costruire Monumenti degni di questo nome offre a un Popolo la possibilità di tramandare la sua Testimonianza oltre le eventuali falsificazioni da parte di Popoli che lo abbiano sottomesso o vinto, come penso di avere io stesso dimostrato in Storia Morale di Venezia e in questa Strategia.

Le Opere monumentali costituiscono asse dell’Onore della Repubblica e nutrono l’Amor Proprio e la Dignità Nazionale di ciascun Cittadino.   Un nutrimento sostanzioso e duraturo, che rafforza lo Spirito e lo mantiene nel Dominio sui sensi e sulle cattive abitudini che questi tendono a produrre quando lasciati bradi.

I Monumenti, in quanto Opere collettive espressione di una Volontà Popolare, sono particolarmente efficienti, nel loro farsi, al perfezionamento professionale e all’educazione di ogni Cittadino, nonché al coordinamento dello Spirito Corporativo.
Costruire e supportare Monumenti, siano essi Opere d’Arte propriamente dette, Templi, Edifici o grandi Opere Morali, pone un Popolo fra gli artefici della Storia Millenaria dell’Uomo e ne assicura il prestigio e il rispetto presso tutti gli altri Popoli.
Così ha insegnato Atene, e così hanno fatto Alessandria, Roma, Londra Washinghton e Pechino.

Più chiaramente ancora questo messaggio ci viene dalla Gloria della Repubblica di Venezia. Un Popolo numericamente sparuto, impelagato nelle paludi costiere, che con l’insegnamento Repubblicano e la devozione Monumentale ha saputo divenire protagonista della scena mondiale per oltre mille anni.
Un’esperienza di Civiltà che ha saputo lasciare integra fino a oggi, pur se gravissimamente minacciata e ancor più gravemente calunniata, la testimonianza della propria Civiltà in una Civitas completa e inalterabile nel suo messaggio.
Tanto inalterabile che la barbarie odierna, incapace di sottometterla alla propria viltà, ne tenta la cancellazione distruggendo gli equilibri idrogeologici naturali e artificiali necessari alla sussistenza del tessuto Territoriale su cui Venezia è fondata.

Dal Messaggio edificato dei Veneziani vediamo anche la contiguità temporale della flessione nell’attività monumentalistica con la decadenza morale del Popolo.   Chi visita Venezia può notare che dal Diciassettesimo Secolo i grandi Monumenti, soprattutto Templi, si lasciano incompleti; due Secoli di questo lassismo e la Repubblica cadde in mano a Dominazioni Straniere.


La Religione per la Repubblica

Se la Repubblica assegna grande importanza alle affinità culturali etniche, ancora maggiore ne ripone in quelle Religiose.

Abbiamo visto che la Forma Sociale Repubblicana è emanazione diretta del pensiero religioso, nel suo evolversi dal Daemon Socratico alle Muse Alessandrine, al Cristo evangelizzato da San Marco.   Asse di continuità che centra le differenze politiche ed epocali di questi esperimenti è il Culto della Bontà e della Bellezza.

La caotizzazione linguistica conseguente ai processi di lavaggio del cervello massificato rende opportuno precisare in parafrasi il valore icastico di questa affermazione.

La Politica Repubblicana è emanazione diretta di due ideali: la Bellezza e la Bontà.

Dalla Bontà derivano tutti i valori della sfera emozionale, alla Bellezza compete il governo delle forme del pensiero.

Ora, non si può in coscienza affermare che le società evolute abbiano smarrito il concetto di Bontà.
Viceversa, della Bellezza1 si vuole ufficialmente obliato l'intendimento universale, e la mancanza di questa categoria modello della forma inficia gravemente la possibilità di indirizzare correttamente le pur buone pulsioni che l'umanità continua a manifestare.

In particolare, il rinnegare l'idealità assoluta della Bellezza rende sterile ogni sforzo creativo, soprattutto sul piano della sua valenza sociale, poiché viene meno ogni possibilità di discernimento nel campo dell'armonia.
La Bellezza è la Mente Operativa della Bontà. Essa legge il Disegno Divino nella Natura e ne ricava implementazioni proporzionali armoniche che si applicano in qualunque campo dello scibile e dell’esperimentabile.

La Bellezza sintetizza l'essenza religiosa con le pulsioni dell'anima e con il lavoro ed è il cibo spirituale universale dell'umanità; ha sede nelle Proporzioni e si avvale di tecniche di rappresentazione mentale e figurativa che hanno avuto una loro evoluzione Storica parallela alle Civiltà.

È opinione espressa dal maggiore studioso di questa Materia, Erwin Panofsky nel suo libro “La Prospettiva come Forma Simbolica”, ed è opinione che condivido anche alla sola luce del Buon Senso, che l’evoluzione delle tecniche di rappresentazione e figurazione abbia determinato l’evoluzione delle Civiltà.

Molti possono interpretare “rappresentazione” e “figurazione” come sinonimi, e in parte sono nel vero.
Uso le due parole distinte per segnalare che parlando di Prospettiva non ci si riferisce solo alla disciplina di disegno tecnico applicabile a un quadro per raffigurarne la profondità.   La Prospettiva è, in primis, una capacità di rappresentazione mentale a se stessi mediante l’immaginazione.

Essa è dunque uno stato e una possibilità del pensare e immaginare nell’attività poetica e creativa dell’Uomo, che gli consente di “vedere” proporzionalemte non solo nell’immediato ma anche nella distanza, spaziale e temporale.

È l’evoluzione prospettica del Rinascimento che costituisce la noce di quella che sarà chiamata “Rivoluzione Copernicana” nella visione complessiva del Mondo e dell’Universo.   Chiedo la fiducia del Lettore su questa affermazione, e resto disponibile ad argomentarla su richiesta negli strumenti di colloquio che stiamo aprendo in VeneziaLog.net.   Approfondirla qui ci porterebbe a una digressione pertinente il tema della Religione per la Repubblica ma decisamente troppo lunga in questa sede.

Il percorso evolutivo della capacità rappresentativa dell’Uomo si svolge su scala mondiale e risale alla più remota antichità: nello scope di questo scritto è sufficiente accennare alla sequenza che direttamente investe la Repubblica.   Questa sequenza nasce informata dall’aspirazione prospettica dei Greci, e può essere vista in tre grandi momenti: quello della Prospettiva Intuitiva, quello della Prospettiva Matematica e quello attuale della Prospettiva Globale.

La capacità di Prospettiva Globale ha schiuso alla mano umana le immense potenzialità operative di una Scienza antica ma tanto teorica dall’aver subito per secoli la calunnia di “stregoneria”: mi riferisco alla Magia Nominalis o Menmotecnica, meglio oggi nota come Scienza dell’Informazione o Informatica 2.

Queste abilità del pensiero hanno permesso la formalizzazione disciplinare dell’esperimento Veneziano in una nuova “Arte delle arti”, chiamata Sinergetica dal genio americano Richard Buckminster Fuller, che ne ha steso il primo Canone Organico ("Synergetics: Explorations in the Geometry of Thinking").

Nell’era della Prospettiva Intuitiva, l’”Arte delle arti” fu l’Astrologia, sostituita per l’era della Prospettiva Matematica dall’Architettura, intesa anche come Ingegneria.

Nell’era della Prospettiva Globale, la Sinergetica estende la sua influenza e avvalora i suoi Principi in tutte le attività, identificando metodologie operative e morali dal campo tecnologico a quello scientifico, politico, poetico o religioso.

Definendo la Repubblica in termini sinergetici come “Principio Unificatore Astratto” di un sistema sociale sinergetico, invio un riferimento preciso agli Studiosi di questa Materia.

Alla maggior parte dei Lettori, ricordo invece che un sistema sinergetico è un insieme organizzato il cui prodotto trascende la somma delle singole componenti.
I “Principi Unificatori Astratti” sono categorie di orientamento per i singoli elementi capaci di generare questo surplus energetico nell’insieme cui vengono applicati.

La Sinergetica, pur grata al movimento illuminista per le belle incisioni prodotte nell’Encyclopédie e per l’impegno analitico, destituisce di fondamento le dicotomie che gli illuministi hanno introdotto fra Arti e Scienze e all’interno di ciascuna scorporando e disarticolando le connessioni metafisiche e religiose.

La Nuova Scienza riaccorpa i lacerti smembrati di Religione, Arte, Scienza e Tecnologia, ritrovando l’antica unità del pensiero Jeratico-Astrologico con ben altra consapevolezza e capacità operativa.

Non si stupiscano dunque i Lettori se la Sinergetica non trova lo spazio che merita nell’informazione pubblica, e se le sue conquiste sono passate sotto silenzio o attribuite genericamente al “progresso”.

Il mondo scientifico è ancora gravemente affetto dall’iperspecializzazione e da superstizioni materialistiche, e l’assetto attuale della maggior parte degli Stati è ben lungi dall’”essere a norma” con le Leggi promulgate dalla Sinergetica.

La stessa figura di Fuller, che ben merita l’appellativo di “Leonardo da Vinci del XX Secolo”, viene tenuta in ombra e usurpata dei suoi immensi meriti in ogni campo dello scibile e dell’operabile umano.   Per rammentarne soltanto alcuni, perfettamente dimostrabili in quanto tecnologici, si sappia che i Computer, sia dal punto di vista hardware che software, i motori a reazione, le tensostrutture, il LASER, la bioingegneria, ben più che conquiste di un generico “progresso”, sono risultato diretto degli studi e delle intuizioni di Fuller come individuo e come collaboratore di varie società multinazionali, dalla IBM alla Union Carbide.

Onore analogo merita un altro Genio misconosciuto, il francese Benoit Mandelbrot, scopritore della Matematica Frattale, degno emulo di Luca Pacioli nel paragone con Leonardo, la cui dipartita, il 14 Ottobre 2010, è passata nella più completa indifferenza delle Istituzioni e dei grandi mezzi di Comunicazione.

Tuttavia, come nel caso delle calunnie su Venezia, anche l’oscuramento della Sinergetica è destinato a cadere di fronte all’accesso generalizzato all’informazione. La parola Sinergetica compare sempre più spesso, anche se non sempre appropriata, nei nomi commerciali e nell’enunciazione di metodologie scientifiche.
Per sua natura, la Sinergetica aumenta esponenzialmente la propria potenza energetica con ogni nuovo elemento umano che accetta di orientarsi secondo i suoi principi.

La Prospettiva, con le sue moderne implementazioni, è particolarmente rilevante nella Religione Cristiano-Alessandrina e quindi nella Repubblica perché essa permette all’Intelletto Logico di scrutare nella Storia e nella Natura per leggere e interpretare quella “Razione” del Disegno Divino che l’Uomo via via si conquista, come individuo e come specie.

La Causa Repubblicana merita dedizione proprio in base al suo essere prodotto e agente dell’Intelletto Logico umano applicato al Disegno Divino nella Natura, più noto, dal Rinascimento in poi, con il nome di “Divina Proporzione” o, fra gli “atei” come “serie dei numeri irrazionali e gerarchia dei poliedri”. Di quei numeri, cioé, che all’uomo è impossibile calcolare finitamente, e che tuttavia sono alla base di ogni proporzione naturale nell’Universo osservabile. Pi Greco, Fi Greco, Radice di 2, e altre “costanti incalcolabili” indicano all’Uomo un “oltre lui stesso” irraggiungibile con le sue facoltà.

Un ”oltre lui stesso” che tuttavia informa di un disegno leggibile l’intera esperienza umana prima di allontanarsi verso l’umanamente inesplorato. Da qui il postulato gnostico di Intelligenze Superiori all’uomo e l’appellativo religioso di Divina Proporzione che i Credenti assegnano alla “serie dei numeri irrazionali etc.”.

Dopo aver visto la connotazione politica della Religione Cristiano Alessandrina, penso di avere chiaramente indicato in queste ultime pagine anche la sua forte connotazione gnostica.


Veniamo infine all’aspetto più rilevante di questa Religione nello scope di questo libro, l’Insegnamento Morale.

Discriminante fondamentale della Religione Cristiano-Alessandrina moderna è la responsabilità del Credente di fronte a Essere metafisico Benigno e Giusto a lui Superiore, sia interno che esterno, immanente o trascendente, personale o impersonale senza riguardo al Nome o agli Attributi del Santo presso ciascuno.

Non a caso la nostra Religione è anche detta “Chiesa Universale”: essa pratica l’Ecumenismo Religioso e Civile totale per le forme di culto compatibili con Benignità e Giustizia.

Nell’implementazione che intendo offrire in questa Strategia per la Repubblica, ogni forma di culto Giusto e Benigno è parificata nei diritti al Cristiano Alessandrino e viene indicata dallo Stato nei propri Documenti come Chiesa (o Sinagoga, o Ashram, o Moschea, o comunque i Fedeli la nominino) Repubblicana di Rito Israelita, di Rito Indu, di Rito Islamico, o Calvinista, o Animista...

I Riti producono, con metodologia Repubblicana, adeguate Magistrature di Comunicazione e Coordinamento fra di loro, che opportunamente possiamo chiamare Magistrature Religiose.

La Chiesa Repubblicana è dal canto suo una Chiesa essenzialmente morale, ispirata ai pochi e semplici Principi che la Religione Cristiano-Alessandrina ha estrapolato nella sua ricerca di sincretismo fra le principali Religioni mondiali.

La Chiesa per la Repubblica si pone sostanzialmente solo come il contenitore di tutte le aspirazioni religiose salvifiche dei Cittadini, in qualsiasi forma civile espresse.

In questo la Chiesa Repubblicana si discosta dalla inevitabile similitudine con la Religione del Grande Architetto dell’Universo praticata dai Massoni, nel non costituire se stessa in setta o Ecclesia separata, bensì in metodologia di pensiero e struttura politica capace di comporre e mantenere in armonia le Forme religiose.

La Chiesa Repubblicana si scosta dalla stessa Religione Cristiano Alessandrina che la ispira, rinunciando a costituirsi in Corpo Dottrinario autonomo.
Non si pone cioé come un sincretismo Teologico, limitandosi a identificare in ciascuna Religione i dettami morali indispensabili alla Vita Civile Repubblicana, a far sì che questi siano tenuti nella giusta evidenza all’interno di ciascun Rito e a bandire come falsa profezia ogni tentativo di deviare l’interpretazione dei Libri Sacri verso forme di intolleranza e tentativi di supremazia o sopraffazione di un Rito sugli Altri.

Questo e altri eventuali usi del Rito religioso per ordire attività contro la Repubblica costituiscono Giurisprudenza a sé.
I reati perpetrati sotto le spoglie o in nome di Religione rientrano nella categoria dei gravi reati contro la Repubblica, ma sono valutati da apposite Magistrature, composte da Membri delle Magistrature di Controllo e delle Magistrature Religiose riuniti, i cui compiti vedremo meglio tra poco.

Il concetto di Repubblica, ovvero la metafisica del Bene Comune, è il Pontifex Maximus della Chiesa e dello Stato Repubblicani. Così come nella Politica, soprattutto in Religione la Repubblica abolisce l’uomo-feticcio e lo sostituisce con sé stessa, Ente metafisico.   Il Cittadino “presenta i suoi conti” e inoltra le sue preghiere all’Ente Supremo Benigno e Giusto in forma personale attraverso il Rito liberamente scelto, e in forma collettiva attraverso i conseguimenti della Repubblica. La Repubblica riconosce e protegge dalla bestemmia tutti i Nomi Divini conosciuti.

Ogni Cittadino ha diritto di praticare la Religione per la Repubblica in forma irrituale, di adottare riti personalizzati e di partecipare a qualsiasi Rito, saltuariamente o continuativamente, purché adotti comportamento e intenzione conforme a quel Rito.

Quali sono dunque i pochi e semplici Principi morali che la Religione Cristiano Alessandrina ha identificato come comuni a tutte le maggiori Religioni Salvifiche e che tramanda come unico corpo dogmatico e gnostico alla Chiesa per la Repubblica?

Questi Principi possono avere e hanno vari nomi secondi i Riti e le Lingue della Terra; espressi in lingua Italiana, essi sono, mostrati in schema per categorie di astrazione:
La Fede, la Speranza e la Carità, detti Virtù Teologali.
Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza, detti Virtù Cardinali o Virtù Umane.

Diretta emanazione del Culto del Buono e del Bello, le Sette Virtù sono ravvisabili in ogni Religione salvifica, incluso l’Islam, il Taoismo Confuciano e le Religioni pre-cristiane come lo Zoroastrismo, l’Induismo, Israele o le forme di ascetismo religioso buddista.
In religioni più arcaiche le Virtù assumono nomi e forme più primitive o elementari, intendendo questi aggettivi nel loro significato più alto di “Primigenio” e “Semplice”. Per gli Aborigeni che non hanno esigenza di società “civili”, ovvero aggregate in città, data la dispersione degli individui sul Territorio, è Virtù la pratica del potere creativo del Canto. Per gli Animisti riuniti in piccole tribù sono Virtù l’onore tribale e lo Sciamanesimo che consente di sintonizzare e armonizzare lo Spirito dell’Uomo a quello dell’Ambiente.
La pratica delle Virtù entra addirittura nel motto della Religiosità massonica, che incita i Fratelli a “Edificare Templi alla Virtù e scavare oscure prigioni al vizio”.

Ancora le Virtù sono ravvisabili in molte filosofie sedicenti atee e sono persino millantate dai demagoghi di ogni sorta, che ben conoscono l’innato potere attrattivo che le Virtù esercitano sullo Spirito umano.   La demagogia viene però facilmente smascherata ove si voglia prendere in considerazione che le Virtù ingenerano una serie di corollari sui quali si sostentano e nei quali trovano ragion d’essere: questi corollari sono detti Valori Morali, e possono essere così schematicamente riassunti:
Onestà, Lealtà, Affidabilità, Coerenza, Congruenza, Abilità.

Tolleranza, spirito di collaborazione e fraternità verso ogni uomo, trasparenza dei sentimenti e delle volontà, controllo della soglia di vizio nel godimento dei sensi, potenziamento dell’Emozione, dell’Intelletto e della Creatività individuali e collettivi sono alcune delle dirette implementazioni sociali di quei Valori.

La capacità di impersonare questi Valori e i loro corollari costituisce il senso e la misura dell’Onore, ovvero della stima meritabile presso i Cittadini Repubblicani. Egualmente informa l’Amicizia, sentimento sociale Principe della Repubblica e la Dignità, sentimento individuale egualmente Principe Repubblicano.
Amicizia e Dignità sono la sola formula della Pace: interiore, sociale e internazionale. Pax Tibi Marce, Evangelista Meus.

In base a questi semplici Principi la Religione di Stato prende il Nome ufficiale di Religione per la Repubblica.

Nella promessa di ogni Magistrato e Funzionario pubblico l’impegno d’Onore viene preso duplicemente di fronte alla Repubblica e al Rito di appartenenza del Cittadino.

La pratica delle Virtù e il controllo dei sensi quando questi tracimano nei vizi costituiscono il centro gravitazionale della Chiesa per la Repubblica.

La Repubblica proclama Monumento e Patrimonio inalienabile i Riti Religiosi esistenti sul suo Territorio e si impegna nella loro conservazione e promozione.

Un Rito che tenda a estinguersi viene vivificato e mantenuto attingendo Officianti e Fedeli volontari dal Corpo Ecclesiale della stessa Chiesa per la Repubblica. Ove manchino i Volontari, cosa molto poco auspicabile, il Rito estinto viene documentato nel modo più esauriente possibile, tramandato nella Storia della Repubblica e mantenuto nelle proposte di Culto veicolate dall’Istruzione Repubblicana. La Repubblica si fa infatti carico di promuovere la Religiosità fra i Cittadini e di informarli sulle specificità di ciascun Rito.

I Riti accedono alle Risorse Pubbliche nella misura dei loro Adepti, ma la Chiesa Repubblicana incoraggia e promuove la Carità e la generosità delle Religioni più numerose e ricche verso quelle localmente più rarefatte o povere.

Dicevamo che le Magistrature Religiose si uniscono a quelle di Controllo per vigilare in ambito di possibili crimini contro la Repubblica perpetrati sotto spoglie di Religione. Queste Magistrature, che chiamo Savi alla Religione, hanno il compito generale di rilevare e neutralizzare eventuali tendenze all’assolutizzazione di un Rito a danno degli Altri.

Il primo pericolo in questo senso potrebbe essere visto nel Culto Cristiano Alessandrino e nella stessa Chiesa per la Repubblica che, pur oggi ancora elitari, inevitabilmente mi sembrano porsi come tappe in ogni evoluzione di Coscienza Religiosa. Tuttavia non è nella natura di queste Religioni la volonta di uniformare i Culti o di appiattirne le varietà rituali.

A tale scopo, la Chiesa per la Repubblica non solo, come dicevo, non pone un proprio Corpo Dottrinale Teologico, essa neppure costituisce alcuna organizzazione sacerdotale o rituale altra da quella necessaria allo svolgimento delle operazioni politiche e amministrative della Repubblica.

Ogni Magistrato e Funzionario della Repubblica è investito di Sacerdozio nello svolgimento delle sue mansioni.

Particolare viglilanza e appositi Savi dovranno invece disporre le prime generazioni Repubblicane verso due Riti in particolare, per le inclinazioni, storicamente mostrate dagli adepti, al volersi imporre come uniformatori, allontanandosi dalla pratica delle Virtù e dei Sentimenti da loro stessi proclamati.   Saranno dunque necessari Savi alla Religione specifici per il controllo dell’attività sociale e dottrinale dell’Islam e della Chiesa Cattolica Romana. Anche qui non voglio lasciare senza prove l’affermazione di una necessità così grave da costituire pur temporanea discriminazione fra i Cittadini.

In aperto contrasto con gli Insegnamenti Coranici, l’Islam sociologicamente inteso ha manifestato sin dai suoi primordi atteggiamento aggressivo e violento. Ha invaso e vessato le pacifiche popolazioni indiane e più volte tentato di estendere militarmente all’Europa la demagogia crudele e profondamente anti-Coranica dei suoi mullah.   Ancora millantando il Corano un facinoroso “islamico” ha imprigionato il proprio padre e distrutto il più bel gioiello prodotto dalla comprensione Coranica, l’Impero Moghul.

Specularmente, e con ampie zone di fusione e sinergia negativa, procede l’accusa alla Chiesa Cattolica Romana, che congiuntamente a quella Islamica ha avuto parte determinante nella dispersione e nell’occultamento dei Tesori Sapienziali antichi raccolti nell’Ellenismo e nell’esperienza Alessandrina. Non meno degli Islamici, i Cattolici Romani si sono macchiati e si macchiano sul fronte interno di violenza e discriminazione dell’Uomo sull’Uomo.
Hanno a loro volta tentato più volte di distruggere il più bel gioiello prodotto dalla comprensione Evangelica, Venezia, la Repubblica dal loro stesso Papa definita Christianissima, senza ancora riuscirci del tutto, grazie al Signore, nonostante in questo scopo si siano spesso trovati alleati delle più bieche compagini materialistiche della società mondiale.

La dimostrata incapacità di questi due riti nel mantenere omogeneità e congruenza al proprio messaggio morale costringe la Repubblica a supplirvi fino al raggiungimento di un adeguato livello di purificazione in queste due Ecclesie maggioritarie.

Ai Singoli Riti è fatto divieto di attività di proselitismo diretto con qualsiasi mezzo a eccezione della trasmissione familiare e della testimonianza e professione di Fede degli adepti nella vita quotidiana.

I Riti Amministrano le Opere di Carità e Beneficienza in Nome della Repubblica, con risorse da Essa fornite e sotto il controllo delle Magistrature Religiose e dei Savi alla Religione.

Le Magistrature Religiose effettuano controllo incrociato sulle attività di beneficienza e sociali, che devono essere valutate consone alla natura e ai precetti di ciascun Rito.

Come si vede, la forma religiosa che disegno per la moderna Repubblica, pur simile nelle intenzioni, è assai più Ecumenica di quella che Venezia poté attuare nei suoi Secoli di esistenza come Repubblica, condizionati da continua belligeranza e dalle infelici scelte del Pontifex Maximus in Roma.

Tuttavia questa forma di coesistenza religiosa non è nuova: governò infatti per generazioni di armonia interna il più grande Impero sorto sulla Terra, quello Moghul.
Akbar il Grande seppe ofrire ai Popoli del suo Impero, che copriva l’Asia dal Medio Oriente alla Mongolia e che per primo seppe riunificare l’India, la pace e l’armonia fra Gesuiti, Giainisti, Induisti, Israeliti, Sciiti, Seguaci dei Santi, Sikh, Sunniti e Zoroastriani in un contenitore di Buono e Bello paragonabile a quello Repubblicano.

L’Impero Moghul da Akbar a Sha Jahan, costruttore del Taj Mahal, merita di essere menzionato nella Storia della Repubblica per affinità culturale e religiosa, ma non politica.

La splendida Opera di civilizzazione avviata dall’Imperatore Akbar, e proseguita per oltre un secolo da tre generazioni di monarchi illuminati e pii, trovò infatti immediata fine a opera di un solo usurpatore. Usurpatore del Corano prima ancora che dell’Impero, la cui figura addita alla Repubblica la necessità di vigilare con particolare attenzione sui demoni astuti e omicidi che sanno talvolta fare carta straccia dei Libri Sacri per ammantarsene.

Abbiamo visto invece che la struttura di controlli statali interlacciati e impersonali messa in opera dalla Repubblica Veneta ne ha salvaguardato i Territori e le conquiste spirituali e politiche per oltre mille anni, anche attraverso due Secoli di decadenza e per oltre due Secoli dopo la perdita di Dominio da parte della Repubblica stessa.   La portata politica della prospettiva Repubblicana si mostra quindi assai più promettente ai fini di armonia fra le Religioni di quanto nessun Impero, nemmeno quello immenso e illuminato del Moghul, abbia mai dimostrato di fare.



1 - Per approfondire ulteriormente questo argomento, vedi “Bellezza

2 - Vedi “"Giordano Bruno e l’Informatica


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