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Gratitudine agli Spoliatori di Venezia? - Complemento alla mia lettera apparsa su Il Gazzettino 1/2/2004
di Umberto Sartory - inviato il 02/02/2004
Chiesa dello Spirito Santo alle ZattereCaro MauSan,grazie per aver messo a fuoco quella frase da me pubblicata, mi rendo conto che può dar adito ad ambiguità di interpretazione: voglio quindi precisare.“A fronte dell’urgenza di tale pericolo sono tentato persino di provare un’amara gratitudine per chi avesse, eventualmente, sottratto parti di Venezia al destino che oggi incombe sulla città”.Essere tentati non significa tout-court cedere alla tentazione. Ti garantisco che non gioisco affatto della spoliazione di Venezia. Ho usato quell'espressione fortemente provocatoria solo per tentare di convincere il Gazzettino e i suoi lettori che adesso non è più il tempo di preoccuparsi se qualcuno ha rubato qualcosa; continuo a denunciare a gran voce le sparizioni ma chiedo che se ne occupino gli investigatori. Non è compito di un giornale, e nemmeno di noi cittadini, esperire le lunghe e difficili indagini necessarie ad appurare verità e responsabilità.Ancora una volta ribadisco che non ritengo che quest'ultima possa venir addossata in toto agli amministratori pubblici. Essi la condividono con i loro elettori, soprattutto con quelli organizzati in ''gruppi di pressione''. Da troppo tempo sono attivo in città per non sapere che i voti vengono raccolti e smistati, ''comprati'' e ''venduti''. Sono personalmente convinto che gli attuali amministratori siano stati scelti precisamente per la loro capacità di ''concedersi'' a destra e a manca, di assorbire e soddisfare ogni strattone che provenga da quelle consociazioni di interessi privati (un tempo anche ideologici, ora non più) che costituiscono appunto i ''gruppi di pressione''. I cittadini non si sono chiesti, prima di votare, da dove sarebbe venuto quel ''surplus'' che i loro beniamini avrebbero concesso. Né. come tu dici, io penso che abbiano votato un ''colore''. Io sono invece convinto che la maggioranza ha votato proprio in base a propri interessi materiali e/o a paure demagogicamente indotte: '' Amici, il tal dei tali è amico della nostra Associazione, e ci aiuterà se eletto''; oppure: '' il tal dei tali è un uomo d'affari, ci si può mettere d'accordo'': oppure ancora: ''il nemico avanza e calpesterà ogni privilegio che noi vi abbiamo invece concesso''...No, il popolo non può chiamarsi innocente degli avvenimenti. È proprio per questo che l'intera città si trova sulla via della totale distruzione. Gente che carpisse la buona fede dei cittadini, con l'astuzia o la forza, ce ne è sempre stata, anche nella storia di questa città. Ma quando il popolo se ne accorge, è sempre in grado di correggere.In questo caso fatica, perché si è abituato a ''ricevere di più'' dai propri ''rappresentanti''. E non vuole pensare da dove provenga quel ''di più''. Per esempio: sono state chieste e ottenute (pessime) leggi per difendere Venezia dalle onde; immediatamente molti ''gruppi di pressione'' hanno chiesto e ottenuto deroghe da quelle leggi. Il sé e la negazione del sé, pernicioso anacoluto ereditato ideologicamente da un recente amministratore, noto professore di filosofia nichilista (in quanto uso a introdurre valore semantico nella parola ''nulla'').Non si è chiesto, il popolo, da dove proveniva quel ''di più''. Eppure, è più che evidente che quel ''di più'' concesso a destra e a manca, proviene dal Bene Comune che, eroso da ogni parte in questo ''moto ondoso degli animi'' si sgretola appunto in fango. O forse se lo è chiesto: il nichilismo, infatti, porta in primo luogo alla perdita della fiducia reciproca, non parliamo poi di quella necessaria a costituire un Bene Comune. A questo diffondersi del nichilismo sarebbe corrisposto lo stesso risultato, con l'aggravante della volontarietà del misfatto.Agli abitanti di Venezia spetta ora chiarirsi: sono essi stati solo ''leggeri'' nel comprendere ciò che stanno facendo oppure si sono consapevolmente scagliati per sbranare il Bene Comune accumulato dai Padri, con l'idea di ritirarsi poi come orsi irascibili e pasciuti in qualche tana sui monti?Non sanno forse che abbandonare un ideale di civiltà ha sempre e solo significato per un popolo secoli di miseria e orrore?Riconosco che con il dirmi amaramente grato agli spoliatori di Venezia ho superato i limiti del mio sentire. Non sarò mai loro veramente grato, nemmeno ''sub specie aeternitatis vel imperii'', perché se davvero hanno rubato con l'idea di salvare almeno dei frammenti dalla distruzione, vuol dire che per primi si erano avveduti del pericolo, e che, invece di lottare per difendere la città si sono dati da fare a rosicchiare il rosicchiabile. Io ho persino nutrito una pantegana neonata e ferita, ma non riuscirei mai a essere grato a simili topi.P.S. Pubblico qui la foto dello Spirito Santo alle Zattere, per la quale il Gazzettino non ha trovato posto: era evidentemente più interessante quella foto di una gabbia di legno pubblicata nel vicino articolo. Per una volta mi concedo anch'io di uscire da quei 300 pixel ''imposti'' da ObServer, perché ben si possano vedere le ferite della lebbra morale che ha aggredito Venezia nel 21esimo secolo. Quale tempio dovremo edificare, se anche questa volta alla preghiera di disperazione dei fedeli risponderà una Grazia!

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