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Dubbi sul futuro di Santa Marta - l`area ex Italgas come l`ex Junghans?
di Pietro Bortoluzzi - inviato il 16/10/2004
Mentre si snodavano i lavori della commissione circoscrizionale del CdQ2 competente che ha cercato di capire quale sarà il vero futuro di una zona potenzialmente strategica della città, è venuto spontaneo a molti consiglieri sia di minoranza (che l’hanno esplicitato a voce alta) che di maggioranza (che invece l’hanno dovuto ammettere a denti stretti) il paragone fra gli annunciati progetti per il rilancio dell’area ex-Italgas a S.Marta e i vecchi strombazzati progetti per l’area ex-Junghans alla Giudecca. E il confronto è stato inevitabile fra le speranzose ed infiocchettate parole spese sull’area ex-Italgas ed i disattesi disegni di progettazione pieni di piantine, verde, ornamenti, giardinetti e fiori che avevano invogliato molti giudecchini a sognare per l’area ex-Junghans un radioso futuro, e che ora invece si sono trasformati in una realtà di cemento armato e basta. Nel corso della commissione, così, mi son permesso di esplicitare alcuni dubbi, che purtroppo hanno trovato conferma o non smentita da parte dei tecnici comunali, i quali ovviamente non han voluto entrare in merito alle scelte politiche già prese, che però hanno già fortemente compromesso il futuro dell’area. In particolare sono partito dal sottolineare in negativo come la concessione del pallino del gioco in mano all’IUAV da parte del Comune abbia ora costretto l’amministrazione veneziana ad agire di rimessa. Infatti IUAV (che sarà di fatto il nuovo proprietario) ha già sottoscritto un protocollo con Ferrovie, Porto e Ministero delle Infrastrutture, per il finanziamento e la realizzazione di un progetto che prevede la costruzione di laboratori per l’università e di alloggi per studenti ed operatori dell’università, che sarà inevitabilmente prioritario; a corollario il Comune auspica di poter ricavare dai circa 50mila metri (sui circa 170mila metri cubi totali edificabili dell’area) destinati dal PRG per alloggi una parte per l’edilizia residenziale: ma il grosso di questi 50mila potrebbe essere per residenti universitari (studenti, ricercatori, docenti…). Mi sono anche permesso di evidenziare, al proposito, come economicamente parlando sia un po’ strana la tattica di IUAV, che praticamente spende tutto quel che ha e che riceverà come finanziamento ministeriale per comprare le aree, e che quindi per costruire poi dovrà cedere per forza a privati (e bisogna vedere con quale tipo di accordi). Inoltre IUAV e Ca’Foscari recentemente hanno sottoscritto il COCAI, senza nemmeno contattare l’ESU, per monitorare ed eventualmente offrire alloggi a studenti, mentre in questi giorni lasciano a terra l’ESU (che già dispone di 500 alloggi) e non concedono i finanziamenti (relativamente modesti: circa 3 milioni di euro) per procedere all’acquisizione della Domus Soccorso, che rischia di divenire un nuovo albergo. Ripeto tattica strana, in fatto di logistica da parte di IUAV e di Ca’Foscari…Discutibilissima resta comunque sullo sfondo anche la scelta politica, già attuata, dell’attuale PRG, che – voluto prima dal verde Boato con ancora maggior cubatura prevista, e modificato al relativo ribasso poi dal diessino D’Agostino – ha predefinito per l’area ex Italgas una volumetria tale da rendere (come efficacemente dimostrato anche dai residenti del forum per Dorsoduro che hanno effettuato una simulazione) assolutamente fisicamente impossibile mantenere aree verdi nella zona, destinata (come accaduto alla ex-Junghans) ad una cementificazione notevole e quasi totale. Alla faccia di tutte le parole spese in questi giorni sulla tutela di uno dei pochi spazi verdi della città, che presenta però già molte piante fortemente debilitate od ammalate. Per poter evitare la cementificazione di quella zona, che sarebbe anche purtroppo unita alla sua desertificazione sociale (visto che il grosso dell’area sarebbe uso uffici, e quindi morirebbe alle cinque del pomeriggio), sarebbe necessario un dietrofront da parte della giunta comunale, che dovrebbe provvedere a modificare quanto da essa stessa stabilito in fase di PRG, variandolo e riducendo le cubature. Cosa tra l’altro difficile, perché ovviamente e giustamente IUAV, che sta acquistato sulla scorta di un PRG approvato e definitivo, sta progettando ed investendo contando su quelle cubature e sapendo che su quelle cubature sarà basato il piano particolareggiato. Ad allarmare poi è la supposta emergenza sanitaria. Parole di provenienza anche autorevole (alcuni cittadini hanno fatto il nome del rettore Folin) hanno fatto girare fra i residenti la notizia che l’area abbia bisogno di una radicale bonifica. E’ chiaro che io allora richieda con la massima tempestività dati certi sulla reale situazione, e sulle reali necessità. E’ altresì chiaro a questo punto che il mantenimento delle vecchie piante e dei vecchi alberi ovviamente sarà subordinato ad esigenze sanitarie prioritarie, così come però lo è stato anche già di fatto a scelte politiche già effettuate: per cortesia, allora, niente ipocrisie ora da parte di partiti di quella giunta che ha scelto come PRG volumetrie tali per quella zona da costringere alla sua cementificazione!Però, alla fine della giostra, quel che è emerso dalla riunione della commissione circoscrizionale è stato che mancano ancora i progetti concreti, e che, al di là delle solite sparate speranzose da parte di qualche esponente della giunta comunale, al momento ci si muove a vista, senza pezzi di carta definitivi, in attesa di un piano particolareggiato che nasce già fortemente vincolato dal PRG, con sullo sfondo l’eterno contenzioso fra Ferrovie e Autorità Portuale e l’ancora aperta possibilità dell’arrivo del tram; ma soprattutto con un quoziente di dubbi concreti e di deduzioni logiche, che unite ad una deludente memoria storica non fanno certo ben sperare sul reale rilancio dell’area di S.Marta.

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