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LA BANCHINA DELLE ZATTERE, 2005
di Umberto Sartori - inviato il 28/10/2005
LA BANCHINA DELLE ZATTERE, 2005 Vedi altre foto
Si muove con sempre maggiore evidenza.

Tutte le pietre bianche poste perpendicolarmente alle rive mostrano segni di dissesto, molte si sono addirittura fratturate o frantumate per effetto della torsione che stà interessando la banchina, a causa dell'enorme peso in calcestruzzo armato con cui si è demenzialmente costruita.

Avevo previsto questo movimento fin dall'osservazione del cantiere e ho esposto cause e sviluppo prevedibile del drammatico problema già alcuni anni or sono nella "Relazione sul futuro della banchina portuale alle Zattere".
Rimando a quella chi voglia approfondire tecnicamente la questione e scorrere altre riflessioni sul difficile frangente per Venezia; qui basta dire che da allora a oggi non vi è stato che un continuo aggravarsi dei sintomi in base ai quali avevo stilato la relazione.
Il servizio fotografico illustra efficacemente ciò che intendo.
Il fronte della banchina si sta abbassando e ruota verso l'acqua, come appunto era prevedibile.

ADDIO ANTICHE MOMOLE

Un discorso a sé, sulle Zattere, lo meritano le antiche bitte e i loro impudichi sostituti moderni.
Nella prima foto di questa serie, vediamo una delle ultime originali affiancata da una di quelle che vanno sostituendo le antiche, divorate dallo zolfo di questi ultimi anni.
Per gli antichi veneziani la città meritava modanature e ingentilimento anche su oggetti d’uso come le bitte marmoree lungo la nobile e salutare passeggiata delle Zattere; per gli oscuri amministratori odierni, invece, bastano questi rozzi e fragili cazzabubboli dall’aspetto vagamente osceno. Uno, di fronte all’Ufficio Postale, si è persino fratturato alla base, ed è stato reincollato con la solita maltina.
Come si vede nella seconda foto, questi aborti da pantografo non sono nemmeno capaci di farli uguali tra loro.
Come si vede nella terza foto, accettano la posa in opera anche di oggetti con evidenti difetti di fabbrica.
La quarta foto è un penoso e colpevole addio a ciò che resta di quelle belle “momole” lucide e antiche sulle quali secoli di bambini, e io con loro, hanno saltato la cavallina, quando il gioco ancora inventava i giocattoli.

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