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Risposta a "venexiano" su Calatrava
di Umberto Sartori - inviato il 13/02/2006
Rispondo al commento di una persona a firma “venexiano” lasciato in calce al mio articolo: “Eppur si Muove”, anche perché mi stimola a meglio precisare e dettagliare l’osservazione del manufatto.

Allora, caro sedicente "venexiano": la tua ironica allocuzione sul mio "saper tutto" è ovviamente assai lontana dal vero, ma assai più lo è l'intento denigratorio che vi sottendi.
Si da il caso infatti che la vita io la abbia spesa a esercitare la mia capacità di apprendere, conseguendo, oltre alla maestria in alcune arti, un atteggiamento interdisciplinare che mi consente la comunicazione e l'integrazione con pressoché tutte le arti umane.

Ma non è certo necessario un tale impegno per valutare lo stato dei manufatti su cui vertono questi articoli.
Il tuo commento in ObServer, assai più delle sconnesse bugie di Scibilia sul Gazzettino, mi ha convinto che anche la documentazione da me pubblicata era carente. Come puoi vedere, ho adesso integrato le foto dei particolari con una panoramica della zona che consente di localizzare precisamente ogni singolo scatto.
Il dissesto è conclamato a circa una decina di metri dal moncone del ponte, e interessa anche blocchi di nuova posa. Sono stati invece riacconciati nelle loro nuove sedi i blocchi strettamente inclusi nel recinto del cantiere, e questo è denunciato dalle vistose stuccature.

Quanto alla presenza di strumenti di rilevazione come i clinometri, l'evidenza dell'osservazione mi costringe a dubitare della competenza e della bona fide di chi amministra i dati risultanti.
Dalle tue affermazioni, e da quelle dello Scibilia, si evince che, a vostro modo di vedere, se un cedimento è in atto su quel lavoro, esso dovrebbe limitarsi all'area immediatamente circostante.
Simile ipotesi solo denuncia la vostra totale insensibilità alle caratteristiche del suolo veneziano, fatto di mote poggiate su caranti lenticolari.
Ogni dosso emerso o ogni isola si comporta e deve essere considerato come un unicum elastico: solo una mente del tutto aliena da venezianità può pensare che un movimento su una riva si estingua nel raggio di pochi metri. In realtà tutto l'isolotto ne risente.
Per questo i nostri padri e i loro bisbisavoli qui hanno sempre costruito praticamente su zattere di legno, in grado cioé di interagire positivamente con la mota grazie alla spinta di galleggiamento.

La fondazione non può e non deve esercitare una spinta verso il basso ma al contrario ricevere dal fango una potente spinta verso l’alto. La fondazione palafitticola veneziana somiglia alle radici dell’albero, consolida il terreno mentre da lui si fa sostenere.

Le demenziali casse di betonata installate dai progettisti del Calatrava, delle Zattere, del “restauro” al liceo Marco Polo, invece, sono elementi attivi nello smottamento dei fanghi, non consolidano e premono ineluttabilmente e incessantemente, alimentate da una massa gravitazionale più pesante di quella del fango.

E il fango comincia a cedere attivando le sue lente dinamiche da vasi comunicanti. Tutto l’isolotto la cui riva cede, lentamente ed elasticamente la segue. Così sono aperte a ventaglio le pietre sulla sponda lato Ferrovia dell’ormai fantastico ponte di Calatrava.

A rigore, un tale movimento non è nemmeno rilevabile da clinometri ma deve essere monitorato a traguardi fissi, come nel caso delle sponde delle dighe, per intenderci. Per lungo tempo l’isolotto di cemento può semplicemente scivolare di quota senza variare sensibilmente inclinazione.

Questo non è vero per tutti i manufatti, in particolare non lo è rispetto a quelli delle Zattere (vedi relazione specifica), dove l'inclinazione dell'argine avviene a vista d’occhio. Si tratta in quel caso di una lama in betonata, la cui base è sottoposta a una costante e forte erosione.

Ma è assai probabile che sia invece il caso delle fondazioni del Calatrava, dove a quel che ho potuto vedere si è gettato cemento nel sottosuolo pressoché alla cieca, creando una sorta di isolotto ipogeo che con tutta evidenza ha iniziato a scivolare pur rimanendo piatto alla bolla (sempre che ciò sia vero, e non vengano alterati i valori dei clinometri come si fa con i valori di emissione sulfurea delle navi...).

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