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Arsenale, Solo un Grande Museo per Ulteriore Turismo a Venezia?
di Pietro Alvise Gaggio - inviato il 15/05/2006
La struttura più importante della Città antica sta per essere riattivata.
Gli enormi spazi dell’Arzenà, saranno disponibili prevalentemente per la costituzione di un “Polo Culturale” (vedi D.L. 214 del 2000).
Lo scenario attuale prevede:
L’area ovest, destinata alla Marina Militare per l’insediamento del proprio Istituto Studi Militari.
L’area nord, destinata ad attività di ricerca e laboratorio.
L’area nord-est, destinata ad attività cantieristiche e di artigianato.
L’area sud, destinata a nuove attività culturali e museali, mentre quella di sud-est, sembra destinata ad area espositiva in concessione alla Biennale.
Aree tutte, servite da bar, ristoranti, tavole calde e collegate tra loro da un ponte (questo non di Calatrava) con tanto di passeggiata notturna.

La prima osservazione è che la costituita società “Arsenale s.p.a.”, essendo composta dal socio “Comune di Venezia” con il 49%, e dal socio “Agenzia del Demanio” con il 51% (ricordiamo a chi legge, il Demanio è lo Stato Italiano), quest’ultimo, di fatto, controllerà tutte le attività di Arsenale S.p.A..

La seconda osservazione è l’incomprensibile volontà dei comandi della Marina nel voler mantenere “l’ancora alla fonda” in un’area ormai saldamente Europea e che di strategico militare ha solo il ricordo “archeologico”.

Terza osservazione: l’enorme superficie acquea interna, per la sua quasi totalità, dovrebbe rimanere incredibilmente inutilizzata.

La quarta ed ultima osservazione, è costituita dal fatto che questo strombazzato “rilancio produttivo” da ben 127,7 milioni d’euro sarà ancora una volta e per la maggior parte, destinato a insediamenti museali (gigantesco museo del mare e della marineria italiana); attività, guarda caso, prevalentemente riconducibili ad alimentare ulteriormente il mercato turistico veneziano.
È indispensabile una ri-progettazione economica del P.I.L. prodotto nel Centro Antico, al fine di determinare quale percentuale deva essere destinata alle attività turistiche e quale invece alle altre attività economiche, individuando quali.

Questo è il vero nodo della questione da affrontare, discutere e soprattutto risolvere, poiché oggi, sfortunatamente, l’ago della bilancia è eccessivamente sbilanciato in favore dell’uso (o, meglio, sfruttamento) a fini turistici della Città.

Ritengo fondamentale porre le basi per una progettazione di “vera” rivitalizzazione (ben altro che i 500 lavoratori prospettati) dell’area più rappresentativa in assoluto della Città, già preclusa al Popolo Veneto da oltre duecento anni e che, di fatto, possa interagire con le sue funzioni, ricollegandosi all’antica potenza marinara dell’ex Città Stato attraverso la costruzione di un nuovo “Arzenà” - fucina in grado, questa volta, di produrre “Intelligentia”, per poter gestire e mantenere un Polo Nautico Veneziano d’eccellenza in Europa, rilanciando tutti quei settori della marineria veneziana, oggi compromessi.

Penso necessario un progetto politico più lungimirante il cui obbiettivo strategico catalizzante sia il Mare!
Questo contenitore (ben 32 ettari), è unico nel suo genere in Città, capace di contenere oltre ai Poli previsti un necessario e altrettanto fondamentale Polo Universitario (magari recuperando lo stabile, ora adibito a Museo Navale prospiciente la Riva degli Schiavoni), con varie specializzazioni: Ingegneria Navale, Tecnologie marine e costiere, Sistemi Portuali e intermodali, Accessoristica nautica e Logistica di carico e scarico, Robotica Navale, Scienze Ambientali, Scienza delle Previsioni Meteorologiche, Informatica Navale, Scienza per la progettazione di Water front, Archeologia Navale e tecnica del restauro.
E ancora un Polo Sportivo (isola delle Vergini e Gaggiandre), con piscina olimpionica e palestre, affiancate alle tradizionali discipline marinaresche come canottaggio, voga alla veneta, vela.

Nell'Area Nord-Est troverebbe luogo un Polo Artigianale, da cui rilanciare la cantieristica per la produzione e la riparazione di tutte la imbarcazioni tipiche veneziane. L'indotto di questa attività costruttiva e di manutenzione sarebbe particolarmente significativo (si pensi alle vele, ai cordami e alla vastissima accessoristica marinara) anche per reintrodurre fra i giovani i valori educativi, produttivi e sociali, veicolati dalle Scuole di Apprendistato.

In quest’ottica vanno anche considerati gli spazi da destinare ai servizi quali: convitti, mense, aule, sale convegni, ecc..
Particolare attenzione andrebbe posta alla residenza per gli Studenti e gli Apprendisti, al fine di correggere l’errore che ha distratto alloggi alla “residenzialità veneziana”. Penso a una saggia politica d’intervento costruttivo come il progetto della Provincia, perfettamente realizzato nell’isola di San Servolo.
Tutto questo alla condizione che i nuovi sistemi di collegamento siano predisposti per i flussi che tale progetto VITALE, per noi tutti Veneziani, verrebbero necessariamente a determinare.

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