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Redentore?
di Marion Staudacher - inviato il 23/07/2006
Sono stata alla Giudecca ad assistere per la prima volta alla Festa del Redentore, e sono rimasta profondamente delusa per quello che appare un’altra prova del generale e continuo degrado della città. Ho trovato il Redentore una festa snaturata e senza atmosfera popolare. Fanno eccezione i bei giuochi d’artificio ed il fatto che il ponte del Redentore impediva almeno per due giorni il passaggio delle navi da crociera – mostri marini che recano enorme danno alla città, offendono l’occhio e sono uno spaventoso e mastodontico simbolo per la megalomania e prepotenza con cui viene fatta violenza alla fragile città di Venezia.

Venezia è una vulnerabile città museo, già troppo calpestata da un turismo di massa sempre crescente. C’era dunque bisogno di far attraccare una marea di barche a vela proprio in riva alla Giudecca, deturpando e levando la vista a chi voleva vedere il bacino di San Marco e soprattutto a chi aveva preparato le numerose tavolate? (Una signora giudecchina esterrefatta e stufa: “Ora ci levano anche la vista!”) Sembrava trovarsi in un porto qualsiasi, e invece di godersi la famosa e bellissima vista si assisteva a manovre dei velisti che erano degne di scene da Fantozzi. Perché si distrugge sempre di più il carattere popolare e genuino della Giudecca? Non è il Redentore soprattutto la festa della Giudecca?

Altra pacchianeria erano le proiezioni di luci sugli edifici più belli della città. Palazzo Ducale, il Campanile, la cupola della Salute e il campanile di San Giorgio sono già di per sé uno splendido e unico scenario – perché, allora, ostentare con sgargianti e volgari illuminazioni che stonano con l’armonia degli edifici? Dove sono andati a finire il buon gusto e il senso estetico italiani, nati in centinaia di anni nelle botteghe di grandi artigiani e artisti, qualità che si possono ancora ammirare in alcune maschere del Carnevale? Qualcuno accanto a me avvertiva queste proiezioni psichedeliche come una “profanazione”. Anch’io avevo la stessa sensazione, e piuttosto che a Venezia pensavo a Hollywood, Disneyland o Las Vegas e addirittura alle grotte del terrore del Prater viennese. Non si potrebbe spostare americanate e robe da lunapark in altri posti? Su quale filosofia si basano sindaco e giunta? Turismo sfrenato? Lucro? O la smania di attaccarsi a tutti i costi al treno distruttivo della globalizzazione? La modernizzazione non esclude la salvaguardia di vecchie tradizioni che fanno parte della memoria collettiva e che non devono essere adattate a puro fine turistico. Il Comune potrebbe prendere esempio dalla città di Siena la quale riesce a conservare la tradizione del Palio senza modernismi sforzati. Nonostante il boom e l’invasione turistici, il Palio è rimasto la festa dei Senesi, autentica e genuina, e proprio per questo il turista avverte il fascino di una lunga tradizione e la particolare magia della storia di una città. Peccato che la Serenissima non sappia prendere allo stesso modo cura di sé.

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